L’IA, ovvero l’Intelligenza Artificiale, potrebbe presto diventare un alleato fondamentale di qualsiasi paese al mondo per condurre la guerra. Il suo impiego, infatti, è già piuttosto diffuso, ma con l’aumentare dell’interesse in questo settore, anche le tecnologie annesse si stanno pian piano evolvendo e potrebbero, in un futuro forse neppure tanto lontano, sostituire alcuni tra gli strateghi e i generali militari.



Allo stato attuale l’IA non è ancora sufficientemente sviluppata per delegarle potenziali decisioni importanti in periodo di guerra, ma è anche vero che lo sviluppo procede piuttosto rapidamente. D’altro canto, mentre il mondo corre ai ripari contro questa tecnologia, il settore militare è stato esonerato dai limiti e dagli obblighi che interessano gli attori privati, proprio al fine di non interrompere completamente la ricerca e lo sviluppo. Sia a Gaza che in Ucraina l’IA è usata soprattutto dal punto di vista tattico, per esplorare le posizioni nemiche e preparare gli attacchi con maggiore precisione. In futuro, invece, si prevede, tra le altre cose, che sarà in grado di riconoscere il rumore di sottomarini e droni, individuandoli con maggiore tempestività negli sconfinati spazi acquatici e aerei.



I possibili rischi dell’IA in guerra

L’IA, insomma, in futuro in guerra potrebbe assolvere dei fondamentali compiti strategici, mentre si può escludere che andrà a sostituire i combattenti veri e propri. Tuttavia, secondo alcuni esperti potrebbe anche assumere il ruolo di “autista” di mezzi senza piloti, come i droni da battaglia o gli stessi missili e razzi, anche a lunga distanza. E mentre lo sviluppo procede spedito, si fanno anche sempre più intensi i dubbi sui possibili rischi che questa tecnologia potrebbe nascondere.

Gli USA, in merito ai possibili rischi dell’uso di IA in guerra, hanno già vietato l’impiego di sistemi completamente autonomi in grado di prendere decisioni senza il controllo umano, i quali si teme che potrebbero prendere decisioni non etiche o, addirittura, dannose. Anna Hehir, responsabile del programma sui sistemi autonomi dell’organizzazione no-profit Future of Life Institute, parlando dei possibili rischi dell’IA in guerra sulle pagine del quotidiano Le Figaro ha citato, soprattutto “l’escalation incontrollata” del conflitto e “l’aumento della violenza”, mentre altri esperti parlando dei potenziali rischi di hacking, ai quali potrebbe seguire anche un furto di dati sensibili, come quelli strategici o organizzativi degli eserciti.