Chiunque abbia frequentato i grandi raduni spirituali di Comunione e Liberazione o anche eventi liturgici, conosce quella figura apparentemente arcigna, in piedi su un palchetto, intento a dirigere con carisma e precisione innappuntabile grandi cori vocali. Docente di composizione e compositore musicale lui stesso, Pippo Molino è una delle ultime grandi figure di professionista in un mondo, quello musicale “colto” (definizione che forse a lui non piacerebbe, in quanto preferisce “popolare”) oggi quasi scomparso.
Come dice nella sua introduzione al libro di Molino, “Un’altra musica – Un’esperienza di canto in compagnia di Don Giussani” (Volontè & Co editore, 125 pagine) Mario Leone (docente di ruolo di Musica, compositore, direttore di coro, giornalista e scrittore) “negli ultimi anni nelle comunità cristiane abbiamo assistito, come ha detto Benedetto XVI, “a un abbassarsi del livello della musica e dei canti eseguiti” . Se la Chiesa deve trasformare, migliorare, «umanizzare» il mondo – continua il pontefice – come può fare ciò e nel contempo rinunciare alla bellezza?”. Il processo di secolarizzazione ha inciso anche su questi aspetti . Si è aperta così una vera e propria crisi che riguarda le scelte del repertorio, il rapporto con la tradizione e con i nuovi canoni culturali, il coinvolgimento e l’educazione dell’assemblea liturgica . Vien da chiedersi: “È un problema esclusivamente musicale, di mode, tecniche compositive o riguarda anche l’esperienza di fede del singolo individuo?”.
Per Pippo Molina non c’è dubbio rispetto al suo percorso personale: “L’immedesimazione con la passione di Don Giussani per la melodia e per quello che nella musica comunica direttamente la profondità e la religiosità dell’uomo, il gusto per il “popolare” come diceva, ha portato in me a una ricerca della comunicativa dentro al linguaggio musicale artistico di oggi, così impregnato di dissonanza drammatica”.
In modo accattivante e affascinante, Molino nel suo libro non si sofferma su aspetti puramente tecnici, per addetti ai lavori insomma, ma racconta la sua vita e il suo amore per la musica, da quando durante una Settimana Studenti di Gioventù Studentesca del settembre 1961 impattò per la prima volta con il coro del movimento, allora diretto da Don Vanni Padovani e Adriana Mascagni. Stavano provando Tu mi guardi dalla croce di Mozart: “Sono rimasto letteralmente folgorato (…) per l’intensità con cui il coro cantava con evidenza una esperienza di fede”. Evento che lo porterà, già docente di composizione al Conservatorio di Milano, nel settembre 1986 a fondare un vero e proprio coro stabile “che sosteneva sia i momenti comuni dedicati agli adulti, che quelli dedicati al movimento degli universitari”.
In questo percorso che dura ancora oggi, Molino traccia i passaggi della crescita del repertorio di quel coro: i Responsori per la Settimana Santa di Tomás Luis de Victoria, canti gregoriani e laude dal Laudario di Cortona, insieme a qualche significativa canzone di Adriana Mascagni e di Claudio Chieffo, i canti di montagna e tanto altro ancora. Capitolo per capitolo, l’autore li descrive a fondo: i canti religiosi tradizionali, i Negro spiritual, i canti trobadorici, i canti russi, le canzoni brasiliane, quelle napoletane, la lauda monodica medievale, a partire dal repertorio del manoscritto 91 di Cortona e del Banco Rari 18 della Biblioteca nazionale di Firenze; la lauda polifonica del Quattro-Cinquecento, soprattutto nelle forme messe a punto dall’Oratorio di S. Filippo, Neri;il canto gregoriano con particolare attenzione a quelle intonazioni che possono essere insegnate al popolo, o per lo meno in parte al popolo e in parte al coro o ai solisti. Non mancano, naturalmente, esempi tratti dalla grande polifonia vocale, in particolare quella del secondo Cinquecento con una grande predilezione per de Victoria, ma anche dalla produzione dei principali musicisti del Sei-Settecento. Su tutto però, scrive, “domina l’attenzione per il canto dell’assemblea, che comporta una cura assidua nei riguardi della musica popolare all’unisono di tradizioni diverse e una stima speciale per i Salmi composti da Joseph Gelineau .Particolare rilievo hanno gli inni composti dalle monache trappiste di Vitorchiano per la liturgia delle ore. In questa prassi liturgico-musicale l’attenzione all’educazione del popolo cristiano attraverso il canto è e rimane una delle modalità fondamentali dell’educazione alla fede”.
Ogni capitolo contiene le indicazioni di canto, pagine di spartiti a cura di Molino e anche un utilissimo Qr-Code per ascoltare esempi in streaming da cui si scaricano gli audio di 41 esempi musicali in audio mp3.
Un libro dunque che è testimonianza, racconto e educazione. Come diceva Don Giussani, “nessuna espressione dei sentimenti umani è più grande della musica. Chi non è toccato da un concerto di archi, come si può essere insensibili dinanzi ai colori di una sonata per pianoforte? Sembra il massimo. Eppure, quando sento la voce umana… Non so se capita anche a voi: ma è ancora di più, e di più non si può . Davvero, non esiste un servizio alla comunità paragonabile al canto”.
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