Il Giornale del 4 dicembre scorso ha pubblicato uno stimolante articolo a firma Marco Leardi con alcune interessanti riflessioni: “L’incantesimo woke s’è spezzato. Sì, ma da tempo. Il punto è che alla Disney se ne sono accorti solo ora, dopo un’annata nera per gli incassi al botteghino e una serie di segnali non proprio incoraggianti per il futuro”. Dal 2020 il canale Disney+ ha aggiunto un “disclaimer” all’inizio di alcuni dei suoi cartoni avvertendo dei contenuti stereotipati e razzisti e nel quale si scusa di aver usato, in passato, “stereotipi di genere” e linguaggi poco inclusivi. Stiamo parlando, ad esempio, di opere come Dumbo, Peter Pan, Lilli e il vagabondo, Il libro della Giungla, Cenerentola.
Dove le operazioni di revisionismo buonista hanno fallito, si è tentata la strada del remake, con risultati penosi a confronto con gli originali. In questo atto di sottomissione al pensiero unico, Disney ha inoltre deciso di sostenere il politicamente e sessualmente corretto, enfatizzando le istanze del mondo LGBT, promettendo che nelle produzioni Disney ci sarebbe stata una quota minima del 50% di LGBT tra i personaggi rappresentati. La decisione si è dimostrata fallimentare e i risultati, dal punto di vista degli incassi, sono stati deludenti, tanto che il CEO Bob Iger, in un recente intervento pubblico, ha affermato: “Dobbiamo concentrarci sull’intrattenimento, non sui messaggi”, chiarendo che le storie intrise di “messaggi positivi per il mondo” possono essere una bellissima cosa, ma non dovrebbero essere imposte al pubblico.
Così, dopo queste decisioni discutibili per un “prodotto” rivolto ad un pubblico di famiglie, è dunque una (bella) sorpresa scoprire che Disney+ per Natale ci propone la visione di The Shepherd, un “corto” della durata di soli 38 minuti, una vera e propria moderna storia di Natale basata su un racconto di Frederic Forsyth, ex pilota della RAF e in seguito affermato romanziere, pubblicato nel 1975. Sono le 10 di sera del 24 dicembre 1957, Vigilia di Natale. Nella base aerea di Celle, Bassa Sassonia, un giovane pilota della RAF ottiene una licenza ed il permesso di volare in Gran Bretagna con il suo caccia per passare il Natale con la famiglia. La notte è chiara e gelida, ma non all’interno del caldo abitacolo del suo jet, un De Havilland Vampire DH.100, uno dei primi caccia a reazione entrati in servizio nella RAF al termine della Seconda guerra mondiale. La sua rotta sorvola il nord della Germania e l’Olanda proseguendo poi sul Mare del Nord. Destinazione: la base aerea di Lakenheath nel Suffolk, a nord-est di Londra, un volo di circa un’ora. Il carburante caricato sul Vampire gli consente un volo di oltre ottanta minuti, più che sufficiente per raggiungere la meta.
Da lì, con l’ultimo treno della notte, potrà raggiungere la famiglia in tempo per la colazione della mattina di Natale. Negli anni Cinquanta del secolo scorso gli strumenti di geolocalizzazione non esistono ancora. Un pilota in volo notturno sul mare, senza nessun riferimento delle luci sulla terraferma, deve fare affidamento su bussola, cronometro, altimetro e radio. Dopo una decina di minuti il pilota si accorge di un malfunzionamento della bussola, che sembra ruotare su sé stessa senza stabilizzarsi su una direzione precisa. Decide quindi di contattare la base di Lakenheath per ottenere quello che in gergo aeronautico si chiama GCA, e cioè le istruzioni per raggiungere l’aeroporto guidati dal radar della base. Si accorge però che anche la radio ha cessato di funzionare. Nessuno dei dieci canali disponibili, incluso quello di emergenza, è in grado di trasmettere. Anche il tempo sta cambiando: di fronte all’aereo il cielo fino a poco tempo prima sereno, oscura ora la visione del suolo e del mare in una fitta coltre di nebbia. Comincia a compiere le manovre di emergenza previste in questi casi, volando su una rotta triangolare. In questo modo le stazioni radio comprenderanno che l’aereo è in difficoltà, e gli manderanno un “pastore”, un aereo guida per scortarlo fino alla base.
In questo modo però il livello del carburante scende inesorabilmente e il pilota comprende che con esso le sue possibilità di sopravvivere stanno calando di minuto in minuto, e che forse la sua vita è ormai giunta alla fine. Quando il carburante sarà esaurito l’aereo precipiterà nelle gelide acque del Mare del Nord. Solo un miracolo potrebbe salvarlo.
Improvvisamente scorge un altro aereo, un DH.98 Mosquito, un aereo bimotore della Seconda guerra mondiale che veniva impiegato come “pathfinder” (esploratore) dalle formazioni di bombardieri notturni della RAF. Il pathfinder volava precedendo i bombardieri sul bersaglio, individuandolo e segnandone la posizione con segnali luminosi. Dalla fine della guerra sono passati dodici anni e il Mosquito non dovrebbe più essere in servizio da tempo, e non dovrebbe trovarsi in volo, tanto meno di notte. L’aereo tuttavia si affianca, e il pilota sconosciuto, comunicando a gesti, inizia a guidare il Vampire in difficoltà. Non è il caso di svelare il resto della storia, che si rivelerà un classico “miracolo della notte di Natale”, lasciando a chi legge il compito di scoprirlo, guardando su Disney+ il film diretto dal regista premio Oscar Alfonso Cuarón (quello di Gravity) che ne è anche il produttore, o leggendo il libro di Forsyth.
Una curiosità invece va svelata: nel film è presente anche John Travolta, sia come coprotagonista sia come produttore esecutivo, attratto dalla singolare vicenda del racconto di Forsyth a causa di una esperienza per qualche verso simile accadutagli nel 1992, mentre si trovava in volo alla guida di un jet sul quale volava con la sua famiglia da Fort Lauderdale in Florida a Rockland nel Maine. Il jet ebbe un guasto elettrico. Entrambi i motori funzionavano regolarmente, ma il guasto lo aveva improvvisamente privato di tutti gli strumenti di bordo e della radio. Scendendo di quota sotto la coltre di nubi avvista il monumento di Washington DC e capisce che l’aeroporto nazionale di Washington è poco distante, e vi atterra come il protagonista del film. L’attore ha dichiarato che dopo aver letto il racconto di Frederick Forsyth si è sentito personalmente coinvolto nella realizzazione del film a causa di quella esperienza vissuta.
Il film vale la pena di essere visto e il racconto di Forsyth merita di essere letto. Per chi ha un abbonamento a Disney+ il film si trova sulla piattaforma, ma non è difficile trovarne una versione in inglese con sottotitoli scaricabile da Internet. Il libro (Il Pilota, Mondadori 1976) sembra essere esaurito da tempo, ma con un po’ di fortuna si può reperirlo attraverso i canali dell’usato o su qualche sito internet.
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