A chi non segue il motociclismo e il MotoGp in particolare potrebbe essere sfuggito il bell’articolo di Emanuele Pieroni su Mowmag.com. Cronista eclettico con la passione per la penna e la moto, in occasione del matrimonio di Pecco Bagnaia con la fidanzata di sempre, Domizia Castagnini, si è cimentato in un pezzo di costume che sarebbe meglio non perdere (tempo di lettura minuti due).
Lo spunto è stato il regalo di matrimonio, o meglio i regali di matrimonio, che i due giovani hanno tramutato nel dono di una palestra per la riabilitazione dei bambini ricoverati all’ospedale Santa Margherita di Torino. Un regalo fatto con discrezione e una semplicità poco comune nell’ambiente delle persone di successo. Il pezzo di Pieroni parte dalla semplicità, rara virtù contemporanea, per allargare sulla normalità, sul sogno, l’infanzia e, per l’appunto, sul matrimonio.
Simplicissimus è il titolo di una storica rivista satirica tedesca (1896-1967), a suo modo di costume, con estimatori di prestigio come Hermann Hesse, Thomas Mann, Heinrich Mann. Tra gli altri anche Giacomo B. Contri ne era estimatore e teneva il manifesto di una copertina della rivista sulla scala del suo studio milanese in via Matteo Bandello, così – volente o nolente – chi entrava era indotto a pensare che in fondo, quella cosa stracomplicata che è la psicoanalisi (vista da fuori) fosse, alla fine, tutto sommato, semplice.
L’accento che Pieroni mette sulla semplicità a proposito del matrimonio del tre volte campione del mondo (di cui due titoli consecutivi in MotoGp, 2021-22; 2022-23) con la fashion buyer (con tanto di laurea e master) aiuta a pensare che anche il matrimonio possa essere cosa semplice: semplicissima, appunto. Ma qui non bisogna confondere semplice con facile, essere semplici può richiedere parecchio tempo e lavoro.
Del matrimonio considerato come un’arte (2015) è il titolo semplice di un libro (non semplice) di Julia Kristeva e Philippe Sollers che offre – a chi lo volesse far proprio – il pensiero che il matrimonio sia una faccenda da artisti, anche nel senso di artigiani. Pieroni tratteggia una difesa non ingenua della normalità: concetto con il quale non è facile trovare qualcuno che non si trovi in imbarazzo. Per uno psicoanalista il passaggio dell’articolo sulla “non normalità patologica”, a proposito di certe condotte di persone molto in vista e/o molto ricche, è uno di quelli che catturano l’attenzione per la precisione chirurgica del linguaggio. Intanto c’è l’uso coraggioso dell’aggettivo patologico, indice di una capacità di giudizio che va al di là dell’ambito specialistico, su ciò che è sano e ciò che non lo è. E poi il riferimento alla normalità, senza timori reverenziali alle mode culturali, come concetto fortemente impiantato su quello di sano (salute/benessere). Normale è diverso da uniforme, come semplice è diverso da facile. Per un essere umano (uomo & donna) la normalità non è un fatto statistico, ma giuridico. È la facoltà di porre (e comporre) una norma di beneficio in un rapporto, di presidiarla e promuoverla nel tempo.
Stupisce il cronista che il pensiero del matrimonio, quindi di una partnership, sia potuta attecchire in persone ambiziose “così impegnate a realizzare sogni personali grandi davvero: salire sul tetto del mondo”, inseguendo sogni coltivati sin da piccoli, poi da giovani e da adulti. Pieroni – che potrebbe anche mettersi a fare lo psicoanalista (ma magari non gli importa) – è poi molto bravo a cogliere l’associazione inconscia – Freud le ha chiamate libere associazioni – tra bambino, palestra, lavoro (fatica, sudore), riabilitazione – che il regalo al Santa Margherita contiene. “La strada – scrive – è sì fatta di sudore e fatica, ma è anche quella che riabilita davvero a quella semplicità che magari un giorno non sarà più così rara. Soprattutto se sbattuta in faccia ai bambini”.
Il nesso tra bambino e campione – passando per la “palestra” – il cronista lo ha notato anche nella corsa di Bagnaia dopo la vittoria al Sachsenring (7 luglio 2024) verso due bambini che avevano esposto un telo con la scritta: “Pecco posso avere un souvenir da te? Buona fortuna per la gara”, ai quali ha regalato le “saponette” para ginocchio. Una corsa nella corsa che ha colpito molti sia per l’occhio d’aquila che è servito al pilota per leggere il piccolo telo sfrecciando a 200 km l’ora, sia per l’assenza di cesura tra il giovane campione e il bambino che (a quanto pare) abita tuttora nell’imperturbabile centauro.
È contro-intuitivo, o forse è stato potentemente rimosso, il pensiero che anche il matrimonio sia un sogno infantile. Unico, Freud ad evidenziarlo, nel complesso di Edipo, che pur lo evidenzia in una fase già di crisi del pensiero sano. Ma anche in questo caso per il passaggio dal sogno alla realtà la palestra è d’obbligo, perché è ingenuo ritenere che grandi obiettivi si raggiungano senza grande impegno. Il pilota di MotoGp compete in uno sport iper-individuale, in cui non può riuscire senza coltivare numerose partnership. Anche il matrimonio è un’avventura individuale, che non si può fare soli. In entrambi i casi serve essere guidati dal pensiero della partnership, serve tecnica, tanta palestra, una certa dose di coraggio e “buona fortuna per la gara”.
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