Le braccia dei portatori tremano, sfinite, sotto il pesante baldacchino di legno. Hanno la forza e il canto di mille generazioni, un paese luminoso ancora brilla nelle vene dei più forti, nel sangue.

La Bedda Matri d’ Miraculi risale a fatica per le ripide strade di Mussomeli, si ferma, ondeggia tra i vicoli come l’albero di una nave ammiraglia battuta dai venti. Qualcuno allunga le mani dai balconi per cercare di toccare i drappi blu stellati, le preziose catene d’oro che circondano la Santissima. Altri si riversano fuori dalle case, aprono porte, i più anziani attendono seduti ai crocevia il passaggio della processione. Come se ad ogni fedele che attende il passaggio della Bedda Matri fosse riservato uno sguardo o un sorriso, una benedizione che cela un segreto.



Le pettorine azzurre della confraternita splendono nella vasta notte dell’isola, rulli di tamburo, la banda fa tremare nell’aria una musica di vittoria, di festa. A sorpresa, il grido di un uomo si leva tra la folla: “Viva Maria!”, si mescola alle voci di risposta del popolo: “Viva, Viva Maria Santissima di li Miraculi. Viva, Viva!



La Vergine Santissima si fa strada tra la folla in un fascio di luce avvolgente, è incoronata di stelle, una distesa d’oro fino le circonda il blu profondo della veste. Ai suoi piedi il viandante paralitico cerca di rialzarsi, la mano sinistra sollevata in aria, la stampella ormai abbandonata a terra. Gli occhi a cercare la tenerezza dei suoi, immersi in quella prodigiosa forza.

Nel periodo in cui Mussomeli (Caltanissetta) era sotto la dominazione dei Campo, la notte tra il 7 e l’8 settembre 1536 o 1540 o ancora 1530 un povero paralitico che riposava sul ciglio della strada riceveva l’inaspettata guarigione dalla Madonna apparsagli in sogno. Sul luogo del prodigio, tra i rovi, venne ritrovata un’antica immagine di Maria. Qui sorse un santuario ancora oggi meta di pellegrinaggi e da quel giorno i devoti manifestano riconoscenza alla celeste patrona di Mussomeli.



Da quell’antica notte di settembre – notte di un pellegrino, notte di gloria, di grazia e tormento – un fiume ancora si snoda per le strette vie del paese, scorre su queste pietre levigate dagli anni.

Ascolto il suono ipnotico di una litania recitata passo dopo passo, come una nota sommessa portata dal vento: “Regina di Mussomeli, Madonna dei Miracoli, liberaci da tutti gli ostacoli. Vergine Santissima, Madonna dei Miracoli ascoltaci, liberaci da tutti gli ostacoli”. Guardiamo il lucente simulacro* oscillare sotto gli archi colorati delle luminarie, allontanarsi lentamente fino a scomparire dalla nostra vista. Da lontano Mussomeli è un presepe di luci fioche, aggrappate alla dura roccia. In cima al sentiero illuminato di curve e saliscendi vediamo la Madrice (la chiesa madre di Mussomeli, edificata nella seconda metà del XIV secolo da Manfredi III) innalzarsi maestosa, spiegare le sue vele nell’oscurità.

Finalmente la Madonna dei Miracoli rientra, portata a spalle, nel suo santuario di pietra. Poi una miriade di fuochi fa tremare il paese dalle fondamenta, illumina il cielo e le strade a giorno. È ora di posare il capo, di abbandonarsi a lei, rapiti nel suo celeste incantamento. Sicilia interna, terra di dune, terra di grano, terra di imprevisti e luminosi avvistamenti.

 * L’imponente gruppo ligneo, terminato nel 1876, è opera di Francesco Biangardi e del figlio  Vincenzo, famiglia di valenti scultori napoletani trasferitisi a Mussomeli. La scultura formata dalla Madonna con bambino, dal paralitico e dall’angelo è tuttora posta nell’abside del Santuario della Madonna dei Miracoli.