22 marzo 2021, tardo pomeriggio: ricevo la telefonata di Paola, una mia amica, che mi chiede informazioni per l’apertura del conto corrente di un’associazione che il giorno seguente sarebbe stata costituita a Roma. Quel giorno stavo ancora lavorando in banca, ma per poco più di una settimana. Rispondo in questi termini a Paola e le dico che avrei potuto presentarla al direttore della mia filiale prima di “uscire” dal mondo lavorativo, avendo aderito al fondo esuberi attivato dalla banca dove lavoravo. Entusiasta e inattesa la risposta di Paola: “Fantastico! Così puoi darci una mano nell’amministrazione della costituenda associazione!”.



L’associazione di cui si parlava avrebbe assunto il nome di “Amici di Takashi Midori e Nagai” e nasceva dai sorprendenti sviluppi della mostra presentata al Meeting di Rimini per l’Amicizia tra i Popoli 2019 sulla straordinaria vita del medico giapponese Takashi Paolo Nagai e di sua moglie Midori. I curatori infatti erano rimasti così colpiti dalla commozione suscitata nei più di 15mila visitatori della mostra da decidere di andare oltre, fino a fondare un’Associazione che, come cita l’articolo 3 dello Statuto, ha per scopo far conoscere l’eccezionalità della fede, speranza e carità di Takashi Paolo Nagai e di sua moglie Midori fino alla collaborazione all’eventuale causa di beatificazione e canonizzazione che la Chiesa volesse considerare. Tanto sembrava un dono per tutti, ancor più in un tempo di pandemia quale quello che ci troviamo a vivere, la testimonianza di quelle vite cristiane che avevano permesso la ricostruzione dopo la bomba atomica.



Saputo che di questo si trattava, ho avuto un sussulto, perché anni fa, durante una vacanza comunitaria, ero stata attratta da un libro dal titolo Pace su Nagasaki con sottotitolo Il medico che guariva i cuori. Mi incuriosiva questo titolo, eppure non ho acquistato subito il libro per una strana resistenza, ma solo cedendo all’evidenza che continuavo a tornare a cercarlo, senza saperne il perché. Non mi sono mai pentita di quest’acquisto, anzi.

Il libro narra in forma romanzata, tanto quanto fedele alla realtà, la vita di Takashi Paolo Nagai, che nato in una famiglia shintoista e con antenati samurai, passa attraverso l’ateismo condottovi dagli studi scientifici medici, e approda al cristianesimo attraverso l’incontro con la famiglia di Midori Marina Moriyama, che diventerà sua moglie. La loro vicenda umana si intreccia inevitabilmente con quella della loro terra, il Giappone, e con l’esplosione della bomba atomica su Nagasaki il 9 agosto 1945, e le sue conseguenze.  Al momento dell’esplosione, il dottor Nagai si salva perché si trova, in quanto medico radiologo, nel reparto di radiologia, schermato proprio contro le radiazioni. La moglie Midori muore invece all’istante, come migliaia di altri giapponesi, soprattutto abitanti del quartiere cristiano di Urakami, epicentro dello scoppio. I loro due figli si salvano perché Takashi e Midori, che avevano sentito notizie allarmanti su una bomba di grosse dimensioni esplosa a Hiroshima il 6 agosto, li avevano portati in campagna dalla nonna.



Dalla lettura appassionata del libro avevo intuito di aver “incontrato” due testimoni eccezionali, cominciando a considerarli compagni di cammino, pur non potendo certo immaginare come questo sarebbe poi proseguito. L’immediato coinvolgimento con i fondatori e i soci dell’associazione continua, di avvenimento in avvenimento, in maniera imprevista e affascinante questo cammino. Ciò che immediatamente mi ha attratto dell’associazione, è che l’interesse per Takashi Paolo Nagai e Midori non è celebrativo, ma si inserisce nel contesto in cui loro hanno vissuto, e mi rende più familiare una storia e una cultura per le quali non avevo una particolare inclinazione. Detto ciò, è altrettanto vero che tale familiarità corrisponde al desiderio che spesso vedo affiorare in me di poter abbracciare il mondo dentro il particolare in cui vivo. Entrare allora idealmente in Giappone seguendo Takashi Paolo e Midori apre una breccia dove io non mi sarei inoltrata autonomamente.

