Sono passati 56 anni da quella fatidica impresa del 12 maggio 1965: l’Inter di Herrera ribaltava il risultato dell’andata e metteva sotto il Liverpool per 3 a 0 nella semifinale di Coppa dei Campioni. Un’altra data meno esaltante è quella del 2008, sempre negli ottavi di Champions, con sconfitta sia in Inghilterra che a San Siro.
Ma, ora che la sfida si ripresenta grazie al mezzo pasticcio combinato a Nyon nei sorteggi, è più bello e scaramantico pensare a quel lontano maggio nerazzurro. Che sono andato a rivedermi in rete dopo aver letto il poemetto Come una carezza sulla terra di Corrado Bagnoli, che apre il volume Sette voci in campo. Antologia poetica sul calcio recentemente pubblicato da La Vita Felice.
Proprio così, la poesia non è nuova a questa che può apparire una strana frequentazione: dalle parole di Pasolini sul linguaggio del calcio, ad Acitelli, alle poesie di Saba, i poeti e gli scrittori non disdegnano di occuparsi di questo sport. E non c’è proprio di che stupirsi: la poesia non ha paura di niente, la poesia abbraccia tutto, anzi il suo statuto è propriamente quello di mettersi al servizio anche dei particolari più insignificanti dell’esistenza e di metterli sotto la luce dei riflettori. Non ci sono parole che sono poetiche e altre che non lo sono.
Un grande poeta fa i conti con la vita sempre, nel bene e nel male, raccontando di grandi imprese o immergendosi nelle pieghe più buie dell’esistenza. E questa bella antologia non è che una conferma di questa passione estrema della poesia per la vita e, nella vita, di un aspetto che, pur essendo secondario, diventa nella voce dei poeti qui riuniti capace di diventare una metafora dell’esperienza umana, una sorta di epica contemporanea di cui ancora abbiamo bisogno.
Come dicono gli stessi autori, Sette voci in campo è un’antologia nata proprio dalle loro comuni passioni, il calcio e la poesia, e si propone come momento di immersione talvolta ingenua, altre volte più distaccata e persino drammatica dentro un gioco che riproduce la vita. Non solo: come voleva Pasolini, gli autori ripercorrono, dentro i loro diversi accenti, l’esperienza del calcio come quella di un sistema di segni, cioè un vero e proprio linguaggio, che va capito e interpretato.
Corrado Bagnoli, Marco Bellini, Vincenzo Mastropirro, Claudio Pagelli, Alfredo Panetta, Gianmarco Parodi e Pasquale Vitagliano sono le “sette voci in campo” che giocano di memoria e di fantasia, con e attraverso la poesia. Ci sono i testi dal verso lungo costruiti come un poema ininterrotto del già ricordato Bagnoli o di Pagelli; altri brevissimi come gli haiku di Vitagliano; ci sono versi percorsi da tensioni prosastiche e altri invece da accensioni liriche, come quelli di Parodi e Bellini; ci sono poi le stupende narrazioni dialettali di Mastropirro e Panetta.
Nel cuore di ogni poeta una bandiera, una passione confessata – rossonera, bianconera, per il Bari o per il Napoli – la memoria di partite, luoghi, persone che escono dal campo e diventano compagni nella vita. Il volume diventa così una sorta di esperienza collettiva, un inno appassionato al pallone, certo; ma soprattutto alla vita che corre insieme a quel pallone e continua a essere la protagonista di una poesia che scende dalla cattedra, dove alcuni vorrebbero che stesse, e se ne sta lì, invece, a sporcarsi le ginocchia di terra e ad asciugarsi il sudore di una corsa bella e faticosa nella speranza di un gol che ci faccia essere felici.
E speriamo, almeno noi nerazzurri, che quel ricordo della sfida di San Siro tra Inter e Liverpool possa essere profetico e che, anche questa volta, dopo le pagliacciate del sorteggio, possa accadere ancora il miracolo. Che in fondo è quello che vogliamo tutti, nella vita e nel calcio.
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