Essere nati: oggetto dell’emozione più grande, mista a riconoscenza e talvolta, tragicamente, a maledizione. Il libro di Mario Vergani Nascita. Una fenomenologia dell’esistenza, Carocci 2020) conduce il lettore nella questione più difficile e forse la più censurata nell’essere umano. “Come mai sono venuto al mondo? Sicuramene non per mia scelta: piuttosto coinvolto in tale esperienza mio malgrado… comunque sia stato e in futuro possa essere il segno di tale esperienza: stupore, gratitudine, disorientamento, passività, dolore o speranza…”.
L’esser nato è comunque un’esperienza irreversibile: essa infatti è inaugurale del mio stesso esistere. “Quando sei nato non puoi più nasconderti” recitava il titolo di un vecchio film di Marco Tullio Giordana (2005), Tratto da un romanzo di Ottieri, che a sua volta è – credo – la citazione di un proverbio africano, citato nel film. Tutti gli aspetti dell’esistenza umana sono segnati da questo evento irriducibile, a meno di un annullamento radicale dell’essere al mondo. A livello della traccia che lascio, nemmeno con il suicidio posso, per così dire, “tirarmi indietro”, rivendicare una mia autonomia di scelta e di azione. L’esperienza del “togliermi” la vita è atto comunque (l’unico davvero riuscito dice un noto autore francese, J. Lacan), che confermerebbe, tragicamente, il mio essere.
L’Autore di Nascita sceglie piuttosto di accompagnare il lettore attraverso le fasi, potremo dire le “tappe”, dell’umano percorso. Dall’infanzia alla giovinezza, e all’età matura, l’esperienza accentua la socialità, nei suoi contrastanti segni di autonomia, di solitudine, di libertà, di pluralità.
L’io, questo porsi in qualche modo inaudito dell’essere umano, attraversa così, volente o no, una dimensione ed una appartenenza “politica”: libero o dominato dai rapporti: uguale, diverso, minacciato,”riuscito”… Vergani dettaglia l’itinerario molteplice ma sempre rischioso dell’umano percorso: tale nel costituirsi e nel porsi come dimensione affettiva dell’io (la soglia, l’affezione, la gioia…). Tale dimensione si compenetra con quella relazionale, i cui aspetti più rilevanti sono per un verso l’autonomia e l’opposizione, per altro verso l’evento condiviso, la fiducia, la generatività.
L’esperienza di tale soggetto, di tale nuovo nato si configura curiosamente come una genesi senza inizio. Che cosa c’è prima della nascita? Non il nulla, ma i genitori, il modo del loro legame. Questa affermazione sembra scontata, ma in realtà contiene una sorta di abisso. Un abisso che è lo stesso nascere, lo stesso venire alla luce (Vergani, Nascita, cit. pp. 244-253). Non si nasce dal nulla: la nascita non apre ad un abisso, ma piuttosto al Mistero di ciò che precede.
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Venerdì 31 marzo alle 17.30 il saggio di Mario Vergani sarà presentato su Zoom a cura di Prologos, Gruppo per scoprire interrogare insegnare la filosofia. Intervengono, insieme all’autore, Cristina Zaltieri (Università di Bergamo) e Rolando Longobardi (Università di Bergamo). Link di accesso: https://us02web.zoom.us/j/89732503584; ID riunione: 897 3250 3584
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