Dopo aver passato quasi tre anni in cella per dare tempo al regime di costruire il processo contro di lui, il 24 giugno 1954 Silvester Krčméry  finalmente fu condotto in tribunale. Per avere organizzato circoli cattolici illegali venne accusato di alto tradimento. Al difensore d’ufficio che cercava di convincerlo ad ammettere qualcosa per ottenere una pena più mite, Silvo rispose di non essere interessato. Aveva un unico interesse: la Verità. Per questo motivo, rifiutando la rappresentazione del difensore, Krčméry scelse di difendersi da solo e si lanciò in una straordinaria arringa che mise a nudo la pochezza del regime esaltando la grandezza umana e la fede di Silvester. L’arringa è molto lunga e ne esiste una discreta traduzione in italiano: ne riporto alcuni dei brani più significativi.



“Servendo Dio e l’uomo servivamo anche la società umana, e secondo la terminologia di oggi anche la classe operaia. E comunque noi non facciamo differenze tra la gente: né in base alla classe, né ai beni né al cappotto, né alla razza e nemmeno all’origine. Ogni uomo è per noi un altro Cristo. […] Non concepiamo quello che facciamo come fonte di reddito, carriera o hobby. Lo concepiamo come realizzazione di Cristo nella vita concreta. […] Ci chiedevano di rinunciare alla nostra Chiesa, al Vaticano, a Cristo… Senza condizioni e senza possibilità di critica. Ci chiedevano di accettare tutte le accuse da loro rivolte alla Chiesa e ai vescovi. Volevano che sostituissimo la fede in Dio con una finzione filosofica, una teoria basata su un errore filosofico o sulla violenza politica. Non possiamo che rispondere come Pietro e Giovanni davanti a chi voleva giudicarli 1900 anni fa: ‘Bisogna obbedire a Dio, piuttosto che agli uomini’. […] Neanche questo ci farà passare dalla parte dell’odio. Non ci ribelleremo. Non protesteremo. Qui sta la nostra forza, il nostro valore aggiunto. Sappiamo ripagare anche il male con il bene. […] Alcune persone che non la conoscono (la Chiesa, ndr) l’hanno condannata a morire d’inedia. E ora vorrebbero anche che essa acconsenta o addirittura accolga di buon grado questa sentenza. Lo vuole il popolo, dicono! […] Si guardi invece al numero dei membri della Chiesa, alle chiese affollate. Da noi sono perseguitati i cristiani? Dipende dai punti di vista. Per chi li odia, libertà di religione significa: si può ancora andare in chiesa. Ma Cristo non è sceso sulla terra perché la gente vada in chiesa. ‘Io sono la via, la verità e la vita’. […] Parliamo dunque perché siamo fanatici? No. Non siamo fanatici religiosi. Non siamo ciechi. Siamo semplicemente cristiani. E non ci siamo mai chiusi davanti a nessuna fede diversa, davanti a nessuna opinione diversa. Anzi, senza alcun pregiudizio abbiamo ricercato e studiamo, studiamo in continuazione, anche altri orientamenti filosofici e religiosi. Con lo studio e il lavoro abbiamo maturato queste nostre convinzioni. I veri fanatici sono quelli che rifiutano Dio e il cristianesimo, senza conoscere, senza studiare. […] Ho deciso dunque di testimoniare, di testimoniare la Verità. Pertanto devo parlare: non posso tacere. Voi avete in mano il potere, ma noi abbiamo la verità. Quel potere che voi avete noi non ve lo invidiamo e non lo desideriamo; ci basta la verità. La verità è più forte del potere. Chi ha in mano il potere crede di poter sopprimere la verità, ucciderla e crocifiggerla. Ma la verità finora è sempre risuscitata, e sempre risusciterà dai morti”.



Possiamo solo immaginare lo stato di agitazione dei familiari di Silvo, non appena risuonarono queste parole in aula. La sorella successivamente raccontò che tutti si precipitarono nella chiesa più vicina, per pregare affinché Krčméry non fosse condannato a morte. Alla fine la sentenza fu di 14 anni di prigione, compresi quelli che aveva già passato in attesa del processo: Silvo subì anche la perdita dei diritti civili e di ogni bene materiale. Sarebbe iniziato per lui il lungo calvario di prigionia che lo avrebbe portato da un confine all’altro del paese, in tutti i principali istituti di pena e campi di lavori forzati.



(3 – continua)