“L’importante è non smettere mai di parlare col buon Dio. Se ce l’hai con lui, allora diglielo, arrabbiati, litiga. Ma non smettere mai, mai di parlare con lui” (Don Camillo Cuaz, parroco di Fénis).

Dopo aver pubblicato una decina di libri di filosofia della scienza e centinaia di articoli sia specialistici che divulgativi, il professor Paolo Musso esordisce nella fiction con un sorprendente romanzo: Ucciderò Dio venerdì (Dominus Production Edizioni, 2023). Musso vanta un Palmarès di tutto rispetto in ambito scientifico, ma ha un primato unico in Italia: è il primo docente che insegna la fantascienza in un regolare corso di studi propedeutici al conseguimento di una laurea presso l’Università dell’Insubria di Varese. Lo spazio e il tempo della sua narrazione sono del tutto particolari: la location della storia è il CERN di Ginevra, il centro di fisica europeo più importante del mondo, perché nell’anello sotterraneo di 27 chilometri è situato il Large Hadron Collider (LHC), un acceleratore in cui lo scontro di protoni a velocità prossime a quella della luce provoca la nascita di particelle sconosciute, come il famoso “bosone di Higgs” (la “particella di Dio”).



Il venerdì poi di cui si parla nel titolo del romanzo è il venerdì santo, nel cuore della settimana santa. È la Domenica delle Palme del 2028: al CERN, in attesa della riapertura dell’acceleratore dopo anni di manutenzione e consolidamento, è cominciato il più grande congresso mai organizzato al suo interno, intitolato Dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande attraverso l’infinitamente strano. Un gruppo di scienziati amici, chiamato “The Club”, e guidato dai due promotori, il Premio Nobel Ekaterina Leonova, per gli amici Kat, bionda e agnostica “star” dell’astrofisica russa, e l’astronomo italo-americano Padre Joseph Pintormagno, per tutti Joseph, sta cenando in un ristorante caratteristico. Sono una dozzina; manca soltanto il cosmologo Stephen Perkins (evidente controfigura del grande e problematico Stephen Hawking, nda), che vuole approfittare dell’assenza di qualsiasi attività dell’LHC per una sua misteriosa ricerca personale. Infatti, con l’aiuto di un amico hacker, Perkins riesce a superare i controlli di sicurezza e a entrare nel tunnel di ATLAS per perseguire un proprio folle progetto: entrare in una “singolarità” simile al Big Bang, incontrare Dio e cercare di ucciderlo per mettersi al suo posto.



La cena del Club è turbata da un segnale di allarme: qualcuno è entrato veramente nel tunnel! A questo punto gli amici si precipitano al LHC, dove trovano Perkins svenuto; lo traggono in salvo ma nel maldestro tentativo di rianimarlo finiscono per ubriacarlo pesantemente. Dopo molto tempo, e con l’aiuto delle telecamere, riescono a ricostruire ciò che è avvenuto nel tunnel: Perkins è sparito in modo incomprensibile, non è riuscito a usare la pistola di cui si era munito, e asserisce di aver parlato con Dio che ha accettato di essere sfidato a duello: l’appuntamento è per il venerdì santo. Nei giorni successivi Perkins partecipa in modo distratto al Congresso, mentre utilizza il suo tempo al poligono di tiro per allenarsi al grande duello. Viva preoccupazione assale gli amici del Club; la maggioranza, guidata dal gesuita Joseph, ritiene che non ci siano motivi di agitazione, mentre tre di loro, Goodman, Leclerc e Nagatomo, ritengono di dover impedire a Perkins di proseguire col suo delirante progetto. Con una elaborata strategia lo rapiscono dopo averlo ubriacato e lo sequestrano nella suite di un lussuoso hotel. La storia a questo punto si complica con numerosi e sorprendenti colpi di scena, che è meglio affidare alla curiosità dei lettori.



Riuscirà Perkins a incontrare e uccidere Dio il giorno di venerdì santo? Soprattutto dopo la promessa divina di un duello? Come si concluderà la vicenda i cui fili si sono aggrovigliati quasi inestricabilmente?  Musso con consumata maestria narrativa ci tiene col fiato sospeso fino alla fine, utilizzando la propria raffinata conoscenza dell’LHC e di Ginevra, ma anche della fantascienza hard, quella ben distante dagli effetti speciali, dai supereroi e dalle distopie oggi così popolari. Non a caso la prefazione al romanzo è stata scritta da Lucio Rossi in persona, uno dei numi tutelari dell’LHC, che ha partecipato, divertendosi molto, alla stesura del romanzo. Ucciderò Dio venerdì non accetta di essere etichettato semplicemente come “fantascienza teologica”: oltre a questo, esso è nel contempo giallo, thriller, disputatio quasi medievale su Dio e sulla condizione umana (non a caso Musso cita tra i propri ispiratori Chesterton, Von Balthasar, Péguy, oltre al Crichton di Jurassic Park).

Individuando un gruppo di scienziati come ambito privilegiato per le questioni ultime, e la fantascienza come possibile veicolo, Musso ha dato carne alla definizione di Pierre Versins: “La fantascienza si occupa del tempo, dello spazio, della macchina e dell’uomo”. Lì si potranno trovare i misteri che portano al Mistero, si incontrerà la sete inesauribile dell’uomo (come nella poesia di Carlo Martini Tempo di fulminei calcolatori: Tempo di fulminei calcolatori / – “riposa” la mente dell’uomo / nel “totale” di numeri vertiginosi – / ma non riposa il cuore / al cuore non bastano i lucidi laboratori così gloriosi / nella geografia paurosa dell’uranio / nel brivido al trilionesimo di secondo del protone – / non bastano alla disperazione / del cuore chiuso nell’Alfa-Omega / come nelle caverne dei primi terrori terrestri. / Vicino alla fontana d’acqua metallica del Duemila / la nostra sete è più disperata. (C. Martini, Il vento della memoria, Mursia 1969).

Padre Joseph Pintormagno però, l’alter-ego di Musso nel romanzo, è un solido credente, la cui fede in Dio allarga il cuore del lettore, e fa ricordare la definizione di Nicola Cabasilas: Manikon eros, amore pazzo di Dio per l’uomo.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI