Levante, vero nome Claudia Lagona, è reduce da un Festival di Sanremo altamente positivo con la sua “Vivo”, un brano che odora di rinascita. L’artista si è lasciata alle spalle un periodo personale estremamente delicato, caratterizzato dalla depressione post-partum di cui ha sofferto un anno fa dopo la nascita della figlia Alma Futura, frutto dell’unione con il compagno Pietro Palumbo, avvocato di professione. Proprio quei momenti hanno ispirato Levante per la realizzazione del nuovo album “Opera futura”, uscito lo scorso venerdì: “Oggi, se ripenso alla me stessa di un anno fa, provo tenerezza – ha confidato ai colleghi de ‘Il Messaggero’ –. Ero in crisi. Dicevo: ‘Non ce la farò a chiudere il disco’”.
Un gruppo supporto psicologico Levante l’ha ottenuto dal suo team, formato dal produttore Antonio Filippelli, dai discografici e dai musicisti, ma chiaramente, da solo, non è bastato: “Una depressione non se ne va con uno schiocco di dita – ha continuato l’artista –. Ero fuori dal mondo. Anche la scrittura è stata una forma di terapia: volevo raccontare quel momento che stavo vivendo, anche a costo di risultare pesante”.
LEVANTE: “L’EROTISMO È UN MODO DI VIVERE”
Levante ha poi svelato che, a Sanremo 2023, non era convintissima di portare “Vivo”, tanto che ad Amadeus aveva mandato anche il brano “Mi manchi”: “Ero partita con l’idea di tornare sulle scene e di farlo su quel palco con un brano più morbido e delicato rispetto alla muscolarità di ‘Tikibombom‘ – ha chiarito la cantante su ‘Il Messaggero’ –. Però, evidentemente, serviva una canzone che rappresentasse bene il senso dell’album ‘Opera futura’: non mi piango addosso. Mentre lo scrivevo facevo il funerale a una parte di me, ma accoglievo al tempo stesso una parte di me nuova, che non conoscevo e che mi sembra potente”.
Il sogno erotico di cui Levante parla nel testo de brano “Vivo” da cosa è composto? “C’è la sessualità, è inevitabile. Ma non solo. L’erotismo è anche un modo di vivere, una pulsione, uno slancio. Non ambisce a diventare un inno femminista: è un grido di speranza. Un modo per dire: ‘Ora mi riprendo tutto'”.