Si torna a parlare del tema della leva militare in Italia e a lanciare l’amo è stato il presidente del consiglio Giorgia Meloni, in occasione della recente adunata degli alpini a Udine: “Sicuramente è un tema che si può affrontare come ipotesi volontaria, alternativa al servizio civile”, ha spiegato il Premier a cui ha fatto eco il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha parlato di “mini naja di 40 giorni su base volontaria”, aggiungendo che i “colleghi in Senato” presenteranno a breve un ddl in merito. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Lucia Ciriani ha infine parlato di “servizio civile obbligatorio per avvicinare i giovani alle istituzioni”.



Il tema della leva militare è sempre stato molto dibattuto nei vari governi degli ultimi anni soprattutto nell’ala del centrodestra, e l’idea che dovrebbe essere proposta dall’esecutivo, così come anticipato da La Russa, sarebbe quella di un servizio militare su base volontaria della durata di 40 giorni, un progetto che in realtà, come fa notare Wired, esiste già dal 2010 e che era stato approvato dallo stesso La Russa all’epoca ministro della Difesa, ma che non era stato di fatto utilizzato e quindi non più finanziato. Nessun ritorno comunque alla leva obbligatoria, abolita nel 2005 grazie alla legge dell’ex ministro della difesa Antonio Martino, ma neanche un progetto innovativo.



LEVA MILITARE VOLONTARIA IN ITALIA: IN SOLO 8 STATI UE E’ OBBLIGATORIA

La leva militare obbligatoria è una pratica ormai desueta, tenendo conto che al momento è attiva solamente in 8 stati membri dell’Unione Europea, leggasi Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Svezia, Austria, Cipro e Grecia.

In queste nazioni gli unici a dover rispondere alla chiamata sono i cittadini maschi, ad eccezione della Svezia dove la leva è obbligatoria anche per le donne. In tutto il resto dell’Unione Europea la leva militare è stata di fatto abolita poco dopo la caduta del muro di Berlino, nel periodo 1992-2011 ad eccezione del Lussemburgo dove era scomparsa fin dal 1967.