Serve una Europa unita, anche con i suoi limiti, che si ispiri a Mario Draghi. Parola di Bernard-Henri Lévy, intellettuale militante francese che è arrivato a Roma per presentare il docufilm “Une autre idée du monde” e il libro “Sulla strada degli uomini senza nome” che raccontano con dei reportage gli angoli più “caldi” del nostro pianeta, come la Nigeria. Nell’intervista a l’Avvenire, infatti, ha parlato anche dei «cristiani nigeriani massacrati dalla “pulizia etnica” operata da gruppi di Fulani islamici». Ma ci sono anche «i curdi senza terra abbandonati da chi nega i loro diritti, i migranti di Lesbo, i profughi del Bangladesh, gli afghani». Migliaia e migliaia di morti di cui pochi parlano, che non vengono neppure registrati.



Un problema anche politico, non solo culturale, perché la nostra indifferenza per Bernard-Henri Lévy è legata anche ai sovranismi e ai fascismi, «che sono di destra e di sinistra». A tal proposito, si dice rincuorato dai recenti risultati elettorali italiani. Ma non crede che i populismi siano in flessione. «Sono una piaga. Che cresce, come quest’idea che lo Stato di diritto abbia valore solo dentro lo Stato nazionale. In questo sono un radicale: non si possono accettare posizioni come quelle dell’Ungheria e della Polonia. Se a loro non sta bene, le porte dell’Ue sono sempre aperte».



LEVY SU MIGRANTI, GHEDDAFI E I TRE PILASTRI EUROPEI

C’è però un cortocircuito: l’Europa vuole accogliere gli immigrati ma non sa integrarli. «Manca di coraggio, di quella carità che è elemento fondante della civilizzazione, un pilastro oggi ignorato», ha dichiarato Bernard-Henri Lévy nell’intervista a l’Avvenire. L’intellettuale francese precisa di non essere «per un’apertura incondizionata», anche perché consapevole delle difficoltà, d’altra parte è favorevole alle «quote fra Stati membri, finora mai applicate per volontà politica». Ha parlato anche della morte di Gheddafi, avvenuta 10 anni fa: «Fu un errore e una mostruosità. Allo stesso modo fu giusto però supportare la volontà di libertà dei libici, come di altri popoli. La Francia? Non è vero che ebbe un ruolo preponderante».



Invece sul premier italiano Mario Draghi, auspica che cresca la sua forza politica. «Ha dimostrato visione, saggezza e volontà di affrontare i nodi. Se l’Europa non è crollata finora si deve a figure come lui, come Macron e come Angela Merkel». A proposito del Covid, non deve essere la paura più grande, anche perché ce ne sono altre più grandi. Infine, sulle critiche al suo attivismo. «Non amo gli intellettuali che negli anni cambiano giacca né la falsa modestia di quelli che dicono di porre solo domande: io cerco di dare risposte. E comunque, come dico spesso, non ci si batte mai troppo contro i mulini a vento», ha concluso Bernard-Henri Lévy.