Montréal, città del Québec, è divenuta un’oasi di pace per la comunità LGBTQ+ francese. Una località descritta “benevola”, “tranquilla”, “una vera casa” dai giovani transalpini LGBTQ+ che hanno lasciato la loro terra natale per trasferirsi a vivere in landa canadese, per ragioni di studio e non. È impossibile quantificare con esattezza quanti siano: l’orientamento sessuale dei 100mila francesi che risiedono a Montréal non è registrato da nessuna parte, né sui visti di immigrazione, né sulle registrazioni presso il consolato francese.
Chedly Belkhodja, direttore del Centro per lo studio della politica e dell’immigrazione della Concordia University di Montreal, intervistato dal quotidiano “Le Monde”, ha dichiarato: “Gli omosessuali, ma anche i francesi di origine nordafricana e le donne raccontano la stessa esperienza. Parlano del ‘malessere d’Oltralpe’, della sensazione di essere bloccati in patria. Il Canada offre loro la rappresentazione di un Paese più tollerante, dove le questioni identitarie sono meno aspre che in Francia”.
MONTRÉAL, ISOLA DI PACE PER COMUNITÀ LGBTQ+ FRANCESE: LE TESTIMONIANZE
Fra le testimonianze relative all’apertura di Montréal verso l’universo LGBTQ+ c’è quella di Valère, che ha scelto di parlare ai colleghi di “Le Monde” sotto falso nome, in quanto la sua famiglia, residente a Grenoble, non sa che è omosessuale. Studente di 19 anni, ha iniziato il suo primo anno di “Studi internazionali” a settembre e si trova benissimo nella città del Québec: “Nessuno qui calcola chi sono, nessuno cerca di scoprire con chi vado o non vado a letto, a nessuno interessa”.
Gli ha fatto eco Hugo Alvarez originario dell’isola francese di Saint-Martin, nei Caraibi: “Una delle prime cose che ho visto quando sono arrivato a Montréal è stata la bandiera arcobaleno disegnata su un muro. Mi ci sono voluti alcuni giorni per capire che qui ero al sicuro, è stato un grande choc culturale. Montréal è diventata la mia seconda casa”. Infine, anche Julien Valat, arrivato in Québec a soli 25 anni e tornato a Montréal nel 2010 dopo un breve passaggio in Francia, ribadisce le impressioni degli altri appartenenti alla comunità LGBTQ+: “Qui, puoi essere vestito di rosso o di verde, avere i capelli dello stesso colore, essere coperto di tatuaggi o di piercing… La gente non ti guarda, qui si è liberi di vivere ciò che si è”.