“Leonardo ci promette il Paradiso, Raffaello semplicemente ce lo dà”, è questo il giudizio sintetico e chiaro di Picasso sull’arte di Raffaello.

Per questo motivo non possiamo non vedere uno dei Cartoni che Raffaello ha disegnato per affrescare la Stanza della Segnatura nei Musei Vaticani – dipinta dal 1508 al 1512 – e in modo particolare quello relativo a La Scuola di Atene. Dopo il restauro conservativo durato tre anni, il cartone preparatorio per l’affresco – che è il più grande cartone rinascimentale a noi pervenuto (cm 285×804) – è ritornato visibile in tutta la sua bellezza e complessità. Collocato in una Sala appositamente dedicata della Pinacoteca Ambrosiana di Milano, il cartone della Scuola di Atene mostra ora, chiaramente, tutta la sua complessità sia dal punto di vista iconografico che iconologico.



Con quest’opera siamo davanti ad una “antropologia culturale cattolica”, per usare la felice espressione di Antonio Paolucci. Ma a che cosa si riferisce esattamente Paolucci? Si tratta di un programma iconografico che esprime una concezione dell’uomo, del mondo e della storia che nasce dalla fede cattolica. Il committente, il papa Giulio II della Rovere, proprio in quegli anni decise di rifare totalmente la Basilica di San Pietro affidando i lavori a Donato Bramante; non contento di ciò chiamò a Roma Michelangelo affidandogli la decorazione della Volta della Cappella Sistina e a Raffaello chiese di decorare le Stanze del suo appartamento privato, tra cui La Stanza della Segnatura. Il programma iconografico quindi è sicuramente condiviso se non “dettato” dal papa. Si tratta della visione di un pontefice che voleva rinnovare completamente Roma e la Chiesa, proprio negli anni in cui la cultura rinascimentale proponeva una nuova idea dell’uomo e della storia.



Giulio II con la Stanza della Segnatura si propose di riaffermare i valori dell’arte, della letteratura, della filosofia, della poesia e del diritto tanto cari alla cultura umanista e rinascimentale e nell’affresco della Scuola di Atene – che è dedicato in modo particolare alla filosofia e alle scienze – volle rappresentare i filosofi più importanti antichi e moderni – in primis Platone e Aristotele – non escludendo gli scettici, i cinici, gli epicurei, ma anche gli astrologi, i matematici. La Scuola di Atene è un inno a tutte le conoscenze filosofiche e scientifiche. Si tratta di un attestato di stima profonda per l’uomo, che attraverso la razionalità è chiamato da Dio a conoscere tutta la realtà, iniziando a conoscere lo stupor mundi cioè se stesso.

Nella parete di fronte alla Scuola però, il papa chiese di collocare l’affresco della cosiddetta Disputa del Sacramento che rappresenta l’eucarestia come espressione diretta della Trinità.

In altri termini volle porre la presenza reale di Cristo nell’oggi della Chiesa e della storia di fronte a tutto il sapere dell’uomo, come il criterio nuovo di interpretazione della realtà che non è un principio intellettuale ma una Persona, che abita e vive nell’eucarestia.

Raffaello diede il volto di famosi artisti ai personaggi rappresentati e così Platone ha il volto di Leonardo, Euclide quello di Bramante mentre per Eraclito il maestro scelse il volto di Michelangelo, per rendere omaggio alla grandezza dell’amico che proprio in quegli stessi anni stava affrescando la Volta della Cappella Sistina. L’idea di inserire Eraclito/Michelangelo è però un’idea dell’ultimo momento non essendo la sua figura disegnata nel cartone preparatorio.

Uno dei temi più appassionanti per gli storici dell’arte è però l’identità di chi ispirò un siffatto programma iconografico e iconologico. Perché ponendo pure l’alta cultura umanistica di Raffaello è da escludere che l’invenzione iconografica sia opera sua. La persona più probabile sembra essere un monaco agostiniano, teologo raffinato molto stimato e ascoltato da Giulio II: Egidio da Viterbo, grande umanista, letterato, profondo conoscitore di Platone. Per Egidio e per la sua teologia sono necessarie le immagini adoperate da Platone, in connessione però con quelle della Sacra Scrittura.

Per capire fino in fondo La Scuola di Atene forse bisogna indagare i suoi scritti, come le Sententiae ad mente Platonis che sono il suo capolavoro. Famosa la sua allocuzione introduttiva del Concilio V Lateranense: “Sono gli uomini che devono essere cambiati da Dio e non Dio dagli uomini”.