L’Europa e le sue potenze si trovano a ragione sempre di più sulla necessità di una bomba atomica ‘europa’, che possa essere utilizzata in un eventuale conflitto contro (ipoteticamente) la Russia con maggiore libertà rispetto agli arsenali Nato e USA. Una questione fondamentale soprattutto a fronte delle recenti dichiarazioni di Donald Trump, candidato alle elezioni americane, che ipotizza un probabile abbandono dell’articolo 5 sulla difesa comune degli accordi Nato.
Una bomba atomica di proprietà dell’Europa, nel contesto dell’ipotetico abbandono della Nato da parte degli USA, diventerebbe se non altro fondamentale. Infatti, da tempo i Paesi Baltici si sono visti raddoppiare il dispiegamento di truppe russe ai loro confini, in un copione che si è già visto nel 2022 con l’attualmente assediata Ucraina. Gli esperti militari europei, inoltre, sono piuttosto certi che un attacco russo sul suolo europeo potrebbe arrivare nel corso dei prossimi anni, 5/8 secondo il ministro della Difesa tedesco Pistorius. Così, tra un timore ed un’ipotesi, la bomba atomica dell’Europa diventa sempre più concreta, tanto che anche la (da sempre) reticente Germania ha iniziato a parlarne.
Chi potrebbe fornire una bomba atomica all’Europa: l’ipotesi della Germania
Proprio la Germania, appunto, è stata l’ultima a parlare di un’ipotetica bomba atomica dell’Europa, per mezzo della leader europea del partito Spd Katarina Barley. In un’intervista per Tagesspiegel, infatti, ha chiaramente detto che l’armamento atomico europeo potrebbe presto diventare “un tema”. Ipotesi mossa anche dal suo avversario politico Manfred Weber (Partito Popolare Europeo), secondo il quale l’Europa deve diventare “militarmente così forte che nessuno voglia misurarsi con noi”, lanciando l’idea di una deterrenza atomica.
Allo stato attuale (e probabilmente ancora per molti anni a venire) l’unica potenza che in Europa possiede la bomba atomica è la Francia, senza considerare il Regno Unito uscito dall’UE. Francia che, per mezzo di Macron, ha riaperto il dibattito sul suo arsenale nucleare, chiedendosi se debba rimanere di proprietà esclusiva francese, oppure essere ‘condiviso’ con i partner europei. Questione, quest’ultima, che ha acceso diverse proteste in Francia, nel timore che possa significare una consegna della bomba atomica all’Europa, privandosene la stessa Francia. Differentemente, invece, l’ipotesi sarebbe quella di utilizzare l’arsenale francese a difesa dei confini europei (come, peraltro, concederebbe la dottrina nucleare francese che prevede la difesa degli “interessi vitali” della Francia), creando un secondo scudo oltre a quello Nato al solo fine difensivo, oltre che ovviamente deterrente. Basterebbe? Secondo molti esperti no, perché oltre ad essere ben più limitato di quello russo (sono meno di 300 ordigni, sempre secondo la dottrina), oltre a non essere strategicamente efficiente, considerando che sono testate a lunga gittata. D’altro conto, però, sarebbe sicuramente meglio dell’attuale nulla.