È una scuola di alta formazione che non ha paralleli in Italia, destinata a otto giovani attori selezionati tra i 605 che si erano candidati. È una scuola dove i ragazzi e le ragazze non pagano, ma al contrario ricevono un compenso per fare un percorso intensissimo di sei mesi sotto la guida di uno dei maggiori registi italiani, Antonio Latella.



Materia di questa scuola è la parola di un autore, Giovanni Testori, e più precisamente sono i tre testi che nell’arco della sua vita ha dedicato alla tragedia di Amleto. Per lui la tragedia del principe di Danimarca rappresentava la sintesi più potente della condizione dell’uomo moderno, a cui è stato strappato il padre e la possibilità di un rapporto con lui. “Tre possibilità di Amleto”, spiega il regista, riferendosi ai testi che Testori ha scritto sul principe di Elsinore, Amleto per il cinema, L’Ambleto e Post-Hamlet. “Sono tre stazioni dove ciascuna di esse sovverte, riscrive e riflette sulla figura del principe di Danimarca e del suo rapporto con il corpo del padre ucciso”.



Amleto quindi, per Testori, è una storia di oggi. E lo è anche per gli otto protagonisti di questa “Bottega amletica testoriana” che per due week-end ha aperto le porte al pubblico al Piccolo Teatro Grassi di Milano, condividendo l’emozione e l’adrenalina dell’impatto con una lingua bruciante come quella dello scrittore novatese (dopo l’esordio i prossimi appuntamenti sono dal 3 al 5 novembre).

Il percorso poi proseguirà nei prossimi mesi come percorso di prove e di studio per arrivare all’appuntamento finale a Pesaro a metà febbraio: la “Bottega” è infatti uno dei progetti principali di “Pesaro capitale italiana della cultura 2024”. Com’è scritto nel bando è “una sorta di ‘chiamata’ per permettere a una nuova generazione di attrici e attori di mettersi a confronto con un autore come Giovanni Testori, un grande artista del Novecento che ha fatto della parola il suo principale campo di ricerca artistica”.



“Non vuole essere uno spettacolo ma uno spazio aperto nel quale il pubblico è invitato a prendere parte a questo incontro tra gli otto attori e attrici scelti e la trilogia scritta da Giovanni Testori”, ha spiegato Latella. Se ne è avuta una prova in occasione dell’esordio milanese, quando all’inizio il regista ha invitato i protagonisti a improvvisare sul palco il gioco di “è arrivato un bastimento carico di…”. Un momento di “riscaldamento” per ricordarsi, come ha spiegato Latella, che la parola non è una routine mnemonica ma va ogni volta trovata, in tutta la sua verità, sul palcoscenico.

Le prove sono un percorso aperto e quindi qualcosa di lontano da quello che è uno spettacolo formalizzato, ma hanno ugualmente una componente molto spettacolare. Lo si è capito quando gli otto, schierati sul proscenio, sono stati chiamati a recitare Post-Hamlet, l’ultimo degli Amleti testoriani. La scrittura in questa versione corre con versi brevi, che sono stati restituiti al pubblico in alcuni tratti a ritmo rap. Si è capito così quanto la parola di Testori aderisca alla vita di questi ragazzi e ragazze di una generazione così diversa, perché è una parola capace di dare voce alle loro ferite, arrivando anche a sintonizzarsi con il ritmo incalzante delle loro domande. Per il pubblico che assiste e che alla fine è chiamato ad un dialogo con i protagonisti è un’esperienza umana difficile da dimenticare.

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