A quanti di noi sarà capitato di vedere, viaggiando, un cartello stradale nascosto da foglie e rami cresciuti più del dovuto. In quel caso il cartello è ovviamente inutile. La stessa cosa può succedere anche nel cammino umano, se persone che sono (o sono state) segni di positività, di bene, di speranza vengono dimenticate.
Per questo vale la pena richiamare alla memoria figure esemplari che rischiano di diventare, con il tempo che passa, sconosciute ai più.
In questo caso parliamo di un personaggio singolare, di cui è bene tenere viva la memoria e gli insegnamenti, che è stato segno per molti. Il personaggio è un frate cappuccino, amico e collaboratore per mezzo secolo di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e liberazione.
Su padre Emmanuel Braghini conoscenti, amici, parenti e penitenti hanno reso la loro testimonianza, hanno espresso il loro ricordo, confluiti in un libro-biografia dove si trovano anche alcune sue lettere e omelie. Tutti elementi preziosi per comprendere la vita e l’opera del religioso, il quale non ha mai pensato a un’esposizione sistematica del suo pensiero.
Originario di Brescia, dove è rimasto fino a 18 anni, il futuro padre Emmanuel (1928-2012) ha scoperto e abbracciato quasi naturalmente la sua vocazione grazie all’educazione ricevuta in famiglia, nella quale si respirava la forte tradizione del cattolicesimo bresciano socialmente impegnato e nello stesso tempo innovativo.
Le tappe fondamentali della sua vita hanno del romanzesco. Innanzi tutto il miracolo – tale fu considerato subito dalla madre – di essere scampato ad una malattia grave come la meningite all’età di quattro anni. La fuga da casa, a 15 anni, per andare a farsi frate – contro la volontà dei genitori – nel convento dei Cappuccini di Albino (in Val Seriana, provincia di Bergamo): in un’epoca in cui tutto era messo in opera per educare i giovani all’obbedienza e alla sottomissione colpisce l’insistenza di quel ragazzino pieno di vita e di iniziativa, studente ginnasiale, che non rinuncia a seguire il suo irresistibile desiderio. Vinta almeno in parte l’opposizione della famiglia, l’ingresso regolare in convento a Cremona tre anni dopo; l’ordinazione sacerdotale nel 1954 e dopo pochi mesi l’incontro del tutto fortuito a Milano con don Giussani, giovane prete, incontro che segnerà la vita e la vocazione di padre Emmanuel. Dopo il soggiorno in vari conventi di Lombardia, dopo l’esperienza di cappellano presso l’Ospedale di Bergamo e la missione per un breve periodo in Francia, a Besançon, il ritorno definitivo a Milano dedito all’insegnamento della religione in vari licei statali e non, con il relativo impegno in Gioventù studentesca ufficialmente autorizzato dai suoi superiori; infine assistente spirituale presso l’Università Cattolica.
Il temperamento ardente e impetuoso rende totale e generosa la sua adesione alle iniziative di Giussani e alle opere che man mano sgorgano all’interno del Movimento. Padre Emmanuel non è un semplice ripetitore ma assimila il carisma del fondatore in modo geniale e intelligente, fondendolo con gli insegnamenti di san Francesco d’Assisi, ben vivi e attuali nell’ordine dei cappuccini.
Predicatore e confessore – nonché professore – instancabile, tuttavia ha insegnato con l’esempio trascinatore più che con i discorsi o le lezioni, teso a vivere nella concretezza di tutti i particolari il messaggio cristiano, evitando ogni astrazione, ogni accento retorico.
Egli nel movimento di Comunione e liberazione, fin dagli esordi, ha rappresentato in modo peculiare la forza della misericordia, essendo consapevole strumento del perdono misericordioso di un Altro, perdono che ha testimoniato con passione e letizia. La cordialità gratuita verso gli umili, i bambini, gli indifesi, svelano particolarmente questo volto del padre Emmanuel, che amava riflettere e far riflettere sul bisogno della paternità di ciascuno: sentirsi amati e voluti da un padre per essere a propria volta padri.