Infima e sublime, violenta e tenera, sporca e candida sa essere la verità. Non chiede il permesso, non bussa, non aspetta. Accade. E il suo accadere striglia e strapazza rimescolando vite, coscienze e saperi. Una verità che è donna, parafrasando Nietzsche, che va corteggiata perché senza essere desiderata non è solita darsi.
Proprio la verità è l’indiscussa regina del romanzo di Marco Andreolli, Se mai potrai capire (Marietti 2010), quella verità con la quale dovrà fare i conti Luca Varni, il protagonista, che dopo una scoperta sconvolgente e carica di tormento inizia un viaggio vorticoso alla ricerca di se stesso, in un dialogo serrato con la storia del movimento comunista internazionale. Mentore del cammino sarà il padre, nella cui vita risuonano le complesse profondità di un’anima divisa tra l’amore per la famiglia e la militanza nel partito. Due realtà che non potranno non entrare in conflitto per la pretesa totalizzante di quest’ultimo di penetrare ogni strettoia, ogni cavità del sé.
Dove può condurre questo abbraccio incondizionato è l’altra grande avventura che il protagonista dovrà attraversare, smascherando l’efferata normalità di una guida votata a un’idea. “Ma lo pensi il dolore di avvertire, di scoprire in maniera lucida intendo, che tutto era stato speso per niente?”, grida il cuore affranto di uno dei protagonisti.
Quando capisce, quando sa, è il bivio: insabbiare tutto e tornare alle cose consuete o accettare il rischio di lasciarsi fare. Ma lasciarsi fare è lasciarsi disfare, sempre. Questo Luca lo sa: non si può guadagnare senza perdere, non si può godere senza soffrire. E di nuovo, accetta. Percorre fino in fondo la traiettoria della conoscenza, e per la prima volta trova l’essere più impensabile e straordinario che esista: se stesso. Finalmente! Un sé fatto di sangue, lacrime, ferite, dolori; e desideri inesausti, spaventosi, grandissimi. Insieme. Il crescere dei primi infiamma i secondi, e viceversa, in quel gioco senza fine che è il “misterio eterno dell’esser nostro”. Lo schiaffo della verità lo fa sanguinare, ma quel sangue gli penetra dentro accendendo una fiamma vivida che illumina ogni cosa, rendendo chiara la strada. Come nelle notti d’estate la luna.
Tutto allora riluce di vita nuova, tutto si rivaluta e rinasce: in lui, per lui. La donna, il lavoro, gli affetti cominciano a entrare in spazi immensi e inconsueti, in quell’aurora luminosa dell’io che è la scoperta che la realtà è “donata”.
È così che accade. Quando niente è più tuo comincia a diventare tuo davvero! La leggerezza che ne scaturisce è una delle esperienze conoscitive più belle che un uomo possa fare in questo mondo. Basterebbe questa traccia per leggere il romanzo.
Val la pena mettersi in viaggio, allora. Attraversare gli abissi del nostro dolore e non fermarci alla soglia delle anime nane. Vedere dove esso porta, e “serbare eterna la gioventù del cor”.