Questa è la settimana indetta dal Papa per celebrare il V anniversario della Laudato si’. Qual è il messaggio che l’enciclica rivolge a ciascuno di noi? Forse possiamo trovarlo al termine di tre correlati passaggi.
Il primo, prendersi cura della casa comune significa promuovere uno sviluppo autentico, integrale, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. “Tutto è connesso”, ripete il Papa. Non sarebbe autentico uno sviluppo economico che, per tutelare l’ambiente, dimenticasse il lavoro umano lasciando in una condizione di disoccupazione milioni di persone. Come non sarebbe autentico uno sviluppo che per mantenere inalterato o accrescere il benessere delle generazioni presenti scaricasse i costi sulle generazioni future depauperando le risorse disponibili. E non sarebbe autentico uno sviluppo economico che accrescesse la ricchezza materiale impoverendo o distruggendo le relazioni umane.
Il secondo, lo sviluppo autentico non è spontaneo ma richiede il responsabile impegno di tutti gli uomini. Con buona pace di Mandeville, la “favola delle api” è, appunto, una favola. Non esiste alcuna mano invisibile che possa trasformare tanti vizi privati in un’unica grande virtù pubblica. Anzi, nel caso dell’ambiente, i vizi privati sembrano provocare la rovina pubblica, come un fuoco che divampa distruggendo la casa comune.
Il Papa individua l’origine della crisi ecologica in un antropocentrismo deviato e cioè in un’idea di libertà assoluta, senza limiti, che ha finito per propagarsi come paradigma tecnocratico: l’uomo libero di dominare sui propri simili e sulla natura intera. La crisi ecologica, per il Papa, può essere superata solo con un impegno responsabile di ciascuno verso gli altri e di tutti verso la natura: “Molte volte – si legge nell’enciclica – è stato trasmesso un sogno prometeico di dominio sul mondo che ha provocato l’impressione che la cura della natura sia cosa da deboli. Invece l’interpretazione corretta del concetto dell’essere umano come signore dell’universo è quella di intenderlo come amministratore responsabile” (par. 116).
Gli economisti sembrano giungere ad un’analoga conclusione. L’ambiente rappresenta un classico esempio di esternalità negativa quando si manifesta uno iato tra la libertà individuale e il bene comune. Nel caso dell’ambiente, se gli individui fossero liberi di agire tenendo conto solo dei costi e benefici privati il mercato fallirebbe, non sarebbe cioè in grado di assicurare l’ottima allocazione delle risorse esistenti. Gli economisti suggeriscono un insieme di azioni correttive. Il governo dovrebbe intervenire con incentivi e sanzioni: imponendo ai privati una parte dei costi sociali ed incentivando l’impiego di alternative energie rinnovabili. I consumatori dovrebbero cercare di cambiare il loro stile di vita scegliendo e premiando imprese e prodotti che si uniformino ai canoni della sostenibilità ambientale e sociale. Le stesse imprese sono chiamate a diventare più responsabili e cioè a creare valore non solo per i soci ma anche per gli altri stakeholder. Anzi, sempre di più, per distribuire dividendi esse dovranno prendersi cura di altri portatori di interesse. Solo un’impresa che tutela l’ambiente, investe in capitale umano, seleziona i fornitori è, nel tempo, competitiva e quindi in grado anche di distribuire dividendi.
Terzo e ultimo passaggio, incentivi e sanzioni servono ma non bastano. Qualche anno fa, fu realizzato un esperimento in alcuni asili israeliani. Molti genitori arrivavano tardi a riprendere i figli ed erano sinceramente dispiaciuti per il disagio provocato alle maestre. Si pensò allora di risolvere il problema imponendo una multa. Il risultato fu che aumentarono i ritardi. I genitori, liberati dal senso di colpa, preferivano pagare la multa e arrivare tardi. Non tutto può essere monetizzato. La relazione umana ha un valore in sé e non serve solo a procurarci beni e servizi. Si può rispettare il lavoro umano, l’ambiente, le generazioni future (e cioè i nostri figli) non solo per un senso di dovere o per la minaccia di una possibile sanzione, ma semplicemente perché ci si accorge che è più bello vivere così. È più bello per un imprenditore avere anche la stima ed il rispetto dei propri lavoratori o per un lavoratore recarsi in ufficio o in officina pregustando il positivo clima umano che vi si respira.
È questo in fondo il messaggio, profondo e diretto, che la Laudato si’ rivolge a ciascuno di noi: solo la bellezza cambia il cuore dell’uomo e vince l’altrimenti imbattibile pragmatismo utilitaristico che cova in ciascuno. Come scrive Papa Francesco: “Prestare attenzione alla bellezza e amarla ci aiuta ad uscire dal pragmatismo utilitaristico. Quando non si impara a fermarsi ad ammirare ed apprezzare il bello, non è strano che ogni cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli” (par. 215).
Un messaggio ancora più forte in questo straordinario tempo di pandemia in cui risulta drammaticamente più evidente che il bene proprio è in relazione a quello di altri, e tendenzialmente di tutti, e che il bene comune esige il responsabile contributo di ciascuno.