È ancora interessante parlare oggi di epistemologia? Termine dominante nel dibattito culturale degli ultimi decenni del secolo scorso, sembra ora uscito di scena. Come mai un’epoca dominata dalla scienza come è la nostra non è più interessata a interrogarsi sui fondamenti del sapere scientifico?

Il termine epistemologia, che nel XX secolo ha denominato il rapporto tra filosofia e scienza e la problematicità di questo nesso, funziona da neologismo rispetto al significato classico di episteme, sapere incontrovertibile. Il termine compare in una delle prime opere di Bertrand Russell impegnate nel dibattito sui “fondamenti delle scienze” e viene utilizzato in Francia come sinonimo di “filosofia delle scienze” con la preoccupazione di individuare un punto di unificazione delle scienze. Ma il termine epistemologia ha un’altra genealogia possibile: in ambito tedesco l’espressione, di chiara matrice kantiana, interroga le facoltà conoscitiva del soggetto e viene in qualche modo ad indicare la “teoria della conoscenza”. Tutto questo suggerisce il difficile luogo teorico dell’epistemologia e interroga il rapporto tra filosofia e scienza sulle questioni dei fondamenti del sapere scientifico, dell’unità del sapere e dell’oggettività nella teoria della conoscenza. Come ignorare queste questioni?



In questo senso il contributo di Gaston Bachelard (1884-1962) ci sembra particolarmente significativo.

Pensatore eccentrico e originale, segna generazioni di filosofi, scienziati e letterati con la sua figura, divenuta leggendaria per la peculiarità del suo pensiero e il fascino della sua persona e per la sua straordinaria attività di epistemologo e di studioso dell’immaginario, teorico degli elementi materiali e di quella dimensione di coscienza aurorale che va sotto il titolo di rêverie.



“Giano bifronte”, molto si è detto di questa sua duplice attività e dell’unica e profonda tensione per il razionalismo e per “l’uomo delle ventiquattro ore”, secondo una sua felice espressione, l’uomo del giorno illuminato dalla razionalità scientifica e l’uomo della notte carico di sogni e di immaginazione.

È ancora attuale il suo pensiero? Può dirci qualcosa delle scienze, oggi? Come misurarne l’attualità?

Un contributo significativo ci viene da ciò che afferma un importante studioso di epistemologia di orientamento assai distante da quello di Bachelard, quale Ian Hacking: “possiamo essere tutti, in misura non nota, suoi discepoli intellettuali”. Ma più interessante è misurare l’attualità di Bachelard dall’interno del suo pensiero, date le profonde trasformazioni subite dalla scienza; come egli stesso dice: “dieci anni del nostro tempo valgono secoli delle epoche anteriori”. L’attualità della sua opera non sta nell’aver individuato una volta per tutte la chiave interpretativa della realtà, foss’anche nei termini di un metodo. Piuttosto tale attualità sta nella sua battaglia per un razionalismo non riduzionista in quanto espone continuamente la ragione alla prova e la impegna nel suo incessante ristrutturarsi nel confronto con la realtà.



Epistemologia storica è l’espressione che designa questo pensiero fortemente connotato da un impegno razionalista ma sempre esposto alla sua revisione della verifica sperimentale, un pensiero al lavoro che produce effetti e misura il movimento dinamico, cioè attivo della ragione. La storicità irrompe nell’epistemologia segnando la necessità della interruzione, della revisione, della rettifica, elementi e fattori che producono come effetto l’ampliarsi dei quadri della conoscenza.

I testi di Bachelard sono disseminati di termini (rottura, frattura, modifica, rettifiche, riforme, rovesciamenti, revisioni, riorganizzazione) che convergono inequivocabilmente nella direzione della discontinuità. Tali termini, per di più accompagnati da aggettivazioni che ne radicalizzano il senso, fanno convergere l’attenzione sul momento della interruzione, della rottura come punto sorgivo sempre disponibile a un nuovo inizio ed evidenziano così quel momento genetico di radicale novità che esprime la creatività umana.

Di tali questioni si discuterà in un seminario online organizzato da Prologos dal titolo “Discontinuità: l’epistemologia storica di Bachelard”, che si terrà oggi, venerdì 18 novembre, alle 17.30. Oltre a Francesca Bonicalzi interverrà Fabrizio Palombi (Università della Calabria). Per partecipare al seminario, collegarsi a questo link di zoom.

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