Nel pomeriggio del prossimo 6 novembre, e lungo tutta la giornata del successivo 7 novembre, nel Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma studiosi esperti del pensiero russo si incontreranno e incontreranno quanti sono interessati a Un’altra Russia.
Cosa si vuol dire? Molto semplicemente, e con la forza della verità, che è esistita ed esiste una nobilissima tradizione culturale russa, ben diversa dagli sfiguramenti, riconducibili a più di una causa, che le drammatiche vicende quotidiane vanno imprimendo al volto di quel Paese. Il convegno non entrerà in problematiche di indole strettamente politica; invece, muovendo giustamente dall’oggi, cercherà di far conoscere la bellezza di un pensiero attualmente compromesso dalla strumentalizzazione o, all’opposto, dall’oscuramento.
Strumentalizzazione accade allorché quella cultura viene proposta, mediante una fuorviante investitura divina, come una sorta di baluardo contro le derive della modernità (che, in ogni caso, davvero contiene in sé anche tali derive: per esempio lo smarrimento religioso dei Paesi ricchi…). La strumentalizzazione tradisce un sottostrato filetista (parificazione di una cultura nazionale ad ortodossia cristiana) o forse, peggio, l’inconfessato ma reale assorbimento di Cristo e tutto quanto da Lui proviene (Solov’ev) dentro un Archetipo più grande e nebuloso (è la Gnosi).
Oscuramento, al contrario, è l’atteggiamento di demonizzazione: il non parlare più di cultura russa, neppure di Dostoevskij, buttando via, per così dire, dopo il bagno, il bambino insieme all’acqua… Questo oscuramento non è casuale. Anche esso nasce da un fondo ideologico: quello secolaristico, convinto, a torto e contro l’evidenza, dell’impossibile convivenza tra modernità e cristianesimo.
Dostoevskij, Florenskij, Berdjaev, Frank, Karsavin, Evdokimov, Bloom, Men’ e molti altri pensatori attestano la bellezza e la grandezza del genio cristiano russo, originario, al riparo assoluto dal filetismo, dall’arcaismo religioso, dall’intolleranza, come pure dall’accusa, impensabile, di arretratezza e misantropia. Si tratta di autori che, dalla letteratura alla filosofia e teologia, hanno insieme prodotto pagine con abissale senso di difesa dell’autentica libertà, ridonata da Cristo, e vissuto sfidando totalitarismi ed indifferentismi dell’Est e dell’Ovest.
Il convegno inizierà con i saluti recati dalle Autorità accademiche del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, che ha particolarmente voluto questa realizzazione, e dall’ambasciatore David Fernandez Puyana, Osservatore permanente dell’Università delle Nazioni Unite per la Pace presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra. Le relazioni saranno tenute da Vincenzo Rizzo, Paolo Polesana, Adriano Dell’Asta, Natalino Valentini, Teresa Obolevich, Lubomir Zak, Carmelo Pandolfi, Giovanni Guaita.
L’8 novembre, giorno seguente ai lavori, nel rito bizantino è memoria delle Sante Potenze Incorporee (gli Angeli), sinantropi come diceva Sergej Bulgakov, cioè uniti agli uomini attorno a Cristo Panantropo, il Figlio dell’Uomo, mite e umile. Nella mattinata dell’8 novembre il Convegno avrà una conclusione orante, per la pace soprattutto, con una Divina Liturgia celebrata in S. Maria di Grottaferrata, noto monastero italo-greco alle porte di Roma.
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