La rimozione del passato oggi appare come una tendenza serpeggiante ben oltre i fenomeni più eclatanti e grossolani di chi pretende di svecchiare il mondo distruggendo opere letterarie e artistiche giudicate sconvenienti rispetto ai diktat del politically correct. Sembra essersi infiltrata diffusamente nelle menti l’idea che l’impegno del “ricordare” indagando i fatti della storia appartenga a una categoria di nostalgici in fuga dalla realtà, proiettati in un tempo idealizzato, ingannevole e privo di qualunque incisività sul presente. In totale controtendenza il libro di Joseph Ratzinger La vera Europa. Identità e missione (Cantagalli, 2021) schiude una prospettiva diversa proprio squarciando il buio dell’oblio che avvolge il tempo attuale. 



Composto da una raccolta di testi scelti, interventi e discorsi per lo più relativi al periodo precedente agli anni del pontificato, il volume mette in luce l’origine e lo sviluppo dell’identità europea, i tratti specifici che l’hanno configurata come modello di un nuovo umanesimo. “L’umanesimo dell’incarnazione” affiora come fondamento della storia europea iniziata da un’ispirazione che portò San Paolo ad annunciare il Vangelo oltre lo stretto che separava l’Asia Minore dal continente europeo (Atti degli Apostoli, 16): a dare fisionomia all’Europa è la fede cristiana che porta in sé l’eredità di Israele e insieme assume il meglio dello spirito greco e romano, coinvolgendo in seguito i popoli germanici e slavi nello spazio della stessa fede che in forme nuove ha segnato la loro storia e la loro identità. 



Si tratta di una storia complessa e travagliata che oggi appare distante dalle origini e dagli sviluppi che diedero un timbro, quasi una vera vocazione all’Occidente e ai suoi “valori” di libertà, giustizia, riconoscimento dei diritti umani, di benessere e di pace… un patrimonio culturale, sociale e istituzionale che oggi appare sempre più fragile e involuto, dimentico delle sue premesse, svincolato da Dio che la modernità ha confinato dalla vita in quanto nemico dell’uomo, della sua libertà e della sua autorealizzazione. 

Una rilettura del passato apre quindi una sfida sul futuro: “L’Europa scopre sé stessa nel modo più chiaro quando viene messa con forza di fronte a ciò che rappresenta l’opposto della sua essenza” osserva Ratzinger, proponendo questioni decisive e attuali proprio sugli aspetti originali del fenomeno europeo oggi in declino. Non si tratta di imporre a fondamento dell’Europa le verità di fede, ma di considerare una scelta ragionevole nel riconoscimento che vivere “come se Dio ci fosse” apre una prospettiva più giusta e proficua piuttosto al vivere “come se Dio non esistesse”. 



In effetti una concezione di ragione che non sia solo attinente all’ambito della scienza e della tecnologia, ma sia aperta al riconoscimento del vero e del bene, trova nella fede un baluardo: “La fede in Dio, l’idea di Dio può essere strumentalizzata e diventare così deleteria: questo è il pericolo che corre la religione. Ma anche una ragione che si stacca completamente da Dio e vuole confinarlo nell’ambito del puramente soggettivo, perde la bussola e apre la porta a forze distruttive”, chiarisce il papa emerito, indicando un compito dei cristiani nel “far sì che la ragione funzioni in pienezza… anche e soprattutto per quanto riguarda la capacità di cogliere la verità e di riconoscere il bene, che è la condizione del diritto e quindi anche il presupposto della pace nel mondo”. 

La riduzione della ragione a pura razionalità, disancorata dal riconoscimento di ciò che è bene, da un ethos aperto al divino, prospetta un mondo disumano che manifesta segnali di malessere esistenziale e disgregazione sociale: l’autore offre una riflessione puntuale e sistematica sulle contraddizioni che rischiano di distruggere persino i fondamenti della civiltà europea, non tanto indicando imperativi categorici, ma evidenziando lo smarrimento profondo del cuore dell’uomo, la cecità del suo sguardo che riduce e arena anche il vigore della libertà. Fra i temi più inquietanti la piaga dell’aborto tutelato giuridicamente (“ogni legalizzazione dell’aborto implica perciò l’idea che è la forza che fonda il diritto”), insieme a crescenti forme di misconoscimento della dignità dell’uomo trattato come fosse un oggetto: “Lo sguardo che porto sull’altro decide della mia umanità, posso trattarlo semplicemente come cosa nella dimenticanza della sua e della mia dignità… Il dramma del nostro tempo consiste proprio nell’incapacità di guardarci così, per cui lo sguardo dell’altro diventa una minaccia da cui difenderci. In realtà la morale vive sempre inscritta in un più ampio orizzonte religioso, che ne costituisce il respiro e l’ambito vitale” afferma il teologo, indicando nella fede il sostegno al riconoscimento etico della sacralità della vita. 

Numerosi sono i nodi critici che attanagliano l’Occidente e sui quali Benedetto XVI pone la sua lente di ingrandimento: dal relativismo, che produce una crescente inclinazione al nichilismo, all’abuso del positivismo giuridico, rischioso per le democrazie in quanto basate unicamente su maggioranze numeriche senza un’adeguata attenzione ai valori che intendono esprimere (il caso della Germania nazista in cui l’arbitrio era divenuto legge e lo Stato era degradato ad associazione per delinquere, rappresenta un monito); e ancora i limiti del laicismo in contesti di pluralismo culturale, il compito della Chiesa, le sfide del mondo globalizzato, i conflitti mai spenti e la minaccia di una guerra nucleare. Dinamiche e sfide aperte, sulle quali il papa tedesco lancia un appello accorato e nitido, mai scoraggiato, perché l’Europa intera e l’Occidente solo riscoprendo la propria anima possano salvare sé stessi e il mondo dall’autodistruzione. 

Nelle ultime pagine affiorano i motivi di una speranza luminosa: “Le ideologie hanno un tempo contato. Sembrano forti, inarrestabili, ma dopo un certo periodo, si consumano, non hanno più forza in loro, perché manca loro una verità profonda. Invece il Vangelo è vero, e perciò non si consuma mai. In tutti i periodi della storia appaiono sue nuove dimensioni, appare tutta la sua novità nel rispondere alle esigenze del cuore e della ragione umana” afferma Ratzinger che, mentre indica con audacia e realismo gli esiti distruttivi di un umanesimo chiuso alla trascendenza, annuncia al mondo l’unica speranza che non delude. “Ci saranno sempre nuovi risvegli del cristianesimo e i fatti lo confermano con una parola: fondamento profondo. È il cristianesimo. È vero, e la verità ha sempre un futuro”.

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