Il seguente articolo è la comunicazione dell’autore al recente XXI Seminario internazionale accademico “Penser l’Europe” svoltosi a Bucarest (ndr).
Il dibattito sull’Europa è a uno stadio critico. La Romania si conferma una terra ideale per un confronto, perché da sempre animata dalla volontà di essere indipendente e libera, da sempre esempio di sincretismo nella diversità.
Attualmente, l’Europa ha molto in comune: il mercato, la rete energetica, il sistema infrastrutturale. Non solo, condivide un ecosistema unico e fragile, come dimostrano le alluvioni in Romania e Italia, e una civiltà straordinaria.
Per chi è nato con l’Unione già esistente e con l’euro si pone un problema politico. È tempo di rilanciare la riflessione su un’Europa differente, che non si riduca a una cooperazione tra governi, su parametri tecnici e tecnocratici. Dopo le guerre fratricide, l’Unione ha significato pace strutturale sul continente. Si è raggiunto un crescente grado di integrazione, efficienza e trasparenza. Rimangono, però, da definire i principi fondamentali che caratterizzano la civilizzazione europea.
Essere europeo incorpora un umanesimo radicale. Le forme di condivisione uniscono i differenti popoli europei, da secoli. E allora perché l’appartenenza alla stessa Unione ha esacerbato le contraddizioni e le spinte centrifughe? Il primato del mercato ha eclissato le radici comuni. Per questo è tempo di rilanciare il percorso per la Costituzione europea come passaggio obbligato verso una cittadinanza europea completa e condivisa.
Il riferimento all’eredità culturale giudaico-cristiana ha rappresentato l’ostacolo più tenace alla Costituzione europea. Oggi quella europea è una società plurale dove ognuno ha la sua fede o non ce l’ha. Il logos, una ragione che non si riduce a un raziocinio glaciale, è comune a tutti. La storia europea è fatta di uomini che hanno voluto avvicinarsi alle forme celesti, creando la bellezza e condividendo luoghi belli, proteggendo le altre creature che sono “segni delle perfezioni invisibili di Dio”, come ha rivelato San Bonaventura nel suo Itinerarium.
Il filosofo Giorgio Agamben, in un suo scritto su Quodlibet, ha illustrato che in un passaggio della commedia latina di Terenzio c’è una massima – Homo sum, nihil humanum alienum puto – che ha valore per l’etica e per il diritto. È l’opposto di un nichilismo sempre più pervasivo e porta in dote l’idea di pensare al problema dell’altro come fosse il proprio, indispensabile quando si devono affrontare sfide comuni. Meglio questo che parlare di “Meccanismo europeo di stabilità”.
La cultura europea si fonda sul costruire, abitare e pensare, come ha ricostruito Martin Heidegger. L’abitare in un luogo preciso e delimitato spazialmente – è la differenza tra spatium e Raum –, in opposizione al modello dell’uomo senza terra e senza radici. La civiltà europea è davvero troppo preziosa, soprattutto in un’epoca in cui il capitalismo, entrato nella fase politica, propone modelli dissonanti rispetto ai valori europei fondativi. Si rischia di essere sommersi tra l’Anglosfera, creatasi nella compenetrazione tra Gran Bretagna e Stati Uniti, e il capitalismo politico cinese.
Una breve digressione storica. Un secolo fa morì, a Berlino, Alexander Helphand, l’amico di Trotzkij e il finanziatore di Lenin, grande manager e brillante pensatore. Ne ha fornito una ricostruzione portentosa Pietro Antonio Zveteremich. È stato anche il precursore dell’idea di Unione Europea e del mercato comune, necessariamente integrata con la Russia.
Malgrado le sue profonde contraddizioni, il modello occidentale di stampo anglosassone ha permesso l’espansione delle democrazie liberali borghesi e soprattutto dello Stato sociale. Ad ogni modo, è anche promotore di un modello pericoloso, imperniato sulla fantasmagoria del mercato, in cui l’uomo è merce e la politica è subordinata all’economia, anziché essere il centro della vita civile.
Dall’altro lato c’è un modello politico nuovo che mischia l’aspetto “più inumano” del capitalismo e quello “più atroce” del comunismo statalista, come ha ricostruito sempre Agamben, unendo “l’estrema alienazione” delle relazioni al controllo sociale, attraverso l’alto grado di sviluppo tecnologico, senza precedenti.
Sicuramente entrambi mettono in discussione la biosfera europea e per questo è più che mai opportuno riscoprire i valori comuni e rilanciare il progetto di Costituzione.
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