Si è conclusa l’8 dicembre scorso la XXVI edizione del Premio Camposampiero, il più importante concorso nazionale di poesia religiosa che viene indetto con cadenza biennale. Un riconoscimento prestigioso che nel corso degli anni ha visto affermarsi grandi rappresentanti della poesia italiana come padre David Maria Turoldo (cui è dedicato il premio e che presiedette la giuria negli anni dal 1982 al 1992), Mario Luzi, Silvio Ramat, Giovanni Raboni.



A presiedere la giuria è stata chiamata la scrittrice Antonia Arslan, che ha voluto sottolineare la qualità delle opere che hanno partecipato alla gara in questa edizione, ricordando come in mezzo secolo di vita il Camposampiero si sia ritagliato uno spazio importante e autorevole nel panorama dei premi letterari italiani e come anche in questa edizione, nel solco di una tradizione che è stata confermata anche quest’anno, si siano potute apprezzare opere di grande valore. Il riconoscimento punta a valorizzare le composizioni nelle quali sia vivo e dominante il senso del divino, esplorando nella contemporaneità le realizzazioni delle aspirazioni verso la spiritualità che sono insite nell’essere umano.



La giuria, guidata da Antonia Arslan e composta da Giovanni Gazzaneo, Elda Martellozzo Forin, Siobhan Nash Marshall e da Alessandro Rivali, ha proclamato vincitore Massimiliano Bardotti, con La disciplina della nebbia (PeQuod ed). Il secondo posto ex aequo è andato a Corrado Bagnoli, con La casa visitata (Puntoacapo editrice) e a Giorgio Casali, con Domestiche abitudini (Contatti edizioni). Al terzo posto, infine, si è classificato Franco Casadei con Nostro fratello Giuda. Il vangelo in poesia (Ladolfi). I giurati hanno deciso anche di assegnare un altro importante riconoscimento, questa volta alla carriera, che è andato al poeta milanese Marco Beck.



Il premio è promosso dalla Città di Camposampiero (che si trova in Veneto, nella provincia di Padova) e dal locale Lions club. Il Premio Camposampiero si rivolge alla poesia religiosa considerata fuori da ogni connotazione che sia sacra o confessionale, restando aperto, quindi, alla spiritualità insita nel mondo, comunicata attraverso la bellezza dei versi. La spiritualità che emerge dal quotidiano e dà voce alla coscienza, all’anima dell’autore e al suo modo di sentire la vita.

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