La storia narrata da Federico Marchetti nel libro che ripercorre le tappe della sua vita – dalla gioventù inquieta trascorsa a Ravenna all’amicizia con Re Carlo III d’Inghilterra passando per la creazione di una start-up rivoluzionaria – ricorda da vicino il racconto del gabbiano Jonathan Livingston scritto negli anni Settanta da Richard Bach. Un classico della letteratura, come il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupèry, che andrebbe riletto e considerato come altamente formativo soprattutto per i giovani.
Le avventure di un innovatore ha per titolo il volume di Marchetti mandato in stampa da Longanesi e nel segno dell’innovazione appaiono magnifiche le avventure attribuite al gabbiano Jonathan, stanco di seguire la rotta sempre uguale dei suoi simili. La voglia di differenziarsi, di dare un significato alla propria esistenza sperimentando tecniche sempre più raffinate di volo porterà l’intrepido Livingston a conoscere mondi nuovi e sempre più stimolanti diventando un maestro nella sua invidiabile arte.
Certo, per inseguire i suoi sogni di gloria Jonathan sconta l’incomprensione dello stormo che lo mette al bando perché non concepisce altro che la stanca ripetizione delle cose già viste: così si è sempre fatto, così si continuerà a fare. Quando si ha il coraggio delle proprie idee occorre abbandonare la zona di conforto nella quale ci si sente protetti per affrontare il cielo aperto e andare incontro all’ignoto. L’ascesa del volatile avviene per gradi lungo un esaltante percorso di auto perfezionamento.
Chi accetta di sfidare la sorte superando i limiti di un’esistenza che sembra già scritta alla nascita deve scontare anche la solitudine. Ma solo per ritrovarsi più tardi in compagnia dei pochi e dei tanti che hanno compiuto la stessa scelta e che per la qualità dei sentimenti e dei movimenti si riconoscono tra loro. Laddove l’atmosfera è più tersa e leggera diventa più facile tracciare traiettorie che possono condurre al successo. Ed è esattamente quello che è accaduto a Marchetti da un certo punto in poi.
L’imprenditore che ha dato vita alla prima piattaforma internazionale per la vendita online di vestiti e accessori – Yoox, ora nella galassia Richemont – ammette che dopo aver messo insieme le prime pazze tessere del suo disegno si è ritrovato a completare il puzzle quasi per incanto. Messo di fronte alla necessità di imboccare una via piuttosto che un’altra per raggiungere i suoi obiettivi, la scelta giusta si presentava da sola. O forse era l’unica possibile per chi si fosse preparato con scrupolo.
Mettere insieme moda e tecnologia poteva sembrare assurdo venti anni fa. Così come poteva apparire uno strambo sognatore quel signore assai elegante che oggi siede sul trono che fu di Elisabetta quando cinquant’anni fa parlava dell’importanza vitale di rispettare l’ambiente. Capacità d’impresa e impegno civile, visione e realtà, competenza e coraggio hanno formato una generazione di uomini e donne che volando più alto degli altri hanno visto prima e meglio che cosa appariva all’orizzonte.
Dietro qualsiasi affermazione non c’è solo il privilegio della nascita, la fortuna cieca o la bieca raccomandazione. C’è molto spesso la voglia di mettersi in gioco, di osare, di prendersi rischi accettando le conseguenze della sconfitta. La forza di rialzarsi dopo le inevitabili cadute e riprovare a correre superando gli ostacoli posti dall’invidia e dalla mediocrità fattasi sistema. E non bisogna essere supereroi per arrivare alla meta. Basta essere persone normali spinte e guidate dalla passione.
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