“Una delle reliquie più toccanti che conservo di mia moglie sono le sue lettere, in particolare quelle del periodo del fidanzamento”. Così l’ingegner Pietro Molla definì fin dal nostro primo incontro le lettere della moglie, soprattutto, appunto, quelle del fidanzamento. La confidenza non poteva passare inosservata, per cui abbastanza presto gli chiesi di poter leggere quelle lettere e poi di pubblicarle. Aggiunsi anche che, per un lavoro completo, bisognava pubblicare anche le lettere del marito, le sue lettere. L’ ingegnere, tuttavia, era troppo riservato per accogliere subito la proposta. Bisognò attendere la sua morte nel 2010 per poter mettere insieme le lettere dei due coniugi e così dare origine a un vero scambio epistolare, ad un epistolario che, pubblicato una prima volta dalla San Paolo nel 2012, è stato di recente ripresentato in una nuova, bella edizione da Cantagalli di Siena (Gianna Beretta, Pietro Molla, Lettere. Una storia di amore e speranza).



A scanso di equivoci, tuttavia, bisogna subito precisare che l’epistolario non propone esclusivamente la vicenda privata di due coniugi sia pure straordinari come santa Gianna Beretta e suo marito Pietro Molla, ma presenta il vissuto di una famiglia cristiana formatosi nei secoli e tramandato fino alla seconda metà del Novecento. Di questo vissuto cristiano fan parte la preghiera quotidiana, l’amore tra i coniugi che generoso conduce alla generazione ed educazione dei figli, l’amore per i parenti e per i vicini. La famiglia cristiana, infatti, non è un nucleo chiuso in se stesso, ma è circondato da una rete di parenti ed amici che diventano poi un sostegno imprescindibile nei momenti di difficoltà che sempre si presentano nella vita tanto dei singoli che delle famiglie.



È quanto accadde dopo la morte per generosità di santa Gianna, deceduta per il desiderio di portare a compimento la nascita della sua quarta figlia, Gianna Emanuela. È quanto si ripresentò dopo qualche anno con la morte di Mariolina, la secondogenita di famiglia. In ambedue le circostanze l’ingegner Molla non cedette alla disperazione. Aveva alle spalle una salda formazione umana e cristiana, inoltre intorno a lui si strinse a sostegno il nucleo formato dalle due famiglie di provenienza, quello dei Beretta e quello dei Molla, formando, come dice il sottotitolo del volume, una protezione generata da fede e speranza. Fede anzitutto in Dio e nella vita eterna, speranza che la vita continuerà dopo la morte. Il distacco dalla moglie e dalla figlia non era dunque definitivo. La resurrezione di Cristo, come dice san Paolo, è la garanzia che dopo la morte non ci attende il nulla, ma una vita da risorti quando più forte risplenderà l’amore di Dio e la gioia del rinnovato incontro.



Va anche detta una parola sul luogo di provenienza di santa Gianna e dell’ingegner Molla. Stiamo parlando dell’operosa Lombardia negli anni della ricostruzione postbellica, quando la divina provvidenza era ancora un concetto molto importante che dava energia nella sofferenza, che permetteva di guardare al futuro con fiducia nonostante la povertà, nonostante i sacrifici. Su queste basi la solidarietà si sviluppava quasi spontanea, generava comprensione e rispetto.

Mi confidava l’ingegner Molla in uno dei nostri colloqui: “Io non ho avuto una spiritualità così intensa come mia moglie, ma ho lavorato tanto. Ho creato tanti posti di lavoro”. Era il riferimento a quella solidarietà che non badava esclusivamente a se stessa, che non si chiudeva al povero e al bisognoso. Ricorre quest’ anno il 150esimo anniversario della morte di Alessandro Manzoni. Prendendo in mano il capolavoro di don Lisander si nota subito una vicinanza nella concezione della divina provvidenza che regge la vita degli uomini. Dio non è lontano, non si disinteressa della sorte degli uomini. Sta loro vicino e li guida nei momenti lieti e difficili della vita. L’ epistolario di santa Gianna Beretta e Pietro Molla non è solamente un libro di devozione, ma ripropone un modello di vita nel quale Dio è presente e ci protegge con la sua grazia e la sua bontà.

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