“Maestro in ombra” è una definizione che ha accompagnato a lungo Giampiero Neri, il poeta che si ricorda in questi giorni a un anno dalla scomparsa. Così lo definì Maurizio Cucchi, fra i primi ad occuparsi della sua poesia, e così si intitola la biografia in forma di conversazione che gli dedicò Alessandro Rivali nel 2013 per Jaka Book. Per quanto possa apparire riduttiva e anche giustamente allusiva al suo tenersi in disparte rispetto alle linee dominanti della poesia della sua generazione, è da credere che tale formula non dispiacesse all’autore. È quanto accade di pensare leggendo la riedizione per il catalogo Ares di Teatro naturale, il libro uscito in prima battuta per Lo Specchio di Mondadori nel 1998, che raccoglie L’aspetto occidentale del vestito (1976), Liceo (1982), Dallo stesso luogo (1992) ed altre poesie.
Si tratta, infatti, di uno scrittore che si rivela nascondendosi, come un pittore che ci guarda da dietro la tenda di un suo quadro, come intuì Cesare Cavalleri. Così si comporta il gufo di una sua poesia, che si nasconde sul ramo, “nel suo breve travestimento”, “ma col variare della luce”, “si presenta al rituale appuntamento”. La sua cifra stilistica è una “reticenza perturbante” ha scritto Davide Savio, ed è certo che Neri scrive per sottrazione, essendo un autore che ha pubblicato con parsimonia, puntando sempre di più su un dettato scarnificato fino all’essenziale: una scrittura allusiva e talvolta criptica, soprattutto nelle prime raccolte, poi via via più distesa, viva in frammenti luminosi, in tessere di mosaico, aforismi, tesa a cogliere i particolari più nascosti ed apparentemente insignificanti della realtà, “con una predilezione fiamminga ai dettagli”, secondo Rivali.
Nel suo ultimo libro, Utopie (Ares, 2022) il poeta dice di essere portato a pensare, contrariamente a quanto si crede comunemente, “che a lasciare un grande vuoto siano le persone umili, silenziose, che occupano soltanto lo spazio necessario, che si fanno amare”. Come il suo amato Pasternak, Neri insegue “un’originalità sobria, smussata, irriconoscibile all’esterno, nascosta sotto il velo di una forma ovvia e consueta”, espressa in “uno stile inavvertito”, che non attira l’attenzione. Ambisce ad una “semplicità profonda”, quella di cui parla Cucchi nell’introduzione a Teatro naturale, dove la semplicità non è un punto di partenza ma un punto di arrivo, una conquista dell’età matura, potremmo aggiungere. Uno scrittore che appare consentaneo a Neri, Christian Bobin, affermava che quello che ci salverà sarà “la semplicità inaudita di una parola”.
In questo senso, Neri era uno scrittore “assetato di verità”. Lo afferma nel modo più esplicito in Ritorno ai classici, un libro conversazione con Rivali del 2020: “la poesia è ricerca della verità (…) la letteratura, se non cerca la verità, è ben poca cosa”. Qualche anno prima aveva ribadito allo stesso Rivali, discepolo-studioso che allo scrittore lombardo ha dedicato in questi giorni un’intensa plaquette, Il segno di Iob: “è fondamentale che il poeta scriva la sua verità. A me non importa nulla del conto degli endecasillabi, ma solo della verità”.
Da qui la sua predilezione assoluta per uno scrittore come Fenoglio, che presenta la guerra civile come un conflitto aspro e sanguinoso, teso a rappresentare anche la verità dei vinti. Questo è un aspetto essenziale della poesia di Neri: l’attenzione per gli umili, gli emarginati, gli sconfitti, la sconfitta rivelando la profonda verità del nostro essere: Neri è sempre stato più dalla parte di Ettore che di Achille. La poesia, per Neri, non tollera confini di genere o di forma: la grande poesia vive anche nel racconto, nella prosa, tanto da essere oggi considerato uno dei massimi esponenti della poesia in prosa, secondo i modelli di Rimbaud e di Campana. Ne offre un esempio straordinario uno dei suoi testi più belli, tratto da Teatro naturale: “Come l’acqua del fiume si muove / contro corrente vicino alla riva / si disperde dentro fili d’erba / lontana dal suo centro / la memoria fa un cammino a ritroso / dove una materia incerta / torna con molti frammenti”.
Nel modo più semplice, Neri illustra il suo procedimento: la poesia “prende gli argomenti che più hanno inciso nella memoria e che affiorano a distanza di tempo, cercando di descriverli”. In questo modo incontra i ricordi del lettore, il quale avverte con il poeta una misteriosa risonanza interiore.
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Mercoledì 28 febbraio alle 17 presso l’Università del Sacro Cuore a Milano ci sarà un incontro in ricordo di Giampiero Neri ad un anno dalla scomparsa e in occasione della riedizione di “Teatro naturale”, con la partecipazione di Alessandro Rivali, Davide Savio e Paolo Senna. Partecipazione libera.
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