Preferisco il Paradiso è il titolo di una miniserie televisiva in cui un indimenticabile Gigi Proietti – con il garbo e l’ironia che hanno sempre caratterizzato la sua recitazione – interpretava uno dei più grandi santi della cristianità, san Filippo Neri.
Questo semplice titolo rimanda ad un panorama di gioiosità che appare, in un mondo sempre più orientato alla tristezza, a un’introspezione sterile ed autoreferenziale, come una fiammella di luce inaspettata, una piccola lanterna che in una notte buia appare all’improvviso e ci fa rendere conto, quasi sorprendendoci, che il buio non è l’unica condizione possibile in questa vita terrena. La cifra che ha caratterizzato l’esperienza del santo (nato nel 1515 a Firenze, e salito al Cielo nel 1595 a Roma) è stata proprio la gioia, tanto che una delle sue massime più famose recita “Figliuoli, state allegri, state allegri. Voglio non che non facciate peccati, ma che siate allegri”.
E pieno di gioia è anche l’atteggiamento di coloro che ancora oggi seguono i passi di san Filippo, i padri della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Roma presso la chiesa Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova), i quali hanno dato vita, nell’ambito delle loro numerose iniziative, ai Cinque passi al Mistero, ciclo di catechesi che si svolge da ormai dieci anni ed è rivolto a giovani e adulti, incentrato su argomenti segnalati da laici che si formano alla scuola dell’Oratorio stesso. Le catechesi (che hanno raggiunto il numero di 80) sono state registrate e rese disponibili, con ordine ed efficienza, a partire dal sito cinquepassi.org, segno di un atteggiamento che comprende che gli strumenti della modernità non vanno demonizzati, ma usati con garbo e intelligenza.
Le tematiche affrontate sono numerosissime, e includono temi e ambiti molto vicini alla sensibilità dell’uomo moderno, lasciando intendere già dal titolo l’arguzia con cui essi vengono trattati. Per citarne alcuni: “Confessione. Perché gli affari miei a un uomo come me?”; “La gelosia, più la scacci più l’avrai…? La fede e le passioni umane”; “Senso di colpa! Quando ansie e paure uccidono la gioia”; “Il Papa veste Prada? La ricchezza, il potere e la Chiesa”; “Sceglierà lui da grande. Battesimo. Nuoce gravemente alla salute?”; “Belli e Ribelli. Adolescenti inafferrabili”; “Poltroni e sofà. Un passo sulla pigrizia”; “Di quale scimmia sei? L’uomo, la libertà e le dipendenze”; “Com’è umano lei. Un passo sulla paura di sbagliare”; “Che ansia. Il mostro che soffoca la vita”.
L’ascolto di queste catechesi, tenute da padre Maurizio Botta (prefetto dell’Oratorio Secolare e vice-parroco della Parrocchia di Santa Maria in Vallicella), è come un’iniezione di Spirito Santo, ma anche di fiducia verso il mondo e verso sé stessi, in quanto porta a focalizzarsi su uno sguardo di amore che non è e non può essere di questo mondo, ma solo del Padre, quindi incondizionato, gratuito e illimitato, non soggetto a umori momentanei né al tempo che scorre, ma semplicemente eterno e immutabile.
L’approccio ai temi del mondo secondo lo sguardo del Padre era d’altronde una prerogativa dello stesso san Filippo Neri, la cui parabola di vita, in risposta alla chiamata di Dio, fu simile, per certi aspetti, a quella di san Francesco d’Assisi: anche Filippo era nato da una famiglia benestante, e le sue frequentazioni furono altolocate fino a quando il bussare del Signore si fece così insistente, e il cuore dello stesso Filippo così pronto, che egli abbandonò tutto per andare per le strade di Roma a cercare Gesù nei più piccoli e deboli, con l’instancabile impegno di far conoscere e pregustare un piccolo pezzo di Paradiso su questa terra, attirando poi a sé l’ammirazione di tutto il popolo di Roma.
Questo rimane ancora oggi l’obiettivo dell’Oratorio: parlare instancabilmente di Dio, aiutandoci a riconoscere il Suo operato nelle nostre intricate strade quotidiane, con un atteggiamento che non sia di amara e rassegnata tristezza, ma testimonianza della gioia piena che Cristo ha promesso a coloro che osservano i comandamenti del Padre.
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