“Sono sorda profonda dalla nascita. Mia madre mi ha raccontato che avevo sedici mesi quando la mia sordità venne alla luce e questa amara scoperta le ha inflitto un grande dolore. Posso sentire grazie a un impianto cocleare che mi è stato installato con un intervento chirurgico che ho subito da piccola, a cinque anni, che però non posso tenere sempre. Per questo ho imparato la lingua dei segni, anche per comunicare con chi è nella mia condizione”. Così, con schietta semplicità, si presenta Anna Bonetti, una bella ragazza dallo sguardo dolce e profondo, oggi ventisettenne, che dopo aver studiato psicologia a Roma sta per laurearsi in scienze internazionali e diplomatiche all’Università di Genova.
Si definisce “combattente per la vita”. Spiega: “Ho sposato l’attivismo pro-life quando mi sono resa conto che i bambini sordi come me possono essere abortiti in seguito a una diagnosi prenatale, la stessa diagnosi che poteva decidere, se fosse stata effettuata, se anch’io dovevo vivere oppure no. Ma nonostante la mia sordità io amo infinitamente la vita, anche se forse risulta più difficile; invece, un fratello concepito dopo di me – che in cuor mio chiamo Leo e che sento sempre vicino – non ha potuto gustarla la vita perché nel grembo materno gli è stata diagnosticata la mia stessa sordità e mia mamma ha deciso di non tenerlo”.
È stato talmente scioccante l’aborto subito dal fratellino che quando Anna, già adolescente, l’ha saputo, quel fatto ha sconvolto e cambiato la sua esistenza, spingendola a battersi come un leone per affermare che tutte le vite sono degne di essere vissute, nessuna esclusa. La sua eccezionale storia e la sua coraggiosa testimonianza le ha messe nero su bianco nel libro autobiografico Inattesa. Perché potevo non nascere e oggi combatto per la vita (Il Timone, 2024). “Ero considerata un errore, un pezzo difettoso della fabbricazione umana”, ricorda. “E di fronte al mio pianto quando seppi che ero stata privata di Leo, perché sordo come me, mia madre – di formazione laica e idee progressiste – non seppe dire altro che queste parole: ‘Su, non serve piangere, era solo un grumo di cellule. Stai tranquilla, lui non è mai morto, così come non è mai nato. L’ho fatto per te, per crescerti meglio”. Raggelante.
Anna non dimenticherà più l’espressione “mai morto perché mai nato”, frutto di un’epoca ingannata dalla rivoluzione sessuale del Sessantotto e dalla legge 194. Riconosce con amarezza: “La nostra generazione sta pagando a caro prezzo i danni enormi che abbiamo ereditato dalla generazione dei nostri genitori, che nell’inganno di una falsa libertà ha trascinato l’umanità verso la propria autodistruzione”.
Quando Anna ha compreso cosa sia davvero l’aborto, un’esperienza terribile e dolorosa che non è solo un problema che coinvolge la donna che interrompe la gravidanza, ma tocca anche la sua famiglia e l’intera società, si è resa conto che doveva fare qualcosa (“sentivo una spinta fortissima dentro di me”), glielo chiedevano “tutti quei bambini che come mio fratello vengono uccisi ogni giorno nel grembo materno”. La colpisce il fatto che “quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro al mondo”, in nome di una discutibilissima “libertà di scelta” è diventato di fatto “un campo di sterminio senza precedenti”.
Ancor più la scandalizza la palese e sfacciata ipocrisia di certe posizioni ideologiche. Quando la Bonetti è scelta come testimonial di una campagna di sensibilizzazione di ProVita&Famiglia la senatrice Pd Monica Cirinnà chiede la rimozione dei manifesti in cui appare, accusandola di essere contro i diritti delle donne. Anna non si scompone e le scrive una lettera di fuoco su Facebook. “Ogni giorno vi proclamate paladini dell’inclusione sociale della diversità”, afferma, “ma su tutti i bambini disabili che vengono sterminati dopo l’esito di una diagnosi prenatale, niente da dire?”. Lei, che fa parte di questa “diversità”, incalza: “Se abbiamo il diritto di essere inclusi nella società, nessuno può avere l’autorità di negarcelo prima della nascita”.
Conclude la lettera alla senatrice piddina: “Se nessuno ha il diritto di privare il prossimo della vita e della libertà, perché allora ritenete lecito per una madre sopprimere il proprio figlio che non ha modo di difendersi? La verità è che i delitti non saranno mai diritti e continueremo a ripeterlo finché avremo voce”. Dalla Cirinnà non è mai arrivata risposta.
In altre occasioni Anna si espone in prima persona, mettendoci letteralmente la faccia, come all’ultima Marcia per la Vita di Vienna, il 14 ottobre 2023. Nella Stephenplatz, dove si erge maestosa la cattedrale gotica, la sua voce è forte e chiara e sopravanza gli schiamazzi osceni dei contromanifestanti abortisti: “La mia famiglia è pro-choice, ossia a favore dell’aborto, e sono cresciuta lontana dai valori religiosi”, esordisce. Per poi proseguire: “Ricordiamo gli orrori dell’eugenetica del passato? Sono le stesse cose che molte leggi permettono oggi nel grembo materno”. E precisa: “Una gravidanza non è qualcosa che puoi ‘interrompere’, perché non può essere ripresa in seguito. Un bambino perso nell’aborto è perso per sempre. Ogni giorno perdiamo migliaia di bambini che non saranno mai i nostri amici, i nostri partner, i compagni di scuola dei nostri figli. L’aborto è solo una grande bugia sulla pelle delle donne e dobbiamo combatterlo per salvare entrambi: madri e figlie”.
Anna Bonetti ha migliaia di followers e ama definirsi una influencer per la vita. “Sono fiduciosa – sostiene – che un domani ci sarà un progressivo risveglio della ragione. Ho nel cuore la speranza che la mia testimonianza possa essere una luce nel buio del mondo e contribuire alla diffusione della cultura della vita, fino al giorno in cui la soppressione dei nascituri nel grembo materno non diventi soltanto illegale, ma anche impensabile”. E lancia una proposta: così come c’è una Giornata della Memoria per non dimenticare l’Olocausto, “quando avremo una Giornata per fare memoria delle atrocità che avvengono nel grembo materno?”.
Il libro Inattesa di Anna Bonetti viene presentato al Meeting di Rimini sabato 24 agosto alle 16.30 presso lo stand de Il Timone (pad. C4): partecipano l’autrice e Incoronata Boccia, vicedirettore del TG1.
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