Più uno scontro che un confronto quello andato in scena ieri sera a Quarta Repubblica tra il filoso francese Bernard–Henri Lévy e il leader della Lega Matteo Salvini. Ospiti di Nicola Porro, i due hanno espresso le loro idee totalmente divergenti sull’Europa e sull’immigrazione, ma è stata una frase in particolare pronunciata dal consulente di Emmanuel Macron a scatenare la reazione sconcertata del politico del Carroccio. Lévy ha infatti dichiarato: “Il fatto che troveremo il vaccino in Italia e in Europa lo dobbiamo agli immigrati”. Stupita la reazione di Salvini, che ha commentato sarcastico: “Aspetta un attimo, con tutto il rispetto, lei dice che se troviamo il vaccino, lo dobbiamo agli immigrati che sbarcano a Lampedusa? Mi scusi, se troviamo la cura al Covid, non è grazie ai medici italiani e ai ricercatori e scienziati del San Matteo di Mantova ma è grazie agli immigrati che arrivano? Adesso, questa perla mi mancava…È colpa di Putin, è colpa di Salvini… Grazie agli immigrati, invece, troveremo il vaccino…”.
Lévy: “Vaccino grazie ai migranti”. E Salvini…
Bernard-Henri Lévy non si è però scomposto dinanzi all’ironia di Salvini e ha proseguito spiegando che “senza l’immigrazione africana non c’è ricerca in Francia, non si troverà mai una vaccino e una cura contro il Covid. Deve dire grazie ai migranti”. La replica del leader del Carroccio non si è fatta attendere: “Vabbe’, stiamo su Scherzi a parte…Professore, anche io voglio un mondo aperto. Ho capito: lei ce l’ha con me e con Putin. Se voglio andare in Australia o in Svizzera mi chiedono i documenti. Io voglio un mondo aperto, professore, ma con delle regole”. Lévy ha però insistito denunciando quella “epidemia di follia, follia di ripiegarsi dentro se stessi, chiudere il proprio corpo, il proprio cuore agli altri. Questo delirio in particolare nei confronti dei migranti, in Francia e in Italia. Ad un tratto i migranti sono diventati i principali untori di Coronavirus”. Dal canto suo Salvini ha chiosato: “Mi arrendo, professore, venga stasera in stazione Termini a Roma o alla Stazione centrale di Milano, così vede quanto è bella l’immigrazione clandestina che a lei piace tanto”.