Da molti anni ormai i festival della letteratura, della lettura o del libro svolgono un ruolo importante nella diffusione non solo delle novità editoriali ma anche delle idee e del dibattito culturale a tutto campo. Il successo anche di pubblico che continuano ad avere potrebbe far pensare ad un format omogeneo, se non identico, per tutti questi eventi. Ma non è così. “Pordenonelegge”, “festa del libro e della libertà”, la cui 25esima edizione si è appena celebrata da mercoledì 18 a domenica 22 settembre, anche quest’anno ha saputo essere all’altezza delle aspettative di cui si investono generalmente i festival e mantenere allo stesso tempo caratteristiche sue proprie.
Chi ha in mente il Salone del Libro di Torino deve farsi tutt’altra immagine di Pordenone: qui il festival investe tutta la città, anche oltre il centro storico, con decine di siti, palcoscenici, librerie, locali che sono teatro di centinaia di eventi. Chi vi partecipa ha l’impressione che tutta una città e tutto un territorio siano coinvolto nella sua realizzazione, un po’ come accade al “Festivaletteratura” di Mantova, e forse anche di più. Ovunque, nei bar, nelle strade, nelle piazze, campeggiano i segnali gialli del festival. Si possono incontrare continuamente i ragazzi dell’organizzazione, che gli organizzatori stessi chiamano “angeli”, cioè centinaia di giovani coinvolti come volontari nell’accoglienza degli ospiti, nel loro accompagnamento, nel servizio che rende ordinato l’afflusso affollatissimo agli incontri e, pochi metri oltre, Massimo Cacciari, al ritorno dalla sua lectio magistralis sulla metafisica concreta, o Chiara Valerio o il premio Strega Donatella Di Pietrantonio, che passeggiano per la città per recarsi al loro incontro, ad un’intervista Rai o solo al ristorante.
Pordenonelegge è un evento di respiro internazionale: si può assistere a interventi sulle donne in Iran (Farian Sabahi) o incontri con Oksana Zabusko, scrittrice ucraina contemporanea, sulla fotografia di Erik Kessels, “lo stregone dell’immagine” per Time Magazine, o su esperienze di narrativa francese come quella di François Bégaudeau. Ma la sua particolarità è che mantiene anche un netto respiro local, facendo sentire come il Friuli e il Triveneto in genere siano tutt’oggi uno dei centri della cultura italiana, ancor più approfondendo la vocazione mitteleuropea, in dialogo quindi con le culture dell’Europa orientale con cui comunicano a qualche chilometro da qui, rappresentate da esponenti della letteratura e della cultura slovena o croata, da sempre in dialogo con queste terre.
Il rischio di questi festival, spesso rimarcato dai più critici, è di essere soprattutto baracconi della società dello spettacolo e di preferire incontri con personaggi noti al grande pubblico più per meriti massmediali che culturali; è l’impressione che spesso danno gli eventi di Torino o Mantova, appunto. Occorre dire che gli organizzatori di Pordenonelegge, tra i primi Gian Mario Villalta, hanno saputo tenere alta negli anni la temperatura culturale. Intanto, al contrario di Torino, qui non si inaugura la settimana con fatti di cronaca-scandali di tipo politico o solo gossip per attirare l’attenzione. La cosa più clamorosa dell’inaugurazione è stato il saluto del presidente della Repubblica; è la grande frequenza di eventi di letteratura di qualità, addirittura di poesia (altrove sempre cenerentola dallo spazio risicato) tra gli appuntamenti del festival a dimostrare la serietà del lavoro.
Narrativa, romanzi fiction e non fiction, esperienze poetiche individuali e movimenti editoriali e collettivi hanno avuto continuativamente possibilità di essere in questi spazi. Anche in questo caso le proposte variano dagli autori internazionali ai numi del territorio: come esempio è bello citare il premio letterario dedicato a Pierluigi Cappello, considerato in Friuli come la voce più rappresentativa di un’anima, la cui cerimonia si svolge sempre nei giorni del festival. Da notare anche l’attenzione data alle lingue minoritarie e ai dialetti di numerosi eventi, ancora una volta a confermare la natura di una terra e di una cultura aperta al mondo e conscia di sé stessa.
Pordenonelegge infine presta da sempre particolare attenzione ai giovani e ai ragazzi delle scuole: non solo molti autori chiamati a intervenire sono all’inizio della loro carriera, ma probabilmente più della metà degli eventi è proprio dedicata al pubblico delle scuole. Camminare per la città è un continuo incontrare classi di studenti, dalla primaria al liceo, che si recano all’incontro di questo o quell’autore, che li introdurranno a un libro che parla di scienza, di filosofia o anche al modo migliore di leggere una poesia. Raramente si trovano tanti insegnanti coinvolti nel successo di un festival che negli anni ha saputo adeguarsi sì a un certo profilo comune con altri simili eventi, rimanendo contemporaneamente peculiare e fedele a sé stesso.
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