A volte avvengono strani incontri, imprevedibili. È ciò che è successo tra don Samuele Pinna, 42enne sacerdote ambrosiano appassionato di cinema, e “Albertone”, l’attore (ma anche regista e molto altro) forse più popolare e amato dagli italiani (erano in 250mila ai suoi funerali in piazza San Giovanni) protagonista di decine di pellicole di successo, morto vent’anni fa a Roma (dov’era nato il 15 giugno 1920), dopo una strepitosa carriera e un numero record di riconoscimenti e premi, fino al Leone d’Oro alla carriera. “Di Alberto Sordi sapevo quello che sanno un po’ tutti”, ci dice don Samuele. “È stata la casa editrice a propormi di scrivere su di lui e ho accettato subito, perché l’attore romano è uno di quei miti del cinema che attira su di sé una naturale simpatia”.



Dopo aver scritto testi su don Camillo, Bud Spencer e Terence Hill, l’autore ha voluto raccontare nel volume Nell’anima di Alberto Sordi (Àncora, 2023) la vita di un altro personaggio sotto i riflettori, cercando di mostrarne “il lato umano più nascosto e più vero” e mettendo a fuoco in particolare l’aspetto della fede cristiana; scoprendo così “una persona discreta, molto professionale, disponibile verso gli altri, ma anche capace di leggere la realtà intorno a sé e di anticipare eventi e circostanze, grazie a uno spirito di osservazione e a uno sguardo sul futuro fuori dal comune”.



Precisa don Pinna: “Non sono un critico cinematografico e perciò non ho riletto la vita di Sordi solo dal punto di vista del suo percorso artistico”. Ne è nata così non una biografia tradizionale ma qualcosa di più, appunto un “viaggio” nell’anima, un itinerario di riflessione su temi fondamentali per l’esistenza di ciascuno, mediante la storia di una vita, quella di un italiano illustre “che con i suoi film ha anche descritto la storia di un intero Paese, con i suoi pregi e i suoi difetti”.

La struttura del volume è semplice. Parte dalle origini familiari di Alberto e dal contesto in cui è nato e cresciuto (la sua Roma), per poi soffermarsi sui difficili e a tratti duri esordi: anche il famoso artista ha dovuto infatti fare i conti con i fallimenti. Il terzo capitolo descrive il successo, un autentico e meritato boom dopo anni di gavetta, che ha vissuto con grande umiltà. L’ultimo capitolo, infine, indaga sulla sua religiosità e sul suo essere stato un cattolico praticante, senza remore e timidezze.



“Scoprire che c’è gente buona evangelicamente, umile e attenta al prossimo anche in un ambito competitivo come quello di chi fa cinema mi ha riempito di meraviglia”, riconosce don Samuele. “Restiamo affascinati dagli attori che ci raccontano storie che ci conquistano, ma quando scopriamo che sono anche persone di cuore nella vita di tutti i giorni, come Sordi, il loro esempio diventa testimonianza”.

A proposito della sua fede religiosa Alberto Sordi è sempre stato piuttosto chiaro, persino perentorio: “Non ho mai avuto dubbi sulla mia fede. Credo in Dio e non me ne sono mai vergognato”. L’ha ripetuto in più occasioni, anche in trasmissioni televisive. Ospite una volta a Domenica in (era il 21 dicembre 1980), con conduzione di Pippo Baudo, racconta che la sua domenica tipo prevede la mattina innanzitutto la partecipazione all’Eucaristia. Al presentatore che probabilmente lo fissa un po’ incuriosito (l’inquadratura è solo sull’attore), dice a un certo punto: “Perché mi guardi, non ce vai a Messa? Sei mussulmano?!”.

Il sentimento religioso gli era stato trasmesso sin dalla più tenera età da papà Pietro e da mamma Maria. Nella sua famiglia – lo ripeterà spesso – la fede era sempre stata al primo posto e il suo rapporto con Dio si basava proprio sull’educazione che, fin da piccolo, i suoi genitori gli avevano dato, allo stesso modo in cui gli insegnavano a camminare e a parlare.

“L’educazione cattolica ricevuta è vissuta da Alberto senza mai mettere in dubbio quanto appreso”, ricorda don Pinna. “Aveva iniziato da giovanissimo a frequentare il circolo cattolico della sua zona, e tutto quello che aveva imparato con il catechismo ha poi sempre cercato di metterlo in pratica, tutti i giorni”.

“Da allora – confiderà l’attore  – non ho mai provato il minimo ripensamento: vado a Messa, mi confesso, prego ogni giorno, credo nei dogmi e non li discuto. È bello credere, e non si crede facendo tanti ragionamenti: io sono cristiano, la vita mi ha sempre più convinto che il cristianesimo è vero”.

E in un’altra occasione: “È bello pregare. Io prego sempre, al mattino e alla sera. Recito il Padre nostro rivolgendomi a Dio e l’Ave Maria per parlare con la Madonna. Poi chiedo a tutti e due di assistermi e di assistere le persone a me care, e finisco il dialogo con parole mie, con un discorso o una confidenza, magari su qualcosa che mi è capitato o che mi deve capitare (se sto per fare un viaggio, se ho un problema di salute). Insomma, pregare per me è un po’ come parlare con qualcuno che può capirmi e aiutarmi, anche in momenti difficili, quando altri non potrebbero”.

Per lui, ricorda sempre don Samuele, “il primo modo con cui un uomo di spettacolo può essere un testimone di fede è proclamare la sua appartenenza non tanto a parole, ma con le scelte di vita. Che significa affermare i valori cristiani, essere corretti con tutti, misericordiosi verso gli altri sia sul lavoro sia nel quotidiano, non pensare di brillare di luce propria ma esercitare la virtù dell’umiltà, non gonfiandosi per successi in fin dei conti effimeri”.

Per Alberto Sordi, anche qualora si incappi in qualche errore, è importante saper chiedere perdono (ecco perché per lui era centrale il sacramento della confessione). Esprimeva poi con discrezione la sua attenzione alle persone vicine e lontane (quante adozioni a distanza!) “con atti di generosità che sono invero di giustizia: l’amore per incarnarsi ha infatti bisogno di concretezza”.

Il simpatico divo ha operato come cristiano che segue il dettato del Vangelo: “Non sappia la sinistra quello che fa la destra (Mt 6, 3)”. E la “sinistra” forse non seppe mai delle sue numerose opere di beneficenza e della sua disponibilità, che smentiscono la falsa diceria sulla sua presunta avarizia.

“Il viaggio nell’anima di Alberto Sordi”, conclude don Pinna, “mi ha consentito di comprendere come egli sia stato in grado di manifestare al meglio quell’allegria tipica di una sana spiritualità cristiana, capace di mettere alla berlina tutte le forme del peccato, nella consapevolezza che è sempre possibile la redenzione”.

Il tutto condito con una intelligente comicità, perché, come ebbe a dire nei panni del Marchese del Grillo, “Quanno se scherza, bisogna èsse’ seri!”.

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