A dire la verità era andato lì solo per vedere di portar via il portafoglio a qualcuno dei curiosi. Gli avevano detto che quel Gesù richiamava le folle e la gente faceva la fila per ascoltarlo. Quel giorno poi c’era una ressa inverosimile, non si riusciva più nemmeno a sbirciare davanti alla porta o ad ascoltare dalle finestre aperte. Era riuscito ad aprirsi un varco proprio prima che arrivasse quel gruppo da Nazareth e si era piazzato nella calca all’ingresso, in una posizione buona per fare il lavoretto e svignarsela. Ma poi quei fanatici, che avevano calato il paralitico dal tetto! Come andarsene? Una scena che non si era mai vista con nessuno dei rabbì del tempo.



È lì che aveva sentito quelle strane parole del profeta. Invece di guarirlo, come tutti si aspettavano da lui – molti erano andati lì apposta per vedere qualche portento – aveva detto solo “ti sono rimessi i tuoi peccati”, una cosa assurda. Erano rimasti tutti male, per il mancato prodigio e mormoravano fra loro: che spudorato! che faccia tosta! Non riesce a guarirlo, uno così mal messo!”. E poi, chi può perdonare se non Dio solo? Una bestemmia.



E invece: l’aveva guarito. L’aveva guarito! E poi gliel’aveva detto chiaramente: non lo aveva guarito per ridargli le gambe, ma per fargli sapere che sì, era perdonato, lui poteva, e tutti quelli che erano lì erano rimasti di sale. Il paralitico si era alzato e se n’era andato, tutto il male se ne era andato via lontano da lui, era un altro. Un altro! Non si portava più il peso del suo male! Era lì che il suo cuore aveva tremato forte.

Da che era morta sua madre nessuno più aveva potuto perdonarlo. Del resto, a chi importava che lui fosse disperato? Tale era: senza rimedio, aveva cominciato a campare così e non aveva più smesso. A chi interessava uno come lui? Quelle parole erano inaudite: chi poteva sapere che il suo cuore le aspettava, come un olio sulla bruciatura delle sue rapine, delle sue malizie per ingannare, per portar via i guadagni sudati, … cosa ne sapevano della disperazione di essere così?



Quella volta era andato via col cuore gonfio, non era riuscito a portar via nemmeno un portafoglio. Del resto ne aveva sulla coscienza, e anche la polizia ormai lo aveva nel libro nero. Infatti lo avevano arrestato. Era la giusta fine che doveva fare. Pagare, ridare indietro il male che aveva fatto. Provava quasi una specie di sollievo, mentre in carcere aspettava la condanna, almeno smettere di ingannare se stesso.

E il giorno fissato per l’esecuzione portava la sua croce e intanto una nostalgia lo aveva preso: quell’uomo, poterlo rivedere una volta, e vedere se poteva anche per lui succedere qualcosa. Ma ormai era troppo tardi, l’esecuzione era fissata fra un’ora, alle nove in punto, e i Romani non aspettavano. Ormai non aveva il tempo di cercarlo, di rintracciarlo, chiedendo in città: dove sta di casa il Nazareno? Gli avrebbero riso dietro: sei anche tu uno dei loro? Aveva sentito nel tempio, mentre si intrufolava fra la folla, che i capi ce l’avevano con lui.

E ora si avviava alla fine, era finito il tempo dei rimorsi. Aveva buttato via la vita e se ne andava con negli orecchi la voce della vecchia madre: vieni qui, figlio mio, abbraccia tua madre! Mai più.

Allora, lo aveva visto: lui proprio lui! Condannato insieme a lui! Anche lui sudato sotto quella croce pesantissima. Sentiva la sproporzione più cocente dei propri mali. Quello era stato capace di perdonare, di resuscitare i morti, e lui? Era solo un avanzo di galera, che si faceva schifo. Provare a parlargli? L’occasione si presentava da sola, dopo quel giorno a Cafarnao: “Signore, ti ho visto, tu puoi rimettere i peccati, tu puoi restituirmi a me stesso: ricordati di me quando sarai nel tuo Regno!” Almeno poter sperare! 

“Non domani, oggi, già oggi, ora, sarai con me nel Paradiso”.

La nostalgia mi ha consegnato a quello sguardo, e quello sguardo mi ha salvato. Con la croce ancora addosso bussiamo insieme alla porta del Regno, che si aprirà per me. Il primo santo della storia. Proprio io, il malfattore.