Diceva Aristotele che l’uomo è per definizione un “animale sociale”, necessariamente immerso in un contesto in cui si intrecciano storie, relazioni e legami, mai disinteressati ma tutti volti a garantire la sopravvivenza della comunità. Disinteresse che invece emerge nell’amicizia cantata da Cicerone e che rappresenta il fondamento del legame narrato da Eshkol Nevo nel romanzo La simmetria dei desideri (Mondadori, 2010).



Nevo regala al suo pubblico di lettori quattro storie diverse: quella dei mondiali del 1998; quella di quattro amici che davanti ad un televisore si fanno una promessa; quella terribile degli scontri tra Israele e Palestina che portano alla seconda Intifada degli anni duemila; quella del narratore, Yuval, in cerca di sé e del desiderio da realizzare.



Il filo conduttore di questo romanzo, fatto di storie intricate e colpi di scena, è l’amicizia, narrata come un legame semplice e accessibile, perché da tutti così inteso. È con la semplicità che il racconto si fa interessante fin dall’inizio, dal momento in cui quattro amici di vecchia data decidono di scrivere su carta gli obiettivi, le aspettative, i sogni e i desideri che nell’arco di quattro anni, tra un mondiale e l’altro, avrebbero voluto raggiungere o realizzare. Con la promessa di ritrovarsi, probabilmente cambiati, probabilmente diversi, probabilmente più cresciuti o più maturi, davanti ad un televisore per tifare nella nuova competizione calcistica.



Quattro anni, “gli anni in cui il carattere delle persone s’indurisce, si cristallizza. Come il gesso”, dice una delle tante protagoniste del romanzo. Sono anni duri per questi amici, fatti di tradimenti, allontanamenti e avvicinamenti: una sorta di molla le cui oscillazioni costanti sono scandite dall’incontro-scontro tra i quattro. Ci si ritrova a vivere quest’amicizia osservandola dal punto di vista di ognuno dei protagonisti, talvolta prendendo le parti di chi tradisce o difendendo il tradito, talvolta sostenendo le scelte di chi va via o comprendendo i passi di chi rimane.

Nevo racconta di un’amicizia che non si spezza, una corda tenuta da tutti e quattro i personaggi con un perno che cambia continuamente in ogni storia che attraversa la vita di ognuno di loro nel racconto. Una corda che vale la pena di sostenere, perché “noi tutti sentiamo di appartenere a qualcosa solo quando siamo insieme. Altre volte c’incontriamo e […] sembra che non abbiamo niente a che fare uno con l’altro, […] sembra che niente abbia senso. Ma forse le cose stanno sempre così, questa danza ininterrotta di avvicinamenti e allontanamenti è proprio il cuore del movimento tra amici”.

È una storia che inizia con la scrittura di aspettative e desideri per il futuro e finisce con la loro realizzazione e concretizzazione, in un percorso fatto di colpi di scena inaspettati.

Quello di Nevo è un racconto intrecciato, ricco di particolari, tutti connessi al legame centrale di questo libro: l’amicizia. È lo scritto che ben si sposa con le aspettative di chi a distanza di anni, di esperienze vissute, di tempo trascorso, di cambiamenti più o meno rilevanti, speri di trovarsi nello stesso luogo, con le stesse amicizie storiche, per saldare quel legame e sperare che nel tempo possa diventare perpetuo.

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