Prendere l’attualità del Mare Nostrum, raccontarla per provare a interpretarla dando un significato a cosa accade: sono gli obiettivi di Polveriera Mediterraneo. Dall’Afghanistan all’Algeria le nuove sfide per l’ordine mondiale, una raccolta di saggi curata da Michela Mercuri e Alberto Gasparetto, con prefazione di Vittorio Emanuele Parsi (FrancoAngeli, 2023). Attraverso una serie di letture originali sono riportate alla nostra attenzione le problematiche di quel Medio Oriente allargato che, dal 2001 al 2022, ha occupato tanto rilievo nella discussione sulla politica internazionale. Il conflitto in Ucraina è oggi al centro dell’attenzione globale. Una guerra che certamente si esprime nel presente ma che porta con sé una pesante eredità storica, geografica e geopolitica.
È importante oggi indagare a fondo per comprendere il presente immediato e il futuro (lontano) partendo dal passato recente e non dimenticare che il nostro Paese è al centro di un’area geografica che rimane importantissima per il “nostro” futuro. I Paesi europei guardano al Mediterraneo con rinnovato interesse, soprattutto in materia di politiche energetiche. Nazioni come l’Algeria e la Libia diventeranno sempre più interlocutori privilegiati per gli interessi europei. A preoccupare è in particolar modo la Libia, il cui “stallo” è introdotto con estrema precisione da Michela Mercuri. La Libia, a undici anni dalla caduta di Gheddafi, non ha ancora ritrovato la sua unità e alcuni gruppi di potere esercitano il controllo con il costante uso delle armi.
L’ex colonia italiana continua a essere caratterizzata da un perenne stallo politico, che purtroppo non sembra avere soluzione nel breve periodo, e dalla mancanza di una chiara comunione di intenti da parte degli attori domestici e internazionali, necessaria per traguardare la fine di una crisi che dura ormai da oltre un decennio. Le elezioni entro il 2023 sono un miraggio. L’ottimismo di alcuni analisti non trova riscontro nella realtà. Se, da una parte, l’accordo sul cessate il fuoco raggiunto nell’ottobre del 2020 regge, nonostante alcune tensioni negli ultimi mesi, dall’altra, le milizie svolgono ancora quel ruolo da protagonisti acquisito con la caduta del precedente regime. Qui la Wagner continua ad operare. I gruppi militari e i loro leader sono diventati determinanti in qualsiasi sviluppo nel Paese e la loro ascesa fino ad oggi è stata di ostacolo agli sforzi volti a unificare e riformare i settori della difesa e della sicurezza, processo fondamentale per una democratizzazione definitiva.
L’Algeria, a cui si è mirabilmente introdotti da Caterina Roggero, si è confermata al centro dell’interesse energetico nazionale. A dirlo è stato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in visita ufficiale nel Paese a inizio 2023. La premier ha parlato del progetto di fare dell’Italia una sorta di hub di distribuzione dell’energia in cui il Paese nordafricano rimane il nostro principale fornitore di gas. Sono state firmate intese tra Eni e la sua omologa algerina, un accordo per ridurre le emissioni di gas serra, quindi per uno sviluppo sostenibile e per giungere ad un incremento delle esportazioni di gas dall’Algeria all’Italia e all’Ue. Ma anche per la realizzazione di un nuovo gasdotto per l’idrogeno, la possibilità di produrre gas liquefatto, insomma un meccanismo di mix energetico che si presenta come possibile soluzione alla crisi in atto.
Dall’altra parte del Mediterraneo, invece, Alberto Gasparetto ci introduce alla Turchia, dove si è confermata l’autarchia di Erdogan, che cerca di diventare mediatore tra l’Occidente e la Federazione Russa, ma palesemente solo per interessi personali e del suo partito, riconfermato al governo con solo la metà del consenso nazionale. Nel 2023 la Repubblica turca festeggerà i suoi cento anni di storia, mentre vive un pericoloso ritorno all’islam politico, con continue violazioni dei diritti civili fondamentali. Da non dimenticare, poi, la possibile azione ricattatoria contro l’ingresso della Svezia alla Nato, che potrebbe concretizzarsi tra una decina di giorni a Vilnius. Il confermarsi in auge dell’islam politico in Turchia fa pensare subito alla situazione in alcune aree africane e Sara Senno, nel suo elaborato, da leggere con specifica attenzione, chiarisce nel dettaglio quali siano i pericoli di tale “revival” in Nord Africa. Giuseppe Acconcia e Jessica Pulsone aprono una finestra di conoscenza sul Golfo Arabico, così importante e influente per l’equilibrio strategico del Mediterraneo.
La ripresa dei rapporti diplomatici tra Arabia Saudita e Iran non dovrebbe avvicinare a nessuna pace in Medio Oriente, ma offre un canale negoziale ulteriore tra le due potenze regionali per la spartizione dei territori arabi tra Mediterraneo e Golfo. Riyad e Teheran sono in conflitto da molti anni per l’egemonia nell’area e lo fanno con diversi mezzi. Solo in casi eccezionali, come accaduto tra il 2019 e il 2022, l’Iran ha preso di mira, tramite suoi alleati regionali i territori sauditi, puntando agli interessi petroliferi di Riyad e di mezzo mondo situati nel Golfo. Solitamente i due Paesi competono tra loro ricorrendo a operatori locali che operano in contesti esterni ai rispettivi territori nazionali. Per tornare nelle nostre acque, Mauro Primavera apre la finestra della conoscenza sul presidente siriano Assad, che il 18 maggio è arrivato a Jedda, in Arabia Saudita, per partecipare a un vertice della Lega araba.
È la prima volta da oltre un decennio, dopo l’esclusione di Damasco dall’organizzazione regionale. La Siria era stata esclusa dalla Lega Araba quando il regime di Assad aveva represso la rivolta del 2011. Assad è tuttora al suo posto, grazie all’appoggio decisivo della Russia e dell’Iran e questo è un successo insperato. Il reintegro all’interno della Lega araba segna dunque un fallimento di chi sperava in una soluzione democratica e politica in Siria. Infine, da leggere, per ricordare quanto avvenuto nei venti anni di operazioni in Afghanistan (la durata di quattro volte una Guerra mondiale), un riepilogo di quanto avvenuto in quella terra che ha influenzato gli equilibri strategici mondiali per un tempo considerevole. La tesi finale di questa raccolta si può riassumere in questo inquietante interrogativo: e se stessimo dimenticandoci del Mare Nostrum? La risposta è: non possiamo!
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