Il manuale G20. Le politiche economiche di Marcello Minenna, edito sia in italiano da Giappichelli che in inglese da Routledge, presenta un’analisi dettagliata delle politiche economiche delle venti principali economie mondiali. L’autore, coniugando l’esame degli elementi statistici forniti dalla bilancia dei pagamenti di ciascun Paese a una lettura dinamica delle scelte politico-economiche dei vari governi, sviluppa un’indagine che si fonda sull’interrelazione tra il dato storico-politico e quello economico, rivelandosi di straordinaria utilità in un periodo contrassegnato da gravi turbolenze geopolitiche.
Il volume è suddiviso in 21 capitoli, ciascuno dedicato a un membro del G20, presentando un’analisi approfondita delle dinamiche economiche attuali. Nel capitolo introduttivo Minenna conduce un’illuminante analisi delle relazioni di potere tra le principali economie mondiali: Stati Uniti, Cina e Unione Europea. Attraverso un’accurata disamina delle bilance dei pagamenti l’autore delinea le aree di influenza delle principali valute globali: dollaro, yuan ed euro. Questo approccio originale coniuga l’analisi finanziaria allo studio delle dinamiche di import-export degli ultimi due decenni, dato essenziale per comprendere l’ascesa della Cina al ruolo di attore di prim’ordine nel commercio internazionale.
L’analisi della bilancia dei pagamenti non trascura, naturalmente, l’analisi delle statistiche finanziarie e dei flussi di capitale, chiarendo, ad esempio, come le politiche “aggressive” di Quantitative easing adottate dagli Stati Uniti abbiano generato una liquidità senza precedenti, creando al contempo pressioni inflazionistiche a livello mondiale. La Cina, da parte sua, ha utilizzato il proprio surplus commerciale per investire in infrastrutture e tecnologie nei Paesi in via di sviluppo, sostenendo l’espansione della Belt and Road Initiative.
Emerge, inoltre, il rilievo dedicato da Minenna al tema dell’interazione tra visioni economiche e politiche in un’epoca caratterizzata da un crescente personalismo, dove le scelte di pochi leader possono avere un impatto decisivo sulle sorti delle nazioni. Questa dinamica si osserva in modo emblematico nelle figure di leader come il “machiavellico” Erdogan, la cui visione eterodossa e antimanualistica dell’economia lo ha spinto a prendere scelte drastiche, come il taglio dei tassi d’interesse nonostante gli alti livelli di inflazione. Si pensi anche al caso di Putin, che ha messo in atto complicate triangolazioni per eludere le sanzioni internazionali, riuscendo così a mantenere un certo livello di stabilità economica malgrado le pressioni esterne.
L’autoritarismo economico quale riflesso di quello politico diventa particolarmente evidente quando si considera il ruolo delle banche centrali e delle istituzioni finanziarie statali in contesti autoritari. La banca centrale cinese, ad esempio, è al centro di una rete intricata di istituzioni bancarie anch’esse statali, che operano sotto la direzione del governo. In questo contesto, la politica monetaria è utilizzata non solo per gestire l’economia, ma anche come strumento di controllo politico e sociale. Le scelte di politica monetaria della banca centrale cinese, come il mantenimento di tassi d’interesse artificialmente bassi o l’immissione di liquidità nel sistema, sono spesso motivate da considerazioni di stabilità politica piuttosto che da una rigorosa applicazione delle leggi economiche.
Tuttavia, spiega l’autore, questa conduzione spregiudicata dell’economia nazionale non è esente da rischi. L’interazione tra le politiche della banca centrale e le banche statali, che godono di un ampio margine di manovra grazie al sostegno governativo, può portare a distorsioni nel mercato e a un accumulo di debiti insostenibili. La crisi del settore immobiliare in Cina, ad esempio, è in parte il risultato di una gestione finanziaria poco rigorosa e dell’ipertrofia del credito bancario in ambito immobiliare. Questo scenario mette in evidenza come, anche in contesti di potere politico libero dalle normali limitazioni connaturate alle strutture democratiche, le leggi economiche, se ignorate, tornano sempre a chiedere il conto.
Il valore del contributo di Minenna sta anche nell’attenzione prestata a certe dinamiche poco conosciute in Italia, ma decisive nel modellare l’habitat economico di Paesi a noi lontani: dai trucchi contabili attuati dalla banca centrale argentina diretti a evitare l’ennesimo crack di un’economia fragile, alla centralità dei chaebol — i grandi conglomerati manifatturieri sudcoreani (si pensi alla Samsung) che rappresentano la spina dorsale di un intero ecosistema economico — nell’economia asiatica, fino all’odierna guerra dei chip, che illustra chiaramente l’importanza strategica di Taiwan nel settore dei semiconduttori.
Attraverso un’analisi rigorosa delle statistiche e uno stile vivace, G20. Le politiche economiche rappresenta un’esplorazione fondamentale della mappa geopolitica ed economica attuale. Questo lavoro stimola in particolare lo spirito critico del lettore in un’epoca complessa e difficile da decifrare, dove l’occhio attento, anche disincantato, dell’economista si rivela ancora una volta una risorsa indispensabile.
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