Immaginate di essere un distinto scapolone, giunto alle soglie dei quarant’anni senza essere ancora incappato nella tagliola del matrimonio e senza aver combinato molto nella vita, eccetto la conquista dell’ambito titolo di dottore, e un lungo viaggio di formazione, il Grand Tour caro ai nostri antenati. Tale è la situazione di Max, protagonista e voce narrante di Fidanzate alla prova di Fredrich August Schultze (Marietti 1820), romanzo di inizio XIX secolo  – sinora inedito in Italia  – mirabilmente tradotto da Aldo Setaioli. 



Siamo nella Berlino dell’anno 1819, in piena Restaurazione, e Max, tornato a casa, scopre, con raccapriccio, la sorpresa che il padre ha in serbo per lui: trovarsi una moglie, entro un anno, e metter su famiglia; altrimenti sarà diseredato. Immaginate il colpo! 

Ma Max è un uomo pratico, per cui si mette subito in cerca della fidanzata ideale, aiutato dal fido servitore e angelo custode Niklas, che ce la mette davvero tutta per comporre, a beneficio del suo padrone e pupillo, un buon catalogo di possibili fidanzate. E, non esistendo Tinder o FB Dating, a chi ci si rivolge per conoscere abitudini e condotta morale delle giovani candidate? Ma al sacrestano, ovviamente, proprio come, sino a pochi decenni fa, era il parroco, soprattutto nei paesini, a consigliare, benedire, e, a volte, persino a combinare certe unioni.



Come sottolinea Setaioli, traduttore e curatore del volume, sebbene il romanzo sia collocato in pieno Romanticismo, sembra non essere minimamente toccato da questa corrente culturale e letteraria: infatti, per Max la questione matrimoniale si risolve, essenzialmente, in un affare, necessario per non perdere la cospicua eredità paterna (o meglio, come si specifica nel corso del romanzo, la quota eccedente la legittima). 

Il catalogo matrimoniale, compilato controvoglia, ma con diligenza tutta tedesca, dal buon Niklas, non tiene in alcun conto i sentimenti, e non si discosta, in sostanza, dai campionari di contatti assemblati dalle moderne agenzie di incontri, che propongono una serie di incontri concepita in astratto, con qualità e caratteristiche di vario genere, senza tenere conto dei sentimenti, che nascono solo dalla conoscenza. 



Gli esiti saranno nefasti: le ragazze che Niklas propone a Max, infatti, hanno, sulla carta, tante qualità, ma si presenta sempre qualche circostanza inaspettata: la prima giovane, Emma, figlia di un consigliere per l’edilizia (quanti titoli roboanti hanno i buoni borghesi padri di queste ragazze!) non solo si rivela una pessima cuoca, incapace di far servire all’aspirante fidanzato una zuppa che non sia bruciata, ma, al di là del suo bel visino, non ha alcuna verve, è incapace di sostenere una conversazione, e, alle domande del povero Max, non sa rispondere che dei freddissimi “sì” o “no”, tanto che al protagonista vengono i brividi alla prospettiva di restare in compagnia di quella bella statuina. 

Si passa dunque alla seconda candidata, Laura, figlia di un medico, bruna (significa qualcosa: siamo pur sempre in Germania), dotata di buon carattere, anche se qualcuno le rimprovera di amare troppo gli anelli e di mettere troppo in mostra le mani. Purtroppo, la conoscenza comincia sotto pessimi auspici: lo scoiattolo della giovane scappa infatti fuori dalla porta, Max si lancia a inseguirlo, e in quel momento incrocia una carrozza, dentro la quale vede una ragazza dall’incantevole profilo, che lo conquista fulmineamente: ma, ahimè, alla maniera della “passante” cui Baudelaire dedica la sua celebre poesia, quella fuggitiva bellezza sparisce, inghiottita dal traffico della città.

Del resto, l’auspicato fidanzamento con Laura fallisce prima di iniziare, dato che Max, recuperato lo scoiattolo, lo uccide accidentalmente, dandogli da mangiare delle mandorle amare, e scoprendo il lato facile all’ira  – ma chi non uscirebbe dai gangheri? – della giovane. Le ragazze che Max conosce poi sono un’aspirante poetessa; una giovane gentile, con qualche segno lasciato dal vaiolo sul volto, ma, soprattutto, con un’amatissima nipotina, che potrebbe essere facilmente una figlia; e poi la giovane orfana di un pastore protestante, sino a che Max non pensa di avere incontrato la donna ideale, Elise, giovane vedova, che tuttavia sembra coltivare un’eccessiva familiarità con una coppia di gemelli: e solo in extremis Max si salverà dal matrimonio con la donna, che da tempo è l’amante del giovane amico, con cui era probabilmente in intimità anche prima di contrarre il matrimonio con il consorte defunto.

Il padre, allora, colto da pietà, accorda ancora a Max tre mesi di tempo, e il giovane si impegola non con una, ma con tre ragazze, due vedove (i mariti morivano davvero come mosche!) e la giovane della carrozza, Therese, fortunosamente ritrovata. Ma c’è un grosso “ma”: la prima vedova, Tina, ostenta un lutto rumoroso e quasi caricaturale; la seconda, Helena, ha un contegno impeccabile e sembra persino intenzionata a prendere il velo dopo la morte del coniuge: Therese, invece, è semplicemente perfetta, ma, ospite a casa sua, Max impallidisce quando la ragazza, facendo un movimento per alzarsi, lascia cadere dalle spalle il suo bellissimo scialle turco, rivelando una gobba spropositata. Max ne è turbato, eppure le preferenze del suo cuore continuano a essere indirizzate verso la bella e dolce Therese…

Fidanzate alla prova è una piacevolissima scoperta, percorso com’è da una vena sottilmente ironica perfettamente resa dal traduttore Aldo Setaioli, grandissimo latinista, professore emerito all’Università di Perugia, e traduttore d’eccezione di questo gioiellino sinora sconosciuto in Italia.

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