“Sono sempre stato una nullità. Da bambino, mia madre mi scambiava per mio fratello, anche se ero figlio unico. Quindi non ero neanche unico. D’altronde, mia madre crede ancora che sia mio fratello, il figlio unico”.
Questo attacco fulminante vi ricorda qualcosa? Ma sì, sicuramente: Memorie dall’invisibile, una delle prime, memorabili avventure di Dylan Dog, sceneggiata da Tiziano Sclavi e con i disegni di Giampiero Casertano, che ora la Sergio Bonelli Editore ripresenta in un volume di grande formato (110 pp.) con, in coda alla storia, una intervista di Marco Nucci a Casertano (Neanche il Buonarroti).
Per i “non dylaniati” ricostruiamo qualche tappa: è l’aprile 1988 e in edicola appare l’albo mensile di Dylan Dog, con una copertina meravigliosamente inquietante: sotto un cielo buio e piovoso, “l’indagatore dell’incubo”, pistola levata nella mano destra, insegue una figura rivestita di un impermeabile su cui la pioggia scorre a rivoli, un cappello a tesa larga a coprirgli il volto e un coltellaccio stretto in mano. È “l’uomo invisibile”, il killer di prostitute – pardon, “libere professioniste” – che terrorizza le belle di notte londinesi. Fra queste, una delle più intraprendenti è Bree Daniels, che contatta Dylan per conto delle sue colleghe, per ingaggiarlo contro il maniaco assassino. E qui accade l’imprevedibile: fra Bree e Dylan, anzi “Dailan”, come lo chiama lei nasce l’amore, e alla donna arriverà anche una proposta di matrimonio.
Nel frattempo, le indagini fervono, ma non troppo, sino a che il killer, o presunto tale, non si consegna spontaneamente alla polizia: si tratta di un apparentemente innocuo agente assicurativo, Hiram Bailey, che al processo testimonia di aver ucciso non sei, ma ventinove donne, e nelle cui parole riecheggia l’incredibile discorso del Monsieur Verdoux di Charlie Chaplin. Tuttavia, dopo che Bailey è stato impiccato (licenza poetica, siamo pur sempre negli anni Ottanta), i delitti riprendono. Forse perché, morto un maniaco, ne arriva subito un altro a occupare la scena? O forse Bailey era soltanto un povero mitomane?
A complicare le cose, poi, c’è un altro personaggio, il vero protagonista della storia: l’Uomo Invisibile. Invisibile perché? Perché nessuno l’ha mai degnato di uno sguardo, di uno sguardo d’amore e di comprensione; un uomo solo, che svolge un lavoro triste e metodico, che vive isolato, in un immobile triste e in rovina, dove abita anche una collega di Bree Daniels, della quale è innamorato senza speranza. E l’Uomo Invisibile cambierà le sorti del racconto.
Tutti i fan di Dylan Dog (i “dylaniati” di cui parlavo sopra) hanno un loro episodio del cuore: per molti è Johnny Freak (n. 81), per altri Morgana (n. 25) o Jeckyll! (n. 33); per non parlare de I delitti della mantide (n. 71, ispirato a Seduzione pericolosa, il film con Al Pacino del 1989). Per me, insieme a Goblin (n. 45), Memorie dall’invisibile è l’episodio del cuore: c’è un enigma da risolvere, un duplice mistero, una storia d’amore, Groucho è particolarmente brillante, le sue battute a volte irresistibili, e il sottofondo malinconico del racconto lascia un retrogusto amaro: un racconto perfetto.
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