“Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo”. L’incipit di Anna Karenina, massima fulminante e celebre, potrebbe essere l’epigrafe di un volume che indaga la complessità dei legami familiari, in tempi di vulnerabilità e debolezza emotiva, di fluidità sociale e di pensiero. Famiglie e coppie fragili. Comprendere la complessità dei legami (Marcianum Press, 2023) è un documento statistico e insieme un vero e proprio romanzo. Curato da Giorgio Bartolomei, Laura Boccanera e Tiziana Lania, racconta l’esperienza del consultorio “Al Quadraro” di Roma, progetto pilota voluto nel 1993 dalla diocesi del pontefice, in una delle periferie più complesse e stratificate, quella della Tuscolana.



In un quartiere popolare e multietnico si volle creare una struttura a servizio della famiglia e in ascolto del territorio, dotata di professionalità con un forte orizzonte valoriale. Un luogo accogliente, di ascolto, per persone singole e coppie, che unisse l’ispirazione cristiana alla formazione rigorosa in ambito psicoterapico.



Nel volume la storia di questa avventura e insieme la testimonianza di un “modello” operativo sperimentato in oltre trent’anni è oggi esportabile ed applicabile ad altre realtà. Non solo attenzione ai disagi e le fragilità in cui rimane invischiata quell’oggetto strano e maltrattato che è la “famiglia”, ma anche percorsi di guarigione e prevenzione, esperienze di psicoterapia e sportelli di ascolto, attività di ricerca e di monitoraggio del malessere sociale. Nel post-Covid un racconto che scandaglia la quotidianità di coppie e nuclei triturati da mancanze, vuoti, incapacità e limiti, traumi e drammi. Insomma una narrazione dell’umano, colto nella sua finitezza, nel momento dell’inciampo e della caduta, ma anche nel tentativo di riscatto e di ripresa. Dove la professionalità del psicoterapeuta o dei psicoterapeuti (una delle particolarità dell’approccio è proprio nella presenza di una “coppia” di terapeuti che rispecchi la diversità di genere) è stata determinante nel mettere in modo processi di rinascita e di cura.



Il Consultorio come avamposto di quell’“ospedale da campo dopo una battaglia” di cui parlava Francesco all’inizio del suo pontificato, dove sia possibile mettere mano alle ferite più profonde e tentare di rimarginarle. Ma anche punto terminale di una rete di contatti, relazioni, legami che portano la coppia o la famiglia a lanciare un grido d’aiuto, affrontando, magari come ultima opzione possibile, un cammino terapeutico per risolvere problemi trascinati per anni. Oltre i saggi e le statistiche, la concretezza di storie diverse in cui si ripropongono dinamiche generazionali o affettive malate, frutto di incomprensioni o patologie, di crisi e dipendenze, in cui l’epilogo non è mai certo anche se l’ipotesi di partenza è sempre uguale: provare a ricucire qualcosa che si è lacerato, ciò in cui nonostante tutto si crede o si vuole credere.

In questa resilienza credo stia la bellezza del volume: nel testimoniare attraverso volti e nomi che hanno accettato di mettersi in gioco, il filo, sottile eppure tenace, che rimane quando la corda si sfrangia. Che poi è la bellissima immagine di copertina. Quando si è disposti a riconoscere la propria fragilità, si comprende quella dell’altro. E si riprende la strada.

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