È uno di quei luoghi familiari anche a chi non ci è mai stato. L’abbiamo vista mille volte al cinema, strappata dai binari da King Kong o salvata dal disastro da Spider Man. C’è chi la ricorda piena di graffiti negli anni 70, occupata dagli inquietanti Guerrieri della notte o da un malinconico John Travolta-Tony Manero di ritorno a casa dopo l’ennesima Febbre del sabato sera. Più di recente, abbiamo viaggiato nelle sue carrozze affollate insieme ai ragazzi di Friends, agli amici di Seinfeld o ai protagonisti di qualsiasi serie Tv ambientata a New York, da Sex and The City a Gossip Girls passando per Suits.



La subway, la metropolitana che si snoda per 1070 chilometri sopra e soprattutto sotto New York, più che un mezzo di trasporto è un pezzo di cultura pop occidentale. A partire dallo straordinario design della sua mappa, creato nel 1972 dall’italiano Massimo Vignelli e da allora diventato punto di riferimento mondiale dell’identità visiva dei trasporti pubblici. Provate ancora oggi a scorrere la mappa aggiornata sul sito della Mta – la società che gestisce la metropolitana newyorchese – e resterete ipnotizzati dall’intreccio delle sue 22 linee colorate interconnesse.



Ma una cosa è vedere la subway in un film o salirci durante una vacanza a New York, altro è viverla e utilizzarla tutti i giorni come fa dal 1994 Maurizio “Riro” Maniscalco, pesarese trapiantato a Brooklyn. Nel suo caso, da passeggero si diventa commuter, pendolare, ed è tutta un’altra faccenda.

È a loro, a chi usa i treni sotterranei per andare e tornare dal lavoro, che la subway svela la sua vera essenza. Che è poi l’essenza e l’anima di New York, la metropoli che non si finirà mai di costruire e neppure di raccontare. È per questo che nella preziosa collezione di volumi con i quali Riro Maniscalco da anni ci racconta l’America a modo suo, non poteva mancarne uno dedicato a uno dei luoghi dove gli americani si rivelano in ogni loro tic, fobia, passione, esuberanza e genialità.



NYC Subway. Cronache Metropolitane (Società Editrice Fiorentina, 2019) è un viaggio nelle viscere di New York, ma soprattutto nello stato d’animo e nei mutamenti dell’America, a cui Riro ha tastato il polso nel corso di almeno 12mila viaggi da pendolare da Bay Ridge (il quartiere di Tony Manero a Brooklyn) a Manhattan e ritorno.

Si parla di treni, di binari e di stazioni, ma soprattutto di uomini e donne con i loro affanni, pesi e desideri. Ci si immerge, accompagnati da Riro, negli orrori e negli odori – di solito poco piacevoli – che riempiono gli ambienti della New York sotterranea, e si va alla scoperta di profili umani straordinari. Una carrellata fotografata con l’occhio di un grande osservatore e portata su carta, in un dialogo in seconda persona plurale, con lo stile agile e divertente a cui Riro ci ha abituato nei suoi libri precedenti.

Ne emerge un’umanità di travet, mendicanti, musicisti e psicopatici, un mix di etnie, lingue e religioni che è l’anima di New York. Si scoprono, guidati dall’autore, fatti e curiosità che ci accompagneranno senz’altro nelle prossime visite a New York. Non mancano le paure, il terrorismo, gli allarmi post-11 settembre, i blackout (di stretta attualità in questi giorni a Manhattan). L’analisi dettagliata delle pubblicità all’interno dei treni e del loro mutare negli anni, diventa occasione per una sorta di studio sociologico sullo zeitgeist, lo spirito del tempo e le sue mutazioni dagli anni 90 a oggi.

A far da colonna sonora – come può mancare la musica in un libro di Riro? – sono gli innumerevoli artisti da metropolitana che si esibiscono, con ogni strumento, per i 5,7 milioni di persone (1,7 miliardi l’anno) che ogni giorno di lavoro entrano ed escono dalle 472 stazioni.

Eppure, con tutte le sue curiosità, i racconti, le immagini, NYC Subway alla fine non è un libro su treni, stazioni e pendolari. Non è neppure una guida turistica su New York. È un viaggio alla scoperta del desiderio umano che sta dietro gli sguardi, gli occhiali scuri, gli schermi degli smartphone o gli auricolari con cui ognuno cerca di affrontare come può la fatica del quotidiano. Ed è un ennesimo, grande atto d’amore per l’America e per il suo popolo.