Le orme dello spettro di Mario Arturo Iannaccone (Ares, 2022) presenta la seconda indagine del vicecommissario Ettore Brigante, che ha debuttato con Nebbia mortale lo scorso anno.
Il romanzo è ambientato nel 1965, un anno dopo l’indagine sul Po che aveva fatto da teatro alla prima apparizione del personaggio; qui ci troviamo a Milano, nella Milano del boom economico; e, come in una macchina del tempo, ci troviamo sbalzati in un tempo che sembra vicino e che invece è lontanissimo: quando la televisione era solo in bianco e nero, l’auto più ambita era la Cinquecento, che si comprava a rate, le ragazze di buona famiglia, come Brigitta, la fidanzata di Brigante, a inizio stagione si fanno preparare un nuovo guardaroba dalla sarta, e da Londra iniziano ad arrivare i primi sentori di quello che sarà la rivoluzione dei “Sixities”, che già impazza Oltremanica.
Brigante, che la fidanzata trova somigli stranamente a Enzo Jannacci, con la camicia bianca sul completo scuro e gli occhiali tartarugati, si trova questa volta a indagare su un caso spinoso: Carlo Tremolada, un imprenditore, proprietario di una fabbrica di insaccati piuttosto nota – che però, a differenza di altri marchi, come la Negroni o la Beretta, non sono ancora passati alla pubblicità, anzi, alla réclame televisiva – cade precipitando dall’orrido di Bellano. Incidente o suicidio? Oppure… Tremolada è stato spinto?
La moglie, la bellissima, elegante Mara, ricercatrice di storia, sostiene però che la donna che accompagnava il marito al momento dell’incidente, e che ha firmato la dichiarazione presso i Carabinieri, non è lei, che quel giorno si trovava a Roma per lavoro, anche se non ha conservato il biglietto del treno che attesti il suo viaggio.
Da parte sua, la sorella di Tremolada, Mafalda, appassionata di spiritismo, nel corso di una seduta sembra riuscire a evocare proprio lo spirito di Carlo, il quale rivelerebbe di essere stato ucciso. Brigante entra così nei segreti di una famiglia, di cui fanno parte anche due vecchi zii, Alberico, attempato ex dongiovanni, e Franchino, anziano e appesantito, che vive nella villa di famiglia in Brianza. La dimora, che acquisisce una crescente importanza nel corso del romanzo, diventando teatro di sequenze suggestive, assurge quasi al livello di personaggio, con le sue ombre, le sue camere chiuse da decenni, i suoi misteri, i suoi sinistri scricchiolii notturni… e soprattutto, un’autentica collezione di libri aventi per soggetto lo spiritismo, la medianità, la teosofia, e tutta una serie di discipline che si vorrebbero dimenticate in quel trionfo di modernità che è il ventesimo secolo, lascito dei Tremolada delle generazioni precedenti, che in questi interessi ci sguazzavano.
La pista sovrannaturale e lo spiritismo sono un autentico topos del giallo a enigma classico, quello degli anni d’oro fra le due guerre mondiali, per intenderci: pensiamo solo quanto spesso vi attinga la maestra indiscussa del genere, Agatha Christie, che a questo stratagemma ricorse almeno in due suoi romanzi: Un messaggio degli spiriti e Due mesi dopo.
Ma, anche se, personalmente, Agatha Christie credeva fermamente in questo tipo di fenomeni, un giallista non può certo pretendere di concludere il suo romanzo rivelando che il colpevole è… il fantasma: ed ecco allora che, al netto di tavolini che sembrano muoversi da soli, giovani donne che in trance parlano con voce cavernosa, passi misteriosi che attraversano camere chiuse da anni e libri che sembrano cadere da soli dagli scaffali, Brigante scopre una serie di contrasti interni alla famiglia, e la vecchia pista dell’interesse, un grande classico dei romanzi gialli, calamita l’attenzione del giovane poliziotto: per volontà di Mafalda, così spirituale e attenta alle novità, la vecchia ditta di famiglia doveva riconvertire parte delle sue infrastrutture alla produzione di cibi macrobiotici e liofilizzati, ma non tutti erano d’accordo. E nel frattempo il vecchio e malandato zio Franchino è perseguitato da rimorsi e paure…
Insomma, ce n’è per soddisfare i palati più giallisticamente esigenti. Il romanzo, inoltre, come vuole il codice del genere, ci presenta anche, in subordine, le evoluzioni della situazione sentimentale di Brigante, anche se, ovviamente, esse non diventano protagoniste del racconto: la crisi con Brigitta, che intuiamo dalle prime battute del romanzo, deflagrerà – con molto stile e compostezza, come si conviene alla buona borghesia meneghina – nella conclusione, e nel terzo episodio, suppongo, vedremo accanto a Brigante (nome bizzarro, per un tutore della legge!) la soave Cristina, commessa alla libreria Hoepli.
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