Un amore lungo una vita quello di Luigi Viva per Pat Metheny e il suo “Group”, soprattutto il tastierista Lyle Mays. Già nel lontano 1989 lo scrittore e giornalista romano (noto ai più per quella che è ancora considerata, per via delle tantissime ristampe la più nota e amata biografia di Fabrizio De André, “Non per un dio ma nemmeno per gioco”, aveva dedicato un approfondito volume al chitarrista americano (“Pat Metheny, la biografia, lo stile, gli strumenti”, Muzzio Editore, tradotta anche in Francia). Oggi con questo poderoso volume (528 pagine, 26 euro, Arcana) dice tutto quello che ancora si poteva dire su questi due straordinari musicisti aggiungendo tutto quello che poteva mancare.



Il volume che per il numero di pagine potrà spaventare qualcuno ma non certo i tanti fan italiani del duo, anzi, è costruito in maniera intrigante, tanti flash che si sovrappongono e si collegano fra loro, con i momenti biografici importanti e la descrizione di ogni disco. Si avrà così una sorta di biografia-enciclopedia da poter consultare non necessariamente in ordine cronologico, ma anche saltando nel corso degli anni, cercando i momenti e i dischi che più interessano per poi tornare con calma sul percorso.



Non mancano tante dichiarazioni dei due musicisti, spesso a cura dello stesso autore, così come diverse fotografie rare o mai viste, anche queste in parte di Viva o del figlio. “Ritenuti una sorta di Lennon e McCartney del jazz, i due geniali musicisti vengono oggi considerati dei veri capiscuola” recita la quarta di copertina. Lyle Mays è purtroppo deceduto il 10 febbraio 2020 chiudendo così per sempre questa avventura. Sarà ricordato alla prossima cerimonia dei Grammy visto che il mini c d uscito postumo, Eberhard, ha ottenuto la nomination nella categoria Best Instrumental Composition, così come Metheny l’ha ottenuta nella categoria Best Jazz Instrumental album con il suo ultimo cd. Insomma, la loro musica sopravvive e continua.

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