Andrej Dmitrievič Sacharov può essere considerato a pieno diritto uno dei protagonisti della storia dell’Urss del secondo Novecento.
Nato nel 1921 in una famiglia di intellettuali, Sacharov intraprende gli studi di fisica e si fa subito notare per le sue capacità fuori dal comune, tanto da entrare a poco più di trent’anni nell’Accademia delle Scienze dell’Urss.
Dopo la Seconda guerra mondiale viene chiamato a partecipare al progetto di creazione della bomba a idrogeno di fabbricazione sovietica. Dopo aver inizialmente accettato di far parte di questo progetto, guidato da Berija in persona, Sacharov comincia tuttavia a intravederne i rischi e a denunciarli. La sua posizione di attivista non è mai separata da quella di scienziato, ma l’impegno politico si intensifica a partire dalla fine degli anni Sessanta, quando Sacharov diventa uno dei portavoce del dissenso in Urss.
Nel 1966, anno del processo contro gli scrittori dissidenti Andrej Sinjavskij e Julij Daniel’, Sacharov sottoscrive una lettera collettiva contro la possibilità di una riabilitazione di Stalin. L’anno successivo partecipa alla difesa di Aleksandr Ginzburg e scrive al capo del Kgb, Andropov, chiedendo che faccia cessare le vessazioni verso Daniel’, condannato l’anno prima. Nel 1968 scrive poi un opuscolo che si diffonde con il samizdat, Considerazioni sul progresso, la coesistenza pacifica e la libertà intellettuale, in cui i problemi dell’Urss sono esaminati nell’ottica più ampia dei problemi dell’umanità intera.
Nel 1970 fonda il Comitato per i diritti umani in Urss, che gli vale nel 1975 il Premio Nobel per la Pace. Non potendo partecipare alla cerimonia di premiazione per il rischio di essere espulso dal proprio Paese, invia la moglie, Elena Bonner, a rappresentarlo. Insieme a Jurij Orlov, che verrà poi condannato a sette anni, fonda il Gruppo Helsinki, per monitorare l’attuazione degli accordi firmati dall’Urss durante la Conferenza di Helsinki.
Già inviso al potere, quando nel dicembre 1979 si schiera apertamente contro l’intervento in Afghanistan, viene costretto ad andare in esilio a Gor’kij, l’attuale Nižnij Novgorod, dove il Kgb tiene costantemente sotto controllo la sua casa. Nel 1986 è Michail Gorbačev in persona a mettere fine a questa prigionia con una telefonata che diventa un simbolo della perestrojka.
Tornato a Mosca, l’impegno sociale di Sacharov non si esaurisce, ma anzi trova nuovo spazio nel rinnovato clima politico. È in questa nuova situazione politica che partecipa alla creazione del gruppo Memorial, di cui sarà presidente onorario, composto da giovani impegnati nella ricerca e divulgazione della verità storica sulle vittime dello stalinismo. Sacharov sarà anche uno degli oratori della prima manifestazione pubblica di Memorial dedicata alla memoria delle vittime delle repressioni.
Viene eletto deputato del popolo ed è uno dei fondatori del Gruppo Interregionale, la prima forma di opposizione democratica in Urss.
Muore improvvisamente il 14 dicembre 1989 per un attacco di cuore, tre giorni dopo aver chiesto la fine del monopolio politico del Pcus.
Quale significato ha per noi oggi la storia di Sacharov, la sua battaglia per i diritti umani? La Russia di oggi non è l’Urss in cui visse lo scienziato, ma rimangono ancora aspetti molto critici sul piano della difesa dei diritti umani. Si riescono così facilmente a individuare anche ai nostri giorni figure di dissidenti, per lo più giornalisti o militanti politici, accusati di avere posizioni ostili al potere, quando non tacciati addirittura di essere agenti stranieri.
Il tentato omicidio di Aleksej Naval’nyj, il suo arresto illegale e le condizioni di prigionia disumane mostrano come la Russia di oggi guardi tristemente ancora al suo passato sovietico, fatto di illegalità, violenza e intimidazione.
Riscoprire in questi giorni di guerra una figura come Sacharov, che sempre si schierò a favore della pace, non può che farci sperare che una strada migliore per la Russia possa ancora esistere, anche nella nostra epoca.
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Arriva a Milano, al Luiss Hub, via Massimo D’Azeglio 3, la mostra “Sacharov. I diritti umani nel cuore dell’Europa”, inaugurata nell’ottobre scorso a Roma per il centenario della nascita del grande scienziato e dissidente. La mostra sarà aperta dal 2 al 16 marzo 2022 dalle 8.30 alle 21.30 (gruppi solo su prenotazione).
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