Il prossimo 19 ottobre, a Milano, si terrà un importante seminario sulla figura di Giovanni Paolo II: “Con la forza di un gigante”. Giovanni Paolo II e la Modernità. Un appuntamento che vuole mettere a tema, come nodo cruciale per il nostro tempo, il ripensamento critico della modernità promosso da Wojtyła. Tra i relatori il card. Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht e primate della Chiesa olandese, il prof. Marco Cangiotti dell’Università di Ubino e il prof. Francesco Botturi, già ordinario di filosofia alla Cattolica di Milano. Proprio a lui abbiamo chiesto di illustrarci le ragioni di tale iniziativa.



Questo appuntamento su Giovanni Paolo II rientra in un percorso preceduto da altri due seminari: su Modernità e secolarizzazione e sul Sessantotto. In rapporto a questo percorso si può dire che la figura di Giovanni Paolo II sia un riferimento speciale per comprendere la modernità, la sua crisi e le loro prospettive?



Ci aiuta l’omelia, profonda e appassionata, di papa Benedetto in occasione della beatificazione (1° maggio 2011), in cui il papa raffigura il suo predecessore come un “gigante” la cui forza ha invertito “una tendenza che poteva sembrare irreversibile”. Si riferiva alla tendenza ad accettare la secolarizzazione come fenomeno immutabile nel suo significato: qualcosa cioè che impediva ormai l’accesso di Cristo alla società, alla cultura, alle strutture come l’economia e la politica. La secolarizzazione, infatti, nasce dalla sfiducia di poter interpretare i diversi ambiti dell’umano alla luce del Verbo incarnato; da cui un atteggiamento, vincente presso i cristiani stessi, a tener separate le sfere dell’esperienza umana dal Vangelo in nome della loro “autonomia”, affermando così un sostanziale dualismo tra fede ed esperienza umana storica e aprendo le porte a visioni ideologiche delle fede e della storia.



Più precisamente, quali contenuti del magistero di Giovanni Paolo II sono rilevanti per comprendere i problemi dell’eredità moderna?

L’intero magistero wojtyliano indica ambiti, criteri ed esempi dell’incarnarsi della fede. I suoi grandi temi – cultura, lavoro, famiglia, nazione – indicano con profetica saggezza i campi di esperienza più sensibili alla contemporanea “disputa sull’humanum”. È chiaro infatti che la questione della cultura pone il perenne interrogativo circa l’implicazione culturale della fede, in opposizione sia alla riduzione ritualistica o spiritualistica, sia a quella ideologica integralista della fede; e interroga insieme sulle forme e le condizioni della cultura nella società tecnologica e globalista di oggi.

Per quanto riguarda il lavoro?

Un tema altrettanto fondamentale e sempre attuale; anch’esso forma di cultura in cui si gioca la questione della dignità umana e del suo radicamento nella partecipazione creata e creativa a Dio, che oggi aspetta aggiornamenti essenziali nel contesto dei poteri tecnologici.

Venendo invece a famiglia e nazione?

Si riferiscono a due grandi ambiti strutturali dell’umano, che hanno in comune l’avere a che fare con l’evento originale della nascita dell’uomo: generazione famigliare e luogo di nascita storico-culturale della nazione (che etimologicamente viene dal verbo latino nasci); condizioni genetiche dell’umano e del suo modo di abitare il mondo, la cui problematica antropologica e politica appare decisiva per contrastare la deriva individualista. In breve, secondo la grande tradizione cattolica, papa Giovanni Paolo II sul finire della secolarizzazione moderna ripropone una fede che non è solo accompagnamento e commento della vicenda storica umana, ma anche impegno ad operare per il suo bene secondo la verità di Cristo.

Quale percorso intende fare il seminario del 19 ottobre?

Preciso anzitutto che il seminario sarà un momento di riflessione critica; ma attenta a essere una proposta di lavoro rivolta a chiunque voglia confrontarsi con il tema. Il card. Eijk affronterà l’oggetto del seminario dal punto di vista pastorale. La situazione della Chiesa olandese, come è noto, come quelle del centro-nord europeo, è particolarmente difficile; è necessario un impegno straordinario di nuova evangelizzazione, per certi versi di rifondazione della Chiesa.

Come si spiega questo stato di difficoltà?

Si tratta di problemi chiaramente legati a un certo rapporto con la modernità e a una certa interpretazione della secolarizzazione, ragione per cui il confronto col magistero di Giovanni Paolo II è particolarmente significativo. Cangiotti prenderà di petto il tema centrale e, lavorando sul nesso verità e libertà, centrale in Giovanni Paolo II, cercherà di definire i confini dell’idea di modernità costruttiva di papa Wojtyła a confronto con il paradigma moderno. Il sottoscritto vorrebbe proseguire il discorso a partire dalla categoria della cultura, del suo nesso con la prassi (secondo un’idea cara a Wojtyła), in connessione con l’idea di umanesimo e il bisogno di un nuovo umanesimo.

(Giulio Luporini)

Per informazioni sul programma e sulle modalità di partecipazione al seminario: “Con la forza di un gigante”. Giovanni Paolo II e la modernità