Leggendo il libro tradotto in italiano Le campane di Nagasaki, scritto da Takashi Paolo Nagai dopo lo scoppio della bomba atomica su Nagasaki, mi sono più volte fermata quasi incredula. Riporto al riguardo il momento in cui il dottor Nagai descrive l’azione di soccorso ai feriti dall’esplosione atomica, posta in atto da due giovanissime infermiere di sedici e diciassette anni. Di seguito quanto scrive della diciassettenne Taru-cian: “Taru-cian, mentre solleva una collega ferita, e la porta fuori, si sente aleggiare in cuore una gioia profonda, indefinibile, così grande come non l’ha mai provata in vita sua…”.

Subito dopo racconta che la sedicenne Mame-cian si sorprende dell’apparente leggerezza dei feriti e del suo coraggio nel sollevare feriti e morti.

È stato inevitabile chiedermi: “Com’è possibile che queste ragazze abbiano fatto un’esperienza così positiva in tale terribile situazione apocalittica?”. L’unica spiegazione convincente che mi è venuta alla mente è stato un esempio riportato da don Giussani riferito a monsignor Enrico Galbiati: “Se osservando il corso di un fiume si vede una barchetta andare controcorrente, significa che sulla barchetta c’è un uomo”. Analogamente mi dicevo: solo il cuore umano di queste due giovanissime donne poteva consentire loro di non essere completamente schiacciate dalla corrente distruttrice e mortifera attorno a loro, ma di gioire per il soccorso che potevano prestare e di stupirsi del proprio inspiegabile coraggio.

Allo stesso modo, il dottor Nagai, sempre nello stesso libro, racconta che lui insieme ai suoi colleghi studiarono le conseguenze e gli effetti delle radiazioni, “sfruttando” la terribile opportunità di coglierli man mano che si evidenziavano nelle persone e nelle cose attorno a loro. Di nuovo: “com’è possibile saper costruire utilizzando le macerie stesse che indicherebbero solo morte e distruzione”. Il cuore dell’uomo è davvero indomito e meraviglioso testimone del Suo creatore…

E Midori? Midori agisce talmente nel nascondimento, nel silenzio da potersene distrattamente dimenticare. Come risulta invece evidente nel libro Il rosario di Nagasaki, scritto da Takashi, è proprio lei che permette al marito di fare la sua strada: amorevolmente se ne prende cura anche se lo vede totalmente immerso nelle sue ricerche e distratto anche quando torna a casa e di fatto si assume la conduzione di tutta la famiglia e la cura dei figli. Il titolo del libro si riferisce al fatto che quando Takashi, a qualche giorno dall’esplosione dell’atomica, torna a cercare Midori, trova vicino alle sue ossa carbonizzate tra le macerie della loro casa il rosario di Midori. Il pensiero di lei lo aiuta a crescere i loro figli richiamandogli spesso alla memoria come lei si rapportava a loro cercando di imitarla. Io stessa mi ritrovo a pregare per ottenere la posizione umile e discreta di Midori che entra in punta di piedi nella storia per rimanervi con un’incidenza preziosa e decisiva.

Dalle ceneri della landa atomica di Urakami è nato anche il fiore di quest’associazione, alla quale sono veramente grata e contenta di poter collaborare. Ma siccome è la vox populi a indicare i santi (poi la Chiesa li conferma e Dio pone la sua firma con i miracoli) tutti siete invitati a partecipare a questa avventura.

Il Centro Culturale di Milano (CMC) e l’Associazione Amici di Takashi Midori e Nagai organizzano l’incontro pubblico “Da dove rinasce la speranza. Da Nagasaki al mondo” dove sarà presentato il libro Pensieri dal Nyokodo”. Intervengono il card. Angelo Scola e mons. Joseph Mitsuaki Takami, arcivescovo di Nagasaki. 11 novembre 2021, Milano. Info sul sito del CMC

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