Un libro esile, alto, un romanzo e una meditazione a un tempo, un miserere da Venerdì Santo, perché ogni venerdì è venerdì Santo. Giovanni Donna d’Oldenico, medico, cristiano, ci pone, come sempre si dovrebbe, ai piedi del mistero più grande, lo scandalo della morte e della Croce. Sul Golgota, dove si compie il nostro destino nella morte del Dio fatto uomo e il destino dei due uomini che stavano al suo fianco. Li conosciamo come i due ladroni, e forse la definizione è ingiusta e riduttiva, forse c’è dell’altro nell’anima che la ferocia dei romani non contemplava.



L’autore racconta la storia immaginata ma possibile di un bandito che guardando la figlia straziata che a sua volta lo guarda, ripercorre la sua vita, le sue scelte vili: la fuga dalla donna amata, dalle responsabilità di padre, il tentativo maldestro di recuperarle, il senso di vergogna e di vuoto che sente, prima oscuramente poi con sempre maggior certezza, può essere riempito da quell’innocente accanto a lui che osa perdonare chi l’ha inchiodato alla croce.



È un monologo asciutto, profondo, sulla follia della misericordia, sull’inesauribile richiesta di salvezza che agita il cuore dell’uomo, più o meno ladrone che sia. Parla il condannato, parla dove lui non dice la figlia amata, e potremmo giustificare ogni sua colpa e ritenere quasi la misericordia di Dio che lo chiama in Paradiso un atto dovuto. Chi non ha avuto o non ha motivi per essere rabbioso, ed esprimere con una colpa la propria rabbia? 

Non è così. Il dono della vita eterna è la risposta a un sì totale, al riconoscimento del tutto di Dio, della nostra miseria, della domanda di pietà. E Gesù domanda al Padre perché sa che il Padre lo ascolta. Non è abbandonato affatto, né si sente abbandonato. Cita un salmo, per prendere su di sé il dolore di ogni uomo abbandonato, anzitutto al rimorso. 



A superficiali e comode considerazioni sulla misericordia offrono le loro riflessioni, commentando il racconto di Donna, un parroco, un vescovo, un cardinale. Tre sacerdoti impegnati con la vocazione di una vita e con il Vangelo. Padre Maurizio Botta, seguace di san Filippo Neri, noto per le sue catechesi soprattutto tra i giovani; monsignor Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia-Guastalla e fondatore della Fraternità sacerdotale dei Missionari di san Carlo Borromeo, sulle tracce del maestro don Luigi Giussani; e Robert Sarah, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino, teologo, scrittore. Se Dio perdona, può rendere possibile “che anche io compia quest’atto smisurato. Se questa è la tua volontà, voglio che diventi la mia. E visto che la mia è inguaribile, io, proprio io, e qui adesso, Te la offro. Prendila e, se necessario, io voglio che, al suo posto, Tu infonda e inchiodi nel mio cuore la Tua”.

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