“I soldati dell’esercito offrono giri turistici sugli elicotteri militari per guadagnare qualche soldo, anche per loro gli stipendi, vista la svalutazione impressionante, sono diventati carta straccia”. È uno degli aspetti meno drammatici di una crisi ormai devastante (il 60% della popolazione è sotto la soglia di povertà, il potere d’acquisto si è ridotto al minimo e anche le scorte di farmaci iniziano a scarseggiare) quello che ci ha raccontato Camille Eidgiornalista libanese residente in Italia e collaboratore di Avvenire in questa intervista. Se l’esercito prende l’iniziativa e tenta un colpo di stato, ci ha detto, il Libano può esplodere. Fortunatamente, spiega Eid, qualcosa a livello diplomatico si sta muovendo: “L’ambasciatrice francese e quella americana a Beirut si sono recate nei giorni scorsi in Arabia Saudita dopo aver discusso durante il G20 un intervento in aiuto del Libano. La novità più grossa è che gli Stati Uniti, dopo che Trump aveva delegato alla Francia di risolvere la crisi, adesso sono tornati parte in causa”. Allo stesso tempo anche Israele ha offerto aiuto al Libano, ma, ci dice Eid, difficilmente la cosa potrà andare in porto “visto che ci sono di mezzo gli Hezbollah e l’Iran”.



Come è la situazione attuale in Libano?

Il dollaro continua a schizzare in alto, sta per arrivare a 20mila lire libanesi, più della metà della popolazione è sotto il livello della povertà. Un proverbio libanese dice quando vedi che la situazione precipita vuol dire che la soluzione è vicina. Visto che è difficile cadere ancora più in basso di così, qualcosa dovrebbe succedere.



Ci sono dei segnali? Il premier Hassan Diab nei giorni scorsi ha chiesto l’aiuto della comunità internazionale, Israele ha già risposto dicendo che si offre di aiutare. È una cosa significativa visto che tra i due paesi non ci sono relazioni diplomatiche, no?

Sì, i due paesi sono ancora in stato di guerra dopo il conflitto del 1948, esiste un armistizio firmato l’anno dopo. Ma credo sia molto difficile che Israele possa davvero fare qualcosa, la popolazione libanese soffre al sud dove ci sono gli Hezbollah come al nord, non è che gli sciiti stiano meglio degli altri.

In realtà Benny Gantz si è detto preoccupato che l’Iran approfitti della situazione per aumentare la sua penetrazione in Libano, più che parlare della crisi umanitaria.



Infatti, si tratta di interessi di parte. Più interessante di questo è quanto stanno facendo Francia e Stati Uniti.

Cioè?

Nella stessa conferenza stampa citata dove Diab ha chiesto aiuto, ha fatto una pessima figura dicendo che il mondo occidentale deve smetterla di assediare il Libano.

Assediare?

Già, e questo ha fatto infuriare le ambasciatrici francese e americana che hanno risposto che loro hanno sempre voluto aiutare il Libano mentre la classe politica lo ha impedito. Il giorno dopo sono volate a Riad, in Arabia Saudita.

Per quale motivo?

Si è venuto a sapere che durante il G20 dei ministri degli Esteri che si è tenuto a Matera Francia, Stati Uniti e Arabia Saudita si erano incontrati per discutere della situazione libanese. Adesso staremo a vedere, ma potrebbe voler dire che ci si muove finalmente per aiutare il paese.

Il Libano non rischia di cedere almeno in parte la sua sovranità in cambio di aiuti che arrivino dall’Arabia Saudita?

Il timore c’è, il Libano fa gola a tanti. L’Iran ha già il suo zampino, la Russia vuole proteggersi le spalle dato che le sue basi navali in Siria sono solo a 40 chilometri dal confine libanese. Il problema è che il Libano è così piccolo che non puoi dividerlo in zone di influenza come è stato fatto in Siria. Dovresti venderlo all’ingrosso tutto intero, dividerlo è impossibile. Però in tutto questo la novità è che l’America dopo aver dato alla Francia la responsabilità di occuparsi del Libano senza risultati adesso sta tornando in gioco.

Il primo luglio scorso il Papa ha voluto fortemente una giornata di preghiera ecumenica per il Libano. Oltre al gesto di fede, cosa ha significato?

Ha acceso i riflettori del mondo, almeno di quello cattolico, sul Libano. Soprattutto, il Papa ha invitato il corpo diplomatico presso la Santa Sede per riferire ai rispettivi stati che il Vaticano ha a cuore il destino del Libano. Molti collegano questo evento alle ultime mosse diplomatiche di cui abbiamo parlato, il viaggio a Riyad delle due diplomatiche francese e americana. Stanno poi accadendo episodi che fanno pensare. È stato presentato nei giorni scorsi nella sede patriarcale maronita un libro proprio sui rapporti tra Libano e Arabia Saudita. Sono collegamenti ed episodi strani che potrebbero indicare che qualcosa si sta muovendo.

(Paolo Vites) 

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