Il 17 marzo è il Saint Patrick’s Day, la Festa di san Patrizio, patrono d’Irlanda insieme a santa Brigida. Si tratta di una figura importante, non solo per l’Irlanda, ma per l’intera Europa, festeggiata in modo particolare dagli irlandesi che vivono in ogni parte del mondo come memoria della loro identità di popolo. Non tutti sanno che lo stesso simbolo dell’Irlanda, lo Shamrock, il trifoglio, è una eredità di San Patrizio, che lo usava per spiegare il mistero della Trinità ai celti, e che divenne in seguito il simbolo nazionale.
La festa di san Patrizio giunge dunque a proposito un invito alla lettura del libro Patrizio, un santo tra le rovine dell’impero di Paolo Gulisano (Ares, 2024).
Pur trattandosi della biografia di un santo non si tratta di un racconto pietistico, ma di un vero e proprio libro di storia sullo sviluppo della civiltà cristiana in Irlanda, una introduzione alla vita di San Patrizio incardinata nella millenaria storia dei celti irlandesi e delle loro tradizioni.
L’Impero Romano era giunto in Britannia nel 43 d.C. spingendosi fino ai confini con la Scozia, ma non aveva mai preso in considerazione quella che i romani chiamavano Hybernia, l’isola al confine occidentale del Nord Europa, una terra che secondo i romani avrebbe potuto essere facilmente conquistata con una sola legione, ma che era considerata povera e priva di risorse.
Patrizio nasce nel 389 in Britannia, da padre e madre cristiani. Il padre, funzionario dell’amministrazione romana, era anche diacono. Dopo una permanenza di 400 anni in Britannia le legioni romane, con l’inizio della caduta dell’impero, si ritirano. Ne approfittano i pirati irlandesi, che hanno mano libera per le loro scorribande nella vicina Britannia.
In una di queste rapiscono Patrizio, che all’età di sedici anni viene portato in schiavitù nell’Ulster, dove resterà per sei anni prigioniero di un feroce padrone, che lo impiega nella custodia delle pecore. Pur nella dura situazione Patrizio non abbandona la fede e la preghiera, a cui è fedele ogni giorno. A ventidue anni riesce rocambolescamente a fuggire e a rientrare in Britannia.
Decide quindi di seguire la vocazione religiosa. Ordinato diacono in Britannia prosegue gli studi in Gallia, dove viene ordinato sacerdote. Rientra quindi in Britannia per iniziare il suo apostolato, dando il suo contributo nel fermare l’eresia pelagiana. Ordinato vescovo, ha più volta un sogno nel quale un angelo gli chiede di tornare in Irlanda, una terra che non ha conosciuto l’annuncio di Cristo. È così che nel 423 chiede di andare in Irlanda per svolgervi il suo ministero vescovile.
Patrizio non è solo un uomo con una fede profonda, un asceta che pratica preghiera e digiuno, ma è anche molto concreto, appassionato alla missione di portare la conoscenza del cristianesimo in una terra che non ne aveva mai sentito parlare, pronto a sacrificare anche la sua vita per questo.
Lo svolgersi della sua missione, tuttavia, non renderà mai necessario il martirio. Quest’uomo solo, di quasi quarant’anni, un’età considerevole nel V secolo, dotato di un carisma eccezionale, incarna un’antica profezia celtica: un uomo rasato con un bastone ricurvo è destinato a salvare l’isola dalla malvagità. La tonsura monacale e il pastorale sembrano incarnare la profezia.
Patrizio parla e predica in lingua gaelica, conosce gli usi e i costumi irlandesi, e sa far leva sulle credenze locali per dare loro un significato più alto. Così, tramite lui ed i suoi successori, la presenza della Chiesa non si afferma con la distruzione dei riti pagani e delle credenze ancestrali, ma le assimila, le purifica e le trasfigura. Gli irlandesi, semplici uomini e donne, ma anche i capi dei loro clan, lo ascoltano e cominciano a seguirlo.
La vita di San Patrizio, come quella di molti altri santi, è costellata di miracoli. Si narra che abbia dovuto affrontare un drago sull’Isola di Skellig, dove in seguito venne eretto un monastero dedicato a San Michele, abitato dai monaci dal V al XIII secolo. A lui è attribuita la liberazione dell’Irlanda dai serpenti, dai quali era tormentata da secoli: non si tratta di un evento simbolico ma di un fatto storico, in quanto da allora l’Irlanda fu completamente liberata dalla presenza di rettili velenosi.
Ma i miracoli più importanti sono certamente la conversione del popolo dei celti e la nascita del monachesimo irlandese, iniziato nel VI secolo e rimasto invariato per oltre seicento anni, destinato a portare frutti in tutta Europa.
Occorre inoltre citare santa Brigida, co-patrona d’Irlanda, fondatrice del monastero di Kildare, un monastero sia maschile che femminile, con una unica innovativa figura di abate o di abadessa alla guida della comunità. Il medioevo, dalle origini al XV secolo aveva quindi già valorizzato la figura e la santità femminile.
Come ricorda Gulisano nel suo libro, “L’incontro e la fusione tra il misticismo di origine celtica, con la sua sete di assoluto e di soprannaturale, e l’ordine, il rigore liturgico e la passione per la ricerca teologica che erano di origine romana, diedero luogo ad una costruzione affascinante, che fu la Christianitas medievale irlandese”. E così nel V e VI secolo l’Irlanda vede lo sviluppo di una civiltà cristiana originale, diversa da quella di Roma, ma ad essa sempre vicina.
Patrizio muore il 17 marzo 461. Da allora è diventato il patrono d’Irlanda e degli irlandesi sparsi in cinque continenti, e nel giorno nel quale viene festeggiato il suo nome il trifoglio della Santissima Trinità ricorda a tutti la tradizione dell’Irlanda cristiana.
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