Fumana, l’ultimo affascinante romanzo di Paolo Malaguti, uscito per Einaudi qualche mese fa, racconta la vita di una donna orfana nelle campagne del Polesine tra la fine dell’ottocento e gli anni cinquanta. Fumana nel gergo locale indica la nebbia che nella laguna avvolge uomini e cose. E Fumana è anche il nome della protagonista del racconto, che nella nebbia è nata, nella nebbia si sente a casa, ritrova se stessa e si immerge come in un freddo amico.
La nebbia, scriveva già Pascoli, “impalpabile e scialba, nasconde le cose lontane”. E il mondo di Fumana è tutto in quello che ha intorno: il sandolo con cui fin da bambina suo nonno le ha insegnato a pescare le anguille, l’isolotto tra le anse del grande fiume, dove si rifugia in solitudine, le poche persone che l’amano, tra le tante che l’accostano.
La storia con le iniziali maiuscole scorre sullo sfondo e tocca la periferia del suo mondo con la durezza delle circostanze: la Grande Guerra porta via il giovane di cui si è innamorata, il Progresso è l’idrovora della bonifica che stravolge il paesaggio, la Resistenza il gruppo di forestieri, nascosti tra le canne, cui portare cibo e notizie. Fumana ha la concretezza di certo popolo veneto, poco avvezzo agli ideali astratti (ciò che, forse, spiega come da una terra di migrazione e miseria sia potuto nascere una delle regioni più operose dell’Italia contemporanea).
Malaguti descrive bene un mondo che oggi sta al margine dei ricordi, incerto come appare ciò di cui abbiamo solo poche immagini in bianco e nero, che vanno sbiadendo in lontananza. Ma se era un mondo piccolo forse non era piccino. Doveva esserci grandezza anche nelle “cose vicine”. Nel microclima rievocato da Malaguti la religiosità sincera della tradizione veneta, a lui – veneto – ben nota, convive in modo naturale con superstizioni e credenze antiche. Fumana è “nata con la camicia” e questo la rende speciale.
Così imparerà dalla Lena, che a un certo punto l’accoglie con sé, l’arte delle “strigosse”, cioè delle guaritrici popolari, sempre al confine tra rimedi naturali e guarigioni casuali. Anche Fumana inizia a guarire da alcuni mali la gente della laguna. Lo fa gratuitamente, solo per fare del bene e non si ferma di fronte alle avversità. In molti bussano alla sua porta, tra sospetto e speranza: la malattia sparisce, ma neppure Fumana sa bene come e perché. È la nebbia in cui nasciamo, cresciamo e moriamo.
In fondo, sembrano dirci queste pagine, le cose lontane non le sappiamo ed anche di quelle vicine capiamo poco. O per dirla con le parole che Malaguti mette in bocca proprio alla Lena: “mica bisogna capire tutto a ’sto mondo. Anzi, ascolta la Lena, stai pur tranquilla che, per quanto impari, quand’è ora di partire da qui, son più le cose di cui non hai capito niente!”.
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