“Il cielo prometteva una bella giornata; la luna, in un canto, pallida e senza raggio, pure spiccava nel campo immenso d’un bigio ceruleo, che, giù giù verso l’oriente, s’andava sfumando leggermente in un giallo roseo. Più giù, all’orizzonte, si stendevano, a lunghe falde ineguali, poche nuvole, tra l’azzurro e il bruno, le più basse orlate al di sotto d’una striscia quasi di fuoco, che di mano in mano si faceva più viva e tagliente: da mezzogiorno, altre nuvole ravvolte insieme, leggere e soffici, s’andavan lumeggiando di mille colori senza nome: quel cielo di Lombardia, così bello quand’è bello, così splendido, così in pace”.
È l’alba di un nuovo giorno, l’ora più carica di promessa. Renzo si trova nei pressi dell’Adda dopo la lunga fuga da Milano e una notte quasi insonne. Attraversando il fiume si troverà in salvo nella bergamasca. Il cielo accompagna con i suoi colori i sentimenti di Renzo che oscillano tra la speranza e il timore non ancora sopito. Un barcaiolo silenzioso lo traghetta fino all’altra riva e il fuggiasco si imbatte nel cammino con i segni di una grande povertà. La fame si fa sentire e viene calmata in una osteria.
“Nell’uscire, vide, accanto alla porta, che quasi v’inciampava, sdraiate in terra, più che sedute, due donne, una attempata, un’altra più giovine, con un bambino, che, dopo aver succhiata invano l’una e l’altra mammella, piangeva, piangeva; tutti del color della morte: e ritto, vicino a loro, un uomo, nel viso del quale e nelle membra, si potevano ancora vedere i segni d’un’antica robustezza, domata e quasi spenta dal lungo disagio. Tutt’e tre stesero la mano verso colui che usciva con passo franco, e con l’aspetto rianimato: nessuno parlò; che poteva dir di più una preghiera? ‘La c’è la Provvidenza!’ disse Renzo; e, cacciata subito la mano in tasca, la votò di que’ pochi soldi; li mise nella mano che si trovò più vicina, e riprese la sua strada”.
Sotto la volta di un cielo bello e lontano, la miseria di una famigliola parla con il solo gesto delle mani. Renzo sovviene al bisogno con gli ultimi suoi spiccioli. E la certezza, diventata proverbiale, di una mano che guida le stelle e le cose umane, avvicina il cielo alla terra.
Dovrà passare altro tempo prima che Renzo al Lazzaretto veda questa miseria amplificata e senta le parole di padre Felice Casati esortare all’aiuto del prossimo coloro che sono guariti dalla peste: “E questa carità, ricoprendo i vostri peccati, raddolcirà anche i vostri dolori”. Da lì a poco una grande pioggia allontanerà il flagello, segno di una rinnovata pace tra la natura e gli uomini.
Uno sguardo alla natura non idilliaco, ma in vario modo religioso, accompagna vari momenti, e alti, della nostra cultura: basta pensare a Omero, a Virgilio, a Dante, a Tasso, a Foscolo. Ci sarebbe da riflettere sull’ira che trasuda da molta ecologia dei nostri giorni, all’accusa acre verso l’opera degli uomini, che in definitiva altro non è che maschera del risentimento verso Dio